24 anni fa l’assalto dei Serenissimi a San Marco, Veneto Serenissimo Governo: “dopo referendum autonomia bisogna raggiungere indipendenza”

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Tanko Serenissimi 1997
Tanko Serenissimi 1997

Nella notte fra l’8 e il 9 maggio del 1997 i cosiddetti Serenissimi occuparono piazza San Marco a Venezia. Partiti dal Padovano con un camper rubato e un camion con a bordo il “Tanko”, i nove attivisti giunsero poco dopo mezzanotte all’imbarcadero del Tronchetto, ove salirono a bordo del traghetto di linea dell’ACTV diretto al Lido di Venezia. Alcuni di loro, vestiti con tute mimetiche e armati di un mitra Beretta MAB 38 (residuato bellico della Seconda guerra mondiale, ma funzionante) raggiunsero la cabina di comando e intimarono al comandante di dirottare la motozattera su piazza San Marco. Una volta sbarcati nella piazza, alcuni dei partecipanti all’azione l’occuparono simulando di tenerla sotto tiro con l'”autoblindo” (peraltro privo di qualsiasi armamento), mentre il resto del gruppo abbatté la porta e salì in cima al campanile di San Marco. Giunti nella cella campanaria, vi issarono la bandiera con il leone alato, simbolo della Repubblica di Venezia, gesto dimostrativo che fu poi dichiarato dagli interessati essere il vero obiettivo della loro azione. Secondo quanto accertato in seguito, l’intenzione degli occupanti del campanile sarebbe stata quella di tenere tale posizione sino al 12 maggio, bicentenario dell’abdicazione del Maggior Consiglio della Repubblica veneta e del doge Ludovico Manin alle truppe francesi; allo scopo s’erano dotati anche di viveri. Gli uomini sul campanile provvidero altresì ad installarvi un radiotrasmettitore finalizzato (per loro stessa dichiarazione) ad irradiare su Raiuno ulteriori messaggi legati alla loro protesta: ciò chiarì definitivamente la comune mano che si celava sia dietro all’occupazione, sia alle trasmissioni pirata (che vennero altresì replicate durante l’occupazione). I “ribelli” comunicarono alle autorità, che nel frattempo avevano isolato e interdetto al pubblico la piazza, che avrebbero iniziato a trattare non appena fosse giunto un loro rappresentante. La notte stessa il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, andò a parlare con loro, chiedendogli quali fossero le loro richieste e invitandoli invano a desistere dall’occupazione. Al mattino del 9 alle ore 8.15, su ordine del prefetto, uomini del GIS dei Carabinieri, tra questi uno dei fondatori, il Comandante Alfa, diedero inizio allo sgombero. Un gruppo di militari occupò la piazza arrestandovi alcuni occupanti, un altro gruppo scalò il campanile usando delle impalcature poste all’esterno del monumento mentre altri penetrarono all’interno. Nel giro di pochi minuti i carabinieri arrestarono tutti i partecipanti all’azione.

“Dal punto di vista mediatico – afferma in una nota il movimento Veneto Serenissimo Governo alla vigilia dell’anniversario – fu un successo in quanto tutto il mondo diede risalto alla vicenda, in Veneto il Popolo iniziò a prendere coscienza della propria storia cancellata e se ora nel 2021 la voglia di autonomia delle genti Venete aumenta sempre più ogni giorno lo è anche per l’azione del maggio 1997. Dopo la liberazione di piazza San Marco abbiamo portato avanti una linea prettamente politica: abbiamo cercato riconoscimenti internazionali contattando tutte le cancellerie Europee e non, per esporre i nostri obbiettivi e ideali, con alcune nazioni siamo riusciti ad allacciare buoni rapporti che tuttora coltiviamo e che crescono di giorno in giorno”.

“In questi anni di profonda crisi economica in cui l’occupante italiano ci ha trascinato per la sua inadeguatezza, ingenuità, sprechi e corruzione, abbiamo stilato vari piani economici per dare un futuro sereno alle prossime generazioni, ricordando l’ultimo in ordine di tempo il “Nuovo Piano Economico per la rinascita della Veneta Serenissima Repubblica”, presentato a vari forum economici internazionali tra cui allo SPIEF di San Pietroburgo nel 2017, perché non ci possiamo limitare a soffermarci solo all’indipendenza del Veneto, bensì dobbiamo anche ribaltare l’economia attuale per superare le sfide del terzo millennio, perché è da ingenui pensare che si possano risolvere le crisi con modelli di aiuti una tantum, magari dall’Europa, come ad esempio il famoso recovery plan messo a punto per superare la crisi pandemica odierna. E’ chiaro che gran parte di quel denaro andrà nelle tasche dei soliti noti, sprecato in assurde strategie o usato per fingere di aiutare quella parte di italia meno produttiva ma in verità utile solo ai vari luogotenenti del regime e perso nelle spire della burocrazia”.

“Il Popolo Veneto ha raggiunto una grande vittoria nel 2017, dove il 60% dei Veneti ha ribadito la propria volontà di affrancarsi dal giogo italiano, ma non possiamo fermarci qui, è giunto il momento di accelerare e trovare nuovo slancio per la nostra causa, non possiamo pensare di poter arrivare all’indipendenza del Veneto – conclude la nota – con il solo voto elettorale, è necessario l’aiuto di tutti anche con piccole cose nella vita quotidiana facendo crescere nelle nostre menti la consapevolezza che siamo sul baratro e che nessuno ci salverà, lo dobbiamo fare da soli”.