Eduardo Paolozzi e le terre ciociare, il tributo a un precorritore della Pop Art

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The manuscript of Montecassino Immagine 7
The manuscript of Montecassino Immagine 7
Eduardo Paolozzi - foto
Sir Eduardo Paolozzi (foto da Scotsman.com)

Tra i geni dell’arte che hanno avuto i natali, o le radici, nelle zone del basso Lazio, non sempre si contempla la figura di Eduardo Paolozzi, un artista poliedrico scozzese, le cui radici sono nel Cassinate, a Viticuso, precisamente. Un artista che viene comunemente riconosciuto come uno dei precorritori della Pop-Art della seconda metà del ‘900, che ha le sue opere esposte al Moma di New York e in varie parti della Gran Bretagna, e che è arrivato addirittura a realizzare la copertina del disco Red Rose Speedway di Paul McCartney.

Tumeur de la prostate : pronostic en fonction du stade, du grade et du risque

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ideata da Eduardo Paolozzi” width=”300″ height=”300″ /> Paul Mc Cartney – Red Rose Speedway – cover

E tutto questo partendo da uno sperduto paesino del basso Lazio. Ad inizi ‘900, con la prima ondata migratoria che aveva interessato l’Italia della post-unificazione, una famiglia contadina lasciò il piccolo villaggio arroccato sulle montagne per raggiungere la Scozia. Portando con sé la giovane Carmela, che in uno di quei viaggi di ritorno al paese conobbe il signor Paolozzi, il quale non si fece problemi a raggiungerla in Scozia. Si conobbero così i genitori di Eduardo, che nacque e crebbe in Scozia, immerso però in un ambiente assolutamente italiano. Anzi, per essere precisi, ciociaro. “Dall’età di nove anni in poi,” racconta, “mio padre mi mandava in Italia per tre mesi all’anno, per quelli che chiamavamo ‘i campi Balilla’”, e crescendo “Le quattro lingue che parlavo erano il dialetto del paese italiano, l’italiano standard, lo scozzese di strada e l’inglese standard” (intervista su Artist’s life).

Wittgenstein at Cassino - L'opera scultorea di Eduardo Paolozzi dedicata al filosofo Wittgenstein
Wittgenstein at Cassino

Il legame con l’Italia si è poi trasformato in un pesante fardello, quando irruppe la seconda guerra mondiale, e le due nazioni si schierarono su fronti opposti. Paolozzi, da italiano, fu internato. E proprio in quel periodo in cui doveva trovare come ammazzare il tempo, Paolozzi si avvicinò alla pittura, alla scultura, e anche alla filosofia. Su quest’ultima, divenne un estimatore del filosofo Ludwig Wittgenstein, personaggio peraltro legato anch’egli a Cassino,per via di un internamento durante la prima guerra mondiale. Il legame tra i due si tradusse nell’opera Wittgenstein at Cassino, scultura esposta alla Leeds Art Galery, nel Regno Unito.

 

Una delle più imponenti opere di Paolozzi è poi un altroattestato della sensibilità dell’artista per le sue terre d’origine. Si intitola The Manuscript of Montecassino ed è installata in Picardy Place, ad Edimburgo. È un’opera mastodontica, un trittico formato da una mano aperta, da un piede e da una caviglia tagliata. Tutto ciò arricchito da numerosi dettagli, ciascuno con un simbolismo proprio pieno di speranza, che si contrappone alla distruzione della guerra (rappresentata dalla frammentazione delle parti del corpo).

Un’opera da studiare, di un artista già venerato all’estero, e di cui in Italia ancora non si parla abbastanza.