Torre Olevola (Circeo): una lunga storia da raccontare

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Torre Olevola
Torre Olevola. Credits: trovaspiagge.

Lo skyline della Riviera di Ulisse appare puntellato di un’infinità di strutture costiere, soprattutto torri e fari, realizzate con finalità militari e di supporto.

Una di queste è Torre Olevola, di recente salita alla ribalta delle cronache perché finalmente, dopo anni di incertezze e di abbandono, è stata destinata ad un progetto di recupero molto importante e di lungo respiro. Ma andiamo con ordine.

La storia – Torre Olevola è parte del sistema difensivo strutturato per controbattere le continue incursioni dei saraceni (e non solo) che hanno disturbato la pace del territorio per circa un millennio. Rispetto al quartetto di torri voluto da Papa Pio IV (Paola, Cervia, Fico e Moresca), considerato il primo baluardo costiero mai costruito in loco con questo tipo di scopi, parrebbe essere più antica, il che fa sorgere parecchi dubbi sulla cronologia effettiva di queste edificazioni. Quello che si sa per certo è che, anche in questo caso, c’è stata l’intercessione della famiglia Caetani che ha fatto da “cassa”.

Il nome originario della costruzione è turris Euole e viene citato – anche se su questa versione ci sono alcuni dubbi da sciogliere – già in un documento del 1469 (il quartetto con Torre Fico, invece, è del 1562): addirittura, esiste una sua rappresentazione in una mappa disegnata da Leonardo da Vinci che mirava ad indicare le zone sulle quali sarebbe dovuta avvenire la bonifica al tempo di papa Leone X (progetto sui cui lo stesso Leonardo lavorò ma che non andò mai in porto a causa della morte del pontefice).

La versione ufficiale (che compare anche in un decreto ministeriale che la interessa), vuole che “fu fatta costruire da Papa Pio V intorno al 1560 per rafforzare il sistema difensivo costiero dello Stato Pontificio nel tratto tra Terracina e Nettuno“.

Sarebbe, quindi, comunque anteriore – seppur di poco – alle altre.

La mappa realizzata da Leonardo da Vinci per la bonifica delle Paludi Pontine voluta da Papa Leone X.
La mappa (porzione) realizzata da Leonardo da Vinci (1515 circa) per la bonifica delle Paludi Pontine voluta da Papa Leone X. Attualmente è conservata a Windsor. Fonte: TerracinaBlog.

Come molte “sorelle” del territorio, però, anche questa torre è stata riedificata, e per almeno un paio di motivi:

  • ampliarne la metratura – l’intento era quello di fortificarne l’assetto con una sottofondazione a palificata per aggiungere un terzo piano;
  • rimettere in piedi qualcosa di più moderno, poiché già dal Seicento avevano cominciato a circolare diversi documenti in cui si diceva che “La torre minaccia ruina se non si accomoda“, tanto per citarne uno (1623).
Torre Olevola nel 1703
Torre Olevola come doveva apparire nel 1703. Fonte: circei.it.

Quella originaria sorgeva nei pressi del fiume Olevola (l’antico fiume Ligula, che cambiò poi corso e nome) e non ne restano più tracce; quella che ammiriamo oggi, invece, venne riedificata sui resti di una vedetta del XV secolo per ordine di Papa Clemente XI, tanto che la nuova struttura prese ad essere chiamata anche “Torre Clementina“.

Ha pianta quadrata con base “a scarpa” con due piani con copertura a volta sui quali, poi, si erge la piazza d’armi con una piccola guardiola. Appare orientata di spigolo verso il mare, probabilmente per ridurre l’effetto delle artiglierie; un’assoluta novità architettonica per quei tempi. Oggi si contestualizza nel circondario della importante stazione meteorologica di Capo Circeo, riconosciuta dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale.

Torre Olevola compare anche in alcuni scritti riguardanti il rapimento di 25 sanfeliciani ad opera dei Turchi (1720) che, pare, avvenne a causa di un tradimento “interno”: qualcuno aveva fatto in modo che l’impresa riuscisse; qualcuno che lavorava proprio nelle torri difensive del Circeo.

Nel corso dei secoli è continuato il presidio e, con esso, sono proseguite le regolari attività difesive-militari legate alla torre e al personale che l’abitava, fin quando, nel 1978, è avvenuta la prima discussione parlamentare che ambiva a sviscerare i motivi per i quali questa torre (e molte altre del circondario), nonostante bene demaniale (l’immobile è sotto tutela con un decreto ministeriale per i Beni Culturali del 1982), fosse in mano a privati.

Nel 2016 la situazione non era delle migliori: la torre versava in pessime condizioni di conservazione; probabilmente realizzata anche con mattoni di non ottima fattura, sembrava si stesse letteralmente sbriciolando sotto gli occhi di chi l’aveva da sempre avuta a presidio – per quanto, ormai, soltanto estetico – del territorio. Apparve un annuncio online di vendita, ma all’insaputa del reale proprietario, la Fondazione Gerolamo Gaslini (questa la versione ufficiale). L’anno dopo, però, fu la stessa fondazione a mettere l’edificio all’asta al miglior offerente con un prezzo che partiva da soli 180mila euro.

La svolta è arrivata soltanto recentemente, in piena pandemia. La Fondazione Gerolamo Gaslini ha fatto sapere di essere intenzionata a cedere Torre Olevola in comodato d’uso gratuito al Comune per ben quindici anni. Un compromesso che ha permesso all’amministrazione di poterne giovare a costo zero (o meglio, al costo dei lavori di manutenzione e messa in sicurezza che saranno comunque necessari) e al proprietario di ottenere una destinazione d’uso ed una riqualificazione per quella che è, a tutti gli effetti, ancora una sua proprietà.

La torre, nel tempo, non solo è stata lasciata in stato di completo abbandono, ma ha subito persino atti di vandalismo, venendosi depredata di serramenti, pavimenti e travi di sostegno: per questo il Comune di San Felice Circeo ha interesse a salvaguardarla e valorizzarla, in ottica di recupero.

Lo scorso novembre sono partiti i lavori per la sistemazione della facciata.