Rimborsi ai risparmiatori truffati, Repubblica: resta in bilico decreto

191
Risparmiatori soci BPVi e Veneto Banca che manifestavano per indennizzi a Piazza dei Signori a Vicenza
Risparmiatori soci BPVi e Veneto Banca che manifestavano per indennizzi a Piazza dei Signori a Vicenza
Per i rimborsi alle vittime delle banche fumata bianca, anzi grigia, scrive la Repubblica (che qui aggiunge altro): i decreti per erogare gli indennizzi ai risparmiatori saranno oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri, ma per i rimborsi ancora non sono stati definiti contenuti e modalità di pubblicazione. Eppure ieri a metà pomeriggio le agenzie di stampa avevano annunciato l’accordo di governo raggiunto con una doppia soluzione: emendamenti alla legge di Bilancio nel ” decreto crescita” e successivi decreti attuativi emessi dal ministero dell’Economia.
Ma in poche ore tutto è stato rimesso in discussione, e l’esito del Consiglio dei ministri odierno non è affatto scontato. Due le posizioni: una, quella del ministro Tria, che prevede l’approvazione di una norma di legge che preceda i decreti attuativi, apportando alcune modifiche alla legge di Bilancio. Dopo arriverebbero i decreti , che dovrebbero distinguere tra ” casi sociali” liquidati quasi in automatico e il resto dei risparmiatori, che dovrebbe invece passare il vaglio di una Commissione indipendente per non violare le norme Ue. Il Movimento Cinque Stelle è invece per una applicazione fedele della legge di Bilancio e per un unico canale “semplificato” di esame e di erogazione dei rimborsi, senza alcuna corsia preferenziale per i “casi sociali”.
A fine giornata con uno scarno comunicato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro annuncia che «nel Consiglio dei ministri non ci saranno nuove norme ma si affronterà il tema dei decreti attuativi con l’obiettivo di approvarli nel più breve tempo possibile » .
Salta dunque la soluzione proposta dal ministro Tria, che con gli emendamenti alla legge di Bilancio all’interno del “decreto crescita” intendeva da un lato tutelare i funzionari del Mef, che potrebbero rischiare l’accusa di danno erariale da parte della Corte dei Conti, indicando con chiarezza la Consap come ente erogatore, e dall’altro evitare i rimborsi generici, a pioggia, non più consentiti in caso di fallimenti bancari dopo l’entrata in vigore delle norme sul bail in, che prevedono invece la partecipazione di azionisti e obbligazionisti subordinati alle perdite.
Il mancato recepimento di queste norme di tutela chieste da Tria potrebbe mettere a rischio i decreti attuativi, che a questo punto dovrebbero attenersi invece in tutto e per tutto alla legge di Bilancio. La soluzione del decreto crescita avrebbe permesso invece una rapida modifica della legge di Bilancio, superando gli ostacoli Ue e i dubbi del Mef.
A questo punto diventa problematica l’emanazione dei decreti attuativi, che comunque in questi giorni Tria aveva già messo a punto, in due versioni alternative che sono entrambe da martedì sul tavolo di Palazzo Chigi. Una prima soluzione prevede un rimborso a due corsie: una preferenziale, rimborsi automatici per azionisti e obbligazionisti con Isee inferiore a 35.000 euro e patrimonio immobiliare di valore inferiore a 100.000 euro. Si parla anche di rimborsi automatici fino a 100.000 euro di investimento. Per tutti gli altri un rigoroso controllo arbitrale. Oppure un binario unico per tutti: questa seconda soluzione è la preferita dal M5S, lo ha ribadito il sottosegretario all’Economia Alessio Villarosa.
Una procedura semplificata però, con una Commissione istituita al Mef che verifichi le «violazioni massive » della normativa. Il sospetto è che si scada nei rimborsi a pioggia e che la Ue bocci la procedura. Oggi il Consiglio dei ministri dovrebbe trovare la quadra, altrimenti i risparmiatori aspetteranno ancora.
di Rosaria Amato, da La Repubblica