Festa dell’Unità Nazionale, Francesco Rucco nel Centenario della Vittoria scopre la lapide ai Caduti in piazza dei Signori e va ad Asiago

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Si è tenuta stamattina in piazza dei Signori la cerimonia della Festa dell’Unità Nazionale e della Giornata delle Forze Armate, che quest’anno coincide con la conclusione delle celebrazioni per il Centenario della Vittoria. Dopo la messa in suffragio dei Caduti, officiata in cattedrale dal vescovo Beniamino Pizziol, la piazza ha accolto l’ingresso dei labari delle associazioni combattentistiche e d’arma; a seguire, si sono tenuti gli onori alla bandiera del Comune di Vicenza decorata con due medaglie d’oro al valore militare, gli onori alla massima autorità, la cerimonia dell’alzabandiera, la lettura della motivazione della medaglia d’oro concessa al Milite ignoto e gli onori ai Caduti, gli interventi delle autorità.

Nel corso della cerimonia nella Loggia del Capitaniato è stata scoperta una nuova lapide dedicata ai Caduti della prima guerra mondiale.
Nel pomeriggio il sindaco e presidente della Provincia Francesco Rucco ha raggiunto Asiago per partecipare alle commemorazioni del 4 Novembre e portare solidarietà alla comunità dell’Altopiano duramente colpita dal maltempo.
La giornata di celebrazioni si concluderà stasera alle 21 con il convegno “A cento anni dalla vittoria 1918-2018”, al ridotto del Teatro comunale di Vicenza.
Infine, in un centro storico in cui anche le vetrine dei negozi si sono colorate del Tricolore, dall’imbrunire fino alle 23 sulle pareti della Basilica palladiana sarà pubblicato il suggestivo “videomapping della Vittoria”.

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Gli interventi del sindaco a Vicenza e ad Asiago 

 

 

IV Novembre
Cerimonia a Vicenza

Nelle complesse vicende che segnano il corso della Prima Guerra Mondiale sul fronte italiano, il territorio vicentino costituisce per caratteristiche geografiche, per valore strategico e soprattutto per le ripercussioni morali e psicologiche degli avvenimenti, un settore di primaria importanza, tale da condizionare lo svolgimento dell’intero conflitto.

Qui si combatté ininterrottamente dal primo all’ultimo giorno e il vicentino divenne l’enorme “prima linea” di una guerra che rappresentò per l’Europa la più spaventosa sconfitta della ragione e il più selvaggio trionfo della brutalità.

Nei quarantuno mesi di guerra, il terrore, la distruzione, l’attesa della morte, la perdita della libertà, il buio, la fame, l’ansia di guardare il cielo e l’orizzonte, furono condizioni vissute dalla grande maggioranza dei vicentini.

A distanza di 100 anni la memoria di quelle sofferenze e di quei caduti è ancora straordinariamente vivida. A noi il compito di mantenerne vivo il messaggio, e lo facciamo quest’anno con una lapide posizionata nella Loggia del Capitaniato e con la riproduzione dell’elenco dei Vicentini Caduti in Guerra, stampato a Vicenza nel 1924 e conservato nella Biblioteca del Musei Civici di Vicenza. Il libro contiene l’elenco dei nomi dei morti e dispersi durante la guerra del 1915-1918 che, con le loro famiglie, avevano domicilio nel Comune di Vicenza. Nomi che hanno ancora tanto da dirci e che noi abbiamo il dovere di onorare, perché hanno dato la loro vita per un futuro di unità e libertà.

Onore al Tricolore, che già da qualche giorno è esposto nella gran parte dei negozi del centro e proiettato sulla Basilica con un videomapping dedicato. Il Tricolore ci ricorda la nostra appartenenza ad una nazione libera, che garantisce diritti, uguaglianza, solidarietà.

Principi fondamentali riconosciuti dalla Costituzione che mai dobbiamo dare per scontati, ma che dobbiamo difendere ogni giorno. Guai a sottovalutare focolai di intolleranza. Guai a tollerare episodi di discriminazione. Guai a chiudere gli occhi di fronte a violazione della legge. Il silenzio, l’accettazione passiva, l’assuefazione possono avere effetti devastanti, in una china che si fa sempre più ripida verso il buio.

