Ricordate Bobby Sands? … e Francis Hughes, Raimond McCreesh, Patsy O’Hara, Joe McDonnel, Martin Hurson, Kevin Lynch, Kieran Doherty, Thomas McElwee, Micki Devine …

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Bobby Sands e e Francis Hughes, Raimond McCreesh, Patsy O’Hara, Joe McDonnel, Martin Hurson, Kevin Lynch, Kieran Doherty, Thomas McElwee, Micki Devine
Bobby Sands e e Francis Hughes, Raimond McCreesh, Patsy O’Hara, Joe McDonnel, Martin Hurson, Kevin Lynch, Kieran Doherty, Thomas McElwee, Micki Devine

Ricordate Bobby Sands?

… e Francis Hughes, Raimond McCreesh, Patsy O’Hara, Joe McDonnel, Martin Hurson, Kevin Lynch, Kieran Doherty, Thomas McElwee, Micki Devine …

In questi giorni di “lockdown” a causa del coronavirus, tra tante voci che parlano di “mancanza di libertà” e di “fame”, ho ricordato Bobby Sands, il suo “confinamento” e la fine della sua giovane vita.

Bobby Sands, militante dell’IRA e membro del parlamento del Regno Unito, morì il 5 maggio e fu sepolto il 7 maggio del 1981. Sono passati 39 anni ma il ricordo di quanto successe non posso cancellarlo. È impossibile perché Bobby Sands morì dopo 66 giorni di sciopero della fame e fu il primo dei 10 militanti nord-irlandesi che morirono di fame in un carcere speciale. Non si lasciarono morire ma furono letteralmente uccisi durante il governo di Margaret Thatcher nel famigerato H-Blocks (o The Maze … il labirinto) paragonato da molti a un campo di concentramento nazista. Un carcere dove era abituale la tortura e ogni vessazione nei confronti degli attivisti detenuti.

Gli attivisti nord-irlandesi chiedevano di essere riconosciuti prigionieri politici, cosa che Margaret Thatcher non voleva fare. Eppure nell’Irlanda del Nord era in corso una vera e propria guerra civile esplosa dopo il massacro (di partecipanti a una manifestazione) provocato da un’azione premeditata dall’esercito inglese il 30 gennaio 1972 (per capire cosa successe è utile vedere il film “Bloody Sunday”).

Io mi ricordo il dolore che provavo leggendo di quella lunghissima agonia di un ragazzo che aveva la mia età. Mi ricordo della rabbia che si provava di fronte alla spietata indifferenza nei confronti della vita da parte del governo liberista diretto dalla “lady di ferro” Margaret Thatcher. E ricordo ancora la descrizione che veniva fatta dell’aspetto di Bobby Sands mentre di avvicinava la fine. La magrezza di un corpo che era diventato simile all’alabastro assumendo un aspetto quasi mistico.

Bobby Sands non cercava la morte. Era un ragazzo come tanti che amava talmente la vita e la libertà ma che non poteva sopportare che il suo popolo fosse oppresso dalla brutale violenza di una nazione che considerava occupante.

C’è un racconto di Bobby Sands che inizia così: “Mio nonno una volta mi disse che imprigionare un’allodola è un delitto fra i più crudeli, perché è uno dei simboli più alti della libertà e felicità. Parlava spesso dello spirito dell’allodola, quando raccontava la storia di un uomo che ne aveva rinchiusa una in una piccola gabbia.L’allodola, soffrendo per la perdita della sua libertà, non cantava più, non aveva più nulla di cui essere felice. L’uomo che aveva commesso questa atrocità, come la chiamava mio nonno, voleva che l’allodola facesse quello che lui desiderava. Voleva che cantasse, che cantasse con tutto il cuore, che esaudisse i suoi desideri, che cambiasse il suo modo di essere per adattarsi ai suoi piaceri. L’allodola si rifiutò e l’uomo si arrabbiò e divenne violento. Egli cominciò a fare pressioni sull’allodola perché cantasse, ma non raggiunse alcun risultato. Allora fece di più. Coprì la gabbietta con uno straccio nero e le tolse la luce del sole. La fece soffrire di fame e la lasciò marcire in una sudicia gabbia, ma lei ancora rifiutò di sottomettersi. L’uomo l’ammazzò.

Ecco, penso che in queste poche frasi ci sia tutto quello che provava lui e chiunque venga incarcerato perché lotta per la libertà.

Che Bobby Sands sia morto di fame non è stata una scelta ma l’imposizione di un’oppressione inaccettabile da parte di un sistema crudele.

Si abbia memoria che questo successe non tanto tempo fa in una nazione che viene considerata comunemente esempio di democrazia e libertà.

Si abbia memoria che tutto questo è successo in quell’Europa alla quale è stato assegnato il Nobel per la Pace con la motivazione che, dalla fine della seconda guerra mondiale, non ci sono stati conflitti armati né guerre.

Si abbia memoria che in Irlanda del Nord si combattè una vera e propria guerra civile e non fu l’unica nel nostro continente.

E si sappia che ancora oggi, nella parte del mondo che si considera civile e democratica, vengono incarcerate persone che lottano per i diritti del loro popolo o per la libertà di informare.

Ed è giusto, nei giorni dell’anniversario della morte di Bobby Sands, ricordarsi di non dimenticare anche Leonard Peltier e Mumia Abu-Jamal, rinchiusi da decenni nelle prigioni statunitensi. E Julian Assange che non sta scontando nessuna condanna e non è accusato di nessun crimine da parte del Regno Unito che lo tiene in carcere perché gli USA ne hanno chiesto l’estradizione in quanto ritenuto “colpevole” di aver diffuso notizie assolutamente vere ma sgradite all’impero statunitense.

Sono passati 39 anni dalla morte di Bobby Sands e dei suoi compagni ma, evidentemente, poco o nulla è cambiato.

(un’ultima cosa, se avete l’opportunità di farlo, guardate il film HUNGER. Racconta la vita in carcere e la morte di Bobby Sands. E’ un film “spietato”, duro, che tratta la storia con terribile realismo. Un film nel quale, per gli aguzzini, non esiste alcuna redenzione. E ricordatevi che questo è successo in una delle più antiche e “nobili” democrazie. Tutto vero.)

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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.