“Sicurezza, più sicurezza!” urlano alla pancia i candidati sindaco di Vicenza. E la sicurezza sul lavoro che è figlia del lavoro “umano”?

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“Morti bianche, un modo gentile di definire dei delitti a volte dei veri e propri omicidi sul posto di lavoro, vittime come i loro familiari. Un’altra esplosione in un luogo di lavoro è avvenuta il 28 marzo e questa volta a Livorno, a morire due operai. Quante volte è già successo dall’inizio dell’anno, quante volte abbiamo visto divampare il fuoco, piuttosto che nuvole di veleni da depositi, fabbriche, magazzini?”: così inizia a scrivere USB Vigili del Fuoco Nazionale sul suo sito.

Che aggiunge: “L’anno scorso le vittime ufficiali sono state 349, in calo rispetto all’anno precedente, mentre gli assassini sul lavoro sono stati 1.300, in forte aumento. Ma se un Tg o un politico parlano di allarme sicurezza state sicuri che si riferiscono ai migranti, non ai lavoratori uccisi nel nome del profitto: sono persone, lavoratori che, però, una società sempre più individualista ed egoista, facilmente ignora”.

Ma sono sempre di più altre le notizie che attirano l’attenzione, forse anche la bufala ricorrente che vuole l’immigrato nella suite di lusso col WI-FI?

Non c’è niente da commentare. Sono dolorosamente e perfettamente d’accordo“, ci dice Giorgio Langella a cui avevamo chiesto un parere visto che per noi e per la sua sensibilità politica e umana si occupa di lavoro.

“Comunque solo ieri – ha aggiunto Langella – i morti sul lavoro sono stati 7 (non solo i due morti di Livorno). E oggi, 29 marzo, un altro morto a Bologna. E poi un lavoratore suicida a Torino. Nella lettera di commiato ha scritto che non veniva pagato da mesi e non sapeva più come tirare avanti. Nell’articolo si parla di crisi depressiva“.
Una tragedia, un’ecatombe ma, quando si parla di “sicurezza”, anche i nostri candidati sindaco ignorano quella sul lavoro, da sfruttamento umano, e discettano di quella “percepita” nei parchi e nelle case

È la speculazione sulla “sicurezza” che porta voti, da “polizia e rimpatri” e, soprattutto, di pancia, non l’attenzione seria ai problemi del lavoro e alle azioni da impostare per la sua creazione in condizioni che non ci obblighino a scrivere sempre di più che “si muore per lavorare”.

Eppure se, invece di rincorrersi nella caccia al diverso, che, pure, fino a poco tempo fa in tanti hanno attirato e sfruttato qui a Vicenza e nel Vicentino per i lavori peggiori, i nostri politici, quelli che dovrebbero indicarci e proporci le vie migliori, per il nostro futuro, si impegnassero a pensare e ad attuare politiche attive di lavoro, molti di più, anche gli immigrati onesti (e sono la maggior parte prima di conoscere la nostra società), potrebbero “lavorare per vivere”, con dignità ripopolando le strade che i nostri politici sanno solo transennare invece che rivitalizzare.