Simbolo negato al M5S di Vicenza: Casaleggio stavolta ha esagerato!

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Non sono stato d’accordo sul metodo, non sono stato d’accordo sui risultati. Non mi piace il designato sindaco né i candidati. Ma un certo entusiasmo partigiano, forse puerilmente fazioso, i grillini di Vicenza lo avevano generato. A 24 ore dalla presentazione delle liste viene negato il simbolo del Movimento, senza motivazioni. Un disperato rincorrersi di contatti inesistenti, di cose che nessuno sa e che tutti possono presumere, ha demolito gli entusiasmi dei 5 stelle vicentini. La democrazia di Davide Casaleggio stavolta ha esagerato!

Dacché la designazione dei candidati è stata fatta su un monitor che mostrava i profili se non per pochi secondi, si è cominciato a fantasticare sulla natura dello “Staff” di Milano Cordusio. Un pugno di mostri a tre teste e cento mani, o quattro sfigati trincerati dietro l’anonimato e la speranza della gente sul futuro della democrazia digitale?

Non ci sono dubbi: per i pentastellati berici ormai è valida la seconda ipotesi. Gli appelli pubblici alla proprietà diffusa di Rousseau, la piattaforma ideata dal defunto Gianroberto, e l’aiuto offerto da innumerevoli attivisti per selezionare dati e sbrigare le incombenze elettorali, sono caduti nel vuoto. Milioni di cittadini italiani sono costretti a riporre le loro speranze di riscatto in un click che spesso fa cilecca, e che è più oscuro e imperscrutabile della commissione dei Coordinatori Mondiali alla guida del “mondo nuovo” di Huxley.

Il corso impresso da Luigi Di Maio è servito a costituire in fretta e furia un team capace di espletare le funzioni istituzionali e di governo, ma completamente sganciato dalla realtà degli attivismi territoriali. Si è azzerata nel frattempo la democrazia digitale, e nessuno dei grandi cambiamenti e delle decisioni recenti è stato sottoposto al vaglio del popolo certificato. La leggera virata verso la trasformazione del Movimento in un partito ha costituito solo un vertice di capi e garanti senza alcun collegamento con la base. E allora, in mancanza di reali strutture democratiche che riproducano nel partito la consistenza delle idee e delle decisioni, si vocifera di contatti dell’ultimora con Tizio o Caio, personaggi noti per le frequenti apparizioni televisive.

Il M5S ormai è un partito leggerissimo che galleggia sul sorteggio dei candidati e sulla speranza del popolo elettore a cui conviene disperatamente immaginare una salda regia a tutela dei propri bisogni. Il fenomeno più comune di questa strategia inesistente è la litigiosità dei meetup di tutte le città italiane, è il vuoto ideologico che si fa fazione per futili motivi, che pretende, nella sua genericità, di essere strategia: una rete a maglie strettissime dove abbia dimora qualsiasi pensiero, per quanto bislacco sia, di destra o di sinistra, socialista o liberale. Ma ormai la dittatura dei Casaleggio non si sopporta più!

Non si sopporta che le istanze di democrazia siano affidate ad una casella postale, ad una telefonata di un referente, ad un nulla osta sopra una schermata. Non si sopporta che la tragedia del popolo italiano oppresso dalla peggiore classe dirigente dell’Occidente sia affidata allo strapotere invisibile e muto di un ufficio di cui non si conosce la composizione. Non si sopporta che le accuse delle altre forze politiche sulla dipendenza da un ufficio di Milano debbano prendere consistenza a poche ore dallo scadere dei tempi della democrazia.

Nelle 24 ore che ci separano dalla chiusura delle liste si attendono spiegazioni che certamente non arriveranno, lasciando che il dubbio di aver inviato la richiesta di certificazione un paio di giorni dopo la data del 20 marzo 2018, sia ragione tiranna e sufficiente per aver ricevuto l’esclusione.