Ognuno di noi, giorno dopo giorno, deve essere difensore della libertà. Così come fanno, al nostro fianco, le forze armate. Impegnate nel mondo come forza di pace, dove ci sono situazioni di grande instabilità, di guerra, di diritti calpestati. Ma quotidianamente al nostro fianco, con coraggio e determinazione, a garantire i valori della nostra Repubblica.

Viva le Forze Armate. Viva Vicenza. Viva l’Italia.

 

 

 

 

 

 

IV Novembre
Cerimonia ad Asiago

Nelle complesse vicende che segnano il corso della Prima Guerra Mondiale sul fronte italiano, il territorio vicentino costituisce per caratteristiche geografiche, per valore strategico e soprattutto per le ripercussioni morali e psicologiche degli avvenimenti, un settore di primaria importanza, tale da condizionare lo svolgimento dell’intero conflitto.

Qui si combatté ininterrottamente dal primo all’ultimo giorno e il vicentino divenne l’enorme “prima linea” di una guerra che rappresentò per l’Europa la più spaventosa sconfitta della ragione e il più selvaggio trionfo della brutalità.

Montagne come il Pasubio, il Novegno, il Cengio, il Cimone, l’Ortigara e il Grappa, divennero protagoniste di una grandiosa vicenda storica che trasformerà quei luoghi in simboli di un’epopea tremenda e ostinata, patrimonio di una tradizione che ha assunto caratteri di immortalità.

E così forte è per i vicentini quella memoria, che ancor oggi lo stemma della Provincia è rappresentato dalle immagini dei quattro grandi sacrari militari: monte Pasubio, monte Cimone, Asiago e monte Grappa, a perenne riconoscenza per i soldati qui caduti durante la prima guerra mondiale.

Vicenza e la sua provincia furono dunque tra i territori che ebbero maggiormente a soffrire dal conflitto. Nei quarantuno mesi di guerra, il terrore, la distruzione, l’attesa della morte, la perdita della libertà, il buio, la fame, l’ansia di guardare il cielo e l’orizzonte, furono condizioni vissute dalla grande maggioranza dei vicentini.

Quelle stesse montagne martoriate 100 anni fa dalla follia dell’uomo sono state messe a dura prova nei giorni scorsi dalla furia della natura. Interi boschi devastati, sradicati. Contrade isolate, anziani sfollati. Ancora dolore, ancora sofferenza. E oggi come allora dobbiamo essere uniti e forti. Nelle parole e nei fatti. Sentiteci vicini, perché lo siamo, e contate nella nostra collaborazione, perché amiamo le montagne vicentine quanto voi che ne vivete le gioie e i dolori quotidiani. Rimbocchiamoci le maniche, noi vicentini lo sappiamo fare bene e siamo già al lavoro da giorni. E non sottovalutiamo il messaggio che la natura ci sta mandando: trattiamo con rispetto la terra che ci ospita e prendiamocene cura.

A distanza di un secolo dalla Grande Guerra la memoria di quelle sofferenze e di quei caduti è ancora straordinariamente vivida. A noi il compito di mantenerne vivo il messaggio.
Onorando il Tricolore, che ci ricorda la nostra appartenenza ad una nazione libera, che garantisce diritti, uguaglianza, solidarietà.

Principi fondamentali riconosciuti dalla Costituzione che mai dobbiamo dare per scontati, ma che dobbiamo difendere ogni giorno. Guai a sottovalutare focolai di intolleranza. Guai a tollerare episodi di discriminazione. Guai a chiudere gli occhi di fronte a violazione della legge. Il silenzio, l’accettazione passiva, l’assuefazione possono avere effetti devastanti, in una china che si fa sempre più ripida verso il buio.

Ognuno di noi, giorno dopo giorno, deve essere difensore della libertà. Così come fanno, al nostro fianco, le forze armate. Impegnate nel mondo come forza di pace, dove ci sono situazioni di grande instabilità, di guerra, di diritti calpestati. Ma quotidianamente al nostro fianco, con coraggio e determinazione, a garantire i valori della nostra Repubblica.

Viva le Forze Armate. Viva l’Altopiano di Asiago. Viva l’Italia.