Il Tesoro fa sparire dal “Dl Crescita” i fondi per i truffati delle banche. Il Fatto: Tria è “ostaggio” della Bugno, Conte media e i 5 Stelle cedono

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Giovanni Tria in Commissione
Giovanni Tria in Commissione

Il ministro dell’Economia voluto anche e soprattutto dal Colle sa essere convesso. Quindi anche se si gioca a spintoni nei pressi del burrone non molla, casomai cede qualcosa. E per questo pomeriggio Giovanni Tria annuncia lo spostamento della sua consigliera Claudia Bugno dalla partecipata italo-francese StMicroelectronics, una società quotata su tre mercati, all’Agenzia spaziale (Asi), incarico che è oggettivamente una consistente diminutio.

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Ma Bugno, e questo conta più di tutto, rimane con lui al Tesoro. Anche se per l’intera giornata i 5Stelle ne avevano invocato la cacciata dal ministero, con la viceministra all’Economia Laura Castelli prima artigliera. Ma ha sparato a vuoto. Perché la partita di fatto l’ha vinta Tria, rimescolando le carte. E dopo ore di urla e strepiti sulle agenzie, tutte a 5Stelle, a confermarlo è il capo politico e vicepremier Luigi Di Maio, che a Di Martedì getta litrate di acqua sul fuoco: “Tria stia tranquillo, continuerà a fare il ministro. Noi gli avevamo chiesto di rimuovere Bugno da Stm e lo ha fatto, ma io non giudico chi fa parte del suo staff”.

Tradotto:il M5S accetta il compromesso, Bugno resti dov’è. E il ministro ne esce in piedi. Anche se ha dovuto costringere la consigliera a rinunciare a un incarico a cui teneva moltissimo, che le sarebbe valso uno stipendio annuale da oltre 90mila euro a fronte dei 21 mila dell’Asi. Tria avrà messo in conto una brutta figura a livello internazionale, perché adesso dovrà cercare un nuovo nome per la StMicroelectronics, ma nel gioco del dare e avere l’ha spuntata. Perché è più forte e più convesso dei Cinque Stelle. Arrabbiati e confusi, nonostante i sorrisi televisivi di Di Maio, anche perché non si sa ancora nulla dei fondi ai risparmiatori truffati dalle banche, che per il M5S (e pure per la Lega) sono un comandamento. Ma Tria la pensa molto diversamente. Così ieri sera nella bozza del decreto crescita di quei soldi non c’era traccia. E per questo proprio Di Maio in tv lo ha posto come una condizione: “Ora però il ministro firmi il decreto per i fondi ai risparmiatori”. Vitale per quei 5Stelle che non lo hanno mai sopportato e che per ore hanno urlato sulle agenzie che lo spostamento di Bugno all’Asi non poteva bastare. Volevano ancora che quella testa rotolasse a via XX Settembre. Ma dietro gli strepiti c’è la realtà. E dice che il M5S alla guerra con Tria adesso non può proprio andare. Perché va scritto il Def, perché il ministro deve firmare il decreto sui risparmiatori truffati, perché è stato scelto anche e soprattutto dal Quirinale. E poi, ovviamente, ci sono le Europee a un soffio.

Per questo a Palazzo Chigi la soluzione indicata dal ministro “va tutto sommato bene” soffiano in serata. “Anche se la vicenda Bugno resta pesante” aggiungono, con riferimento alla miccia che ha fatto detonare mesi di contrasti, cioè il fatto che il figliastro di Tria sia stato assunto lo scorso ottobre da Tinexta, gruppo guidato da Pier Andrea Chevallard, compagno della Bugno. Ma a Conte, che lunedì sera ha cercato un punto di caduta con il ministro, può andare bene così. Il governo deve andare avanti, e questo viene prima di tutto per l’avvocato. Anche dei nervi del Movimento, da dove in serata ringhiano di rabbia: “Tria la mette all’Asi, cioè nel regno di Giancarlo Giorgetti, che ha la delega all’aerospazio. Quindi hanno giocato di sponda”. Ed è l’accusa a un cronico nemico, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio che per il M5S è una sorta di uomo nero, quello che ai loro occhi lavora dal primo giorno ad affondare il governo giocando di sussurri e distinguo. Ma i sospetti sbattono contro il silenzio della Lega, che non adora il ministro ma non si sbraccia contro di lui. E dove Giorgetti sembra aver dato la linea, almeno su questa vicenda. E d’altronde il caso Tria-Bugno è tanto nervoso quanto contorto.

Una fonte di governo dei 5Stelle la racconta così: “Il ministro chiedeva da mesi di metterla all’Asi e noi abbiamo sempre fatto muro. Poi quando è uscita fuori la nomina in StMicroelectronics siamo insorti, e abbiamo aperto al suo inserimento in Asi. Ma l’accordo era che lei prima si dimettesse dal Mef”. Ma dal ministero Bugno non si muoverà. Ergo, Tria e la consigliera sono andati dritti. E assieme a loro Conte. E da qui si torna al premier che media sempre e comunque, anche quando il Movimento ha pochissima voglia di mediazione.

Però i conti con il ministro sono solo rimandati, sibilano dai piani alti: “Con lui si andrà avanti fino alle Europee, poi si vedrà”. Poi proveranno a toglierlo da lì, forse. O forse no. Perché il professore che lunedì sera a Palazzo Chigi con Conte avrebbe tessuto le lodi del figliastro sa incassare. E rilanciare. Professore, ma pure politico.

di Luca De Carolis da Il Fatto Quotidiano