Giovanni Jannacopulos interdetto da attività per Rete Veneta e Antenna 3 per “minaccia a pubblico ufficiale continuata”. Figlio Filippo: “Società estranea”

Procura di Vicenza e Guardia di Fianza: "nelle intercettazioni numerosi i contatti intrattenuti dall’indagato con esponenti del governo regionale, amministratori di enti pubblici e rappresentanti politici"

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Giovanni Jannacopulos
Giovanni Jannacopulos

Nella giornata di oggi – comunica Il Procuratore della Repubblica (Lino Giorgio BRUNO) – militari della Guardia di Finanza, Gruppo di Bassano del Grappa hanno dato esecuzione nei confronti di Giovanni Jannacopulos all’ordinanza applicativa della misura cautelare del divieto di esercitare l’attività di impresa di editoria attraverso le emittenti “Rete Veneta” ed “Antenna Tre”.

Carlo Bramezza dg Ulss 7
Carlo Bramezza dg Ulss 7

La misura è stata applicata, su richiesta di questa Procura, per il delitto di minaccia a pubblico ufficiale continuata (art. 336 c.p.) consistita nell’ avere lo Jannacopulos posto in essere ripetutamente condotte di minaccia nei confronti di Bramezza Carlo, Direttore generale dell’ ULSS 7 – Pedemontana per indurlo a compiere atti contrari ai doveri di ufficio avviando, a fronte del rifiuto opposto dal Bramezza, una deliberata e continua campagna denigratoria diffusa attraverso le emittenti televisive “Rete Veneta” ed “Antenna Tre”, nelle quali l’indagato svolgeva di fatto attività di direzione e gestione.

L’attività di indagine ha preso avvio nel mese di novembre 2021 sulla base della denuncia del Bramezza il quale aveva riferito ai militari del Gruppo di Bassano del Grappa – anche in
successive audizioni – che Giovanni Jannacopulos – presentatosi quale titolare dell’associazione “Elios onlus” che aveva, nel tempo, effettuato cospicue donazioni all’Ospedale di Bassano del Grappa, gli aveva esplicitamente richiesto, con toni perentori ed insistenza, di orientare alcune scelte gestionali – tra l’altro la disposizione di spostamenti del personale medico dell’ospedale di Bassano del Grappa, la concessione ad alcuni dirigenti medici di maggiore autonomia funzionale dal primario, la concessione di un periodo di aspettativa per motivi di studio ad un medico cardiologo – fornendo in cambio visibilità e “tranquillità nella gestione” dell’ azienda sanitaria attraverso le proprie emittenti televisive.

In una occasione lo Jannacopulos aveva anche riferito al segretario del Bramezza che, qualora le sue richieste ed aspettative non fossero state soddisfatte dal Direttore generale, “… avrebbe provveduto a fare iniziare gli attacchi….”.

Effettivamente, a fronte della resistenza opposta dal Bramezza alle pressioni esercitate dallo Jannacopulos, questi si adoperava per mettere in onda continui servizi giornalistici tesi a screditare l’operato del Direttore generale nella gestione dell’azienda sanitaria, ma anche la persona e le qualità manageriali del Bramezza.

La campagna mediatica, portata avanti con pervicacia dallo Jannacopulos attraverso le emittenti televisive, si rivelava estremamente pressante e andava progressivamente acuendosi fino ad atteggiarsi  come un attacco personale, mirato ad indurre gli amministratori regionali a provvedere alla sostituzione del Bramezza.

Le indagini dei militari della Guardia di Finanza, sviluppatesi anche attraverso la captazione delle conversazioni telefoniche dello Jannacopulos – numerosi i contatti intrattenuti dall’indagato con esponenti del governo regionale, amministratori di enti pubblici e rappresentanti politici – hanno consentito di trovare conferma dell’ ostilità nei confronti di Bramezza e dell’intento di ingerirsi e condizionare le scelte riguardanti la gestione dell’azienda sanitaria per fini esclusivamente personali e comunque estranei al corretto esercizio di critica proprio dell’ attività giornalistica.

È emerso dalle conversazioni intercettate il continuo tentativo dello Jannacopulos di creare un dissenso diffuso attorno al Bramezza ed al suo operato in virtù delle sue numerose conoscenze e della capacità intimidatoria di servizi televisivi – sui quali aveva pieni poteri decisori nonostante la assenza di incarichi formali nelle emittenti e nelle società controllanti – dal contenuto palesemente e deliberatamente denigratorio.

Il Procuratore della Repubblica (Lino Giorgio BRUNO)


In osservanza delle disposizioni del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 188 si rappresenta che il procedimento penale è in fase di indagine preliminare e che, per il principio della presunzione di innocenza, la colpevolezza della persona sottoposta ad indagine in relazione alla vicenda sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.


La risposta dell’editore Filippo Jannacopulos su Il Gazzettino.it

Filippo Jannacopulos
Filippo Jannacopulos

«La vicenda di cui si occupa la Procura di Vicenza non ha nulla a che vedere con l’attività delle tv. Riguarda un fatto personale di mio padre, ma la società cui fanno capo le emittenti non è coinvolta, tant’è che non è stata oggetto di alcun provvedimento, nè ad acquisizioni di materiali». È la posizione espressa da Filippo Jannacopulos, legale rappresentante della società editrice di Rete Veneta e Antenna 3, figlio di Giovanni Jannacopulos, indagato per minacce continuate verso il direttore dell’Ulss 7 Pedemontana, Carlo Bramezza. La Procura di Vicenza, in relazione alla campagna mediatica che sarebbe stata messa in atto nei confronti del dirigente sanitario, ipotizza che Giovanni Jannacapolus svolgesse «di fatto l’attività di direzione e gestione» delle emittenti. Cosa smentita dal figlio, Filippo: «L’informazione – sottolinea – è sottoposta a regole precise. Ci sono direttori, editori, e nulla ci è stato contestato dalla Procura di Vicenza. Che effetto c’è sulle due tv? Nessuno».