Una luce nel buio della Siria: riapre dopo sei anni la missione delle dorotee

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Probabilmente non c’è periodo più pericoloso che le suore Maestre di Santa Dorotea potevano scegliere per tornare in Siria. L’hanno fatto dopo sei anni: nel 2013 avevano lasciato Aleppo (città divenuta simbolo del sanguinoso conflitto), dopo la morte sotto i bombardamenti di suor Rima Nasri, religiosa siriana che è rimasta nel cuore di tutti per l’amore per il suo Paese e l’impegno verso gli ultimi. Una mattina uscì di casa e sparì, del suo corpo non fu ritrovato nulla.

Ufficialmente la “nuova” missione nella città a nord ovest del paese arabo verrà inaugurata questa domenica 20 ottobre, giorno di Maria Bertilla Boscardin, infermiera Dorotea vicentina proclamata santa nel 1961 da papa Giovanni XXIII, e 93esima giornata missionaria mondiale. Intanto la settimana scorsa i locali sono stati benedetti da mons. Angelo Bagnasco, presidente del Consiglio delle conferenze dei vescovi d’Europa, di passaggio ad Aleppo.

Le missionarie coraggiose sono tre: suor Salvatrice Piva, di Paese (Tv), suor Seba Al Kouri e suor Lina Sanosian originarie della Giordania. Sono scese in Siria ad agosto, trepidanti, accompagnate dalla superiora provinciale di Terra Santa, suor Clara Bisol, da qualche giorno rientrata a Gerusalemme.

«Il vicario apostolico di Aleppo mons. Georges Abou Khazen, francescano, nel giugno 2017 ci ha scritto una lettera invitandoci a ritornare – spiega suor Clara -. Nel Capitolo generale, nostro organo supremo, dal mese successivo è stato quindi confermato il ritorno ad Aleppo per ripristinare la comunità che avevamo. Una nostra sorella ha dato la vita e un seme caduto fiorirà».

La guerra (che in realtà non è mai finita) ha lasciato per terra 400 mila morti, più di 5 milioni e mezzo di persone hanno lasciato il Paese e 6,5 milioni sono coloro che hanno abbandonato le loro abitazioni per cercare rifugio in altre zone.

«Qui la gente è ancora più povera di quando l’avevamo lasciata, ma ha coraggio – continua suor Salvatrice, che parla arabo -. Si alza la mattina per prendersi il suo pane quotidiano, senza futuro ma con dignità».

L’articolo completo è pubblicato su La Voce dei Berici di domenica 20 ottobre 2019.