Legge di stabilità regionale 2023 del Veneto, le reazioni della politica dopo impugnativa

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Legge di stabilità pro loco veneto

Si registrano reazioni politiche all’impugnativa del Consiglio dei Ministri (CdM) della Legge di stabilità regionale 2023.

Come detto da queste pagine, il CdM nella riunione di ieri, giovedì 16 febbraio 2023, ha propeso per l’Impugnativa della legge veneta “in quanto talune disposizioni si pongono in contrasto con la normativa statale in materia di armonizzazione dei bilanci pubblici, violando l’articolo 117, comma 2, lett. e) della Costituzione, nonché l’articolo 81, relativamente alla copertura finanziaria” (leggi qui).

“Innanzitutto tranquillizziamo tutti: il governo ha impugnano alcune norme, di natura tecnica e abbastanza complesse, della legge di Stabilità regionale 2023 dando tuttavia il via libera sia al ‘Collegato alla legge di stabilità regionale 2023’ sia al ‘Bilancio di previsione 2023-2025’ approvati dal Consiglio regionale lo scorso 23 dicembre”.

Il Presidente dell’assemblea legislativa veneta, Roberto Ciambetti commenta quello che ha chiamato “un atto, non irrituale anzi, di confronto tra la Regione e lo Stato: la Regione del Veneto difende le proprie prerogative e lo ha fatto in questi anni con proposte per molti aspetti nuove, moderne, comunque tese a valorizzare la regionalità.

Il legislatore, cioè il Consiglio regionale, deve avere il coraggio dell’innovazione anche se ciò suscita il confronto con lo stato: la Corte Costituzionale è l’arbitro di questo confronto e spesso il Veneto, come ha ben ricordato il presidente Zaia (leggi qui), ha visto riconosciute le proprie ragioni. In questo caso siamo davanti al recupero di somme frutto di controlli fiscali: materia controversa, di non semplice approccio, che merita certamente un approfondimento e anche il confronto leale tra le istituzioni.

In questo caso, non siamo di certo davanti a una questione politica: il tema, e lo dico con l’esperienza di chi da assessore al Bilancio regionale ebbe spesso confronti anche aspri con l’esecutivo romano, è tecnico e merita sicuramene un approfondimento, senza mai dimenticare, per altro, che quei soldi recuperati noi vogliamo reinvestirli in servizi per i veneti”.

Queste, invece, le parole del capogruppo del PD Veneto Giacomo Possamai, insieme ai consiglieri regionali del gruppo Annamaria Bigon, Vanessa Camani, Jonatan Montanariello, Andrea Zanoni e Francesca Zottis, commentando la decisione del Governo di impugnare la legge di stabilità regionale.

“Il Veneto già spicca per il numero elevato di contenziosi aperti con lo Stato, a causa di ripetute forzature su ogni fronte. Il fatto che ora questo avvenga attorno ad una legge di stabilità è cosa ancora più grave. A dimostrazione indiscutibile che il presidente Zaia adotta un approccio istituzionale che non funziona: il fatto che questa impugnazione arrivi da parte di un Governo nazionale che ha la stessa maggioranza di quella regionale è particolarmente significativo in questo senso. Certamente in ballo, con questa impugnazione, c’è una questione tecnica. Ma proprio per questo motivo, prima di portare il bilancio al voto dell’aula, era doveroso verificare a livello tecnico se l’impianto poteva essere in conflitto. Non solo il Governo contesta a Zaia e alla sua Giunta che non può trattenere quelle entrate oggetto del contendere. Ma che addirittura, così facendo, va a togliere risorse dal Fondo nazionale della sanità, visto che esiste un vincolo di destinazione. Un ambito dunque delicatissimo e di interesse comune. Fare per davvero gli interessi dei veneti significa evitare un braccio di ferro continuo che porta il Veneto e i suoi cittadini a soccombere”.

Non invidio il ministro Calderoli che nel teatrino della Lega sull’autonomia si trova costretto a recitare due parti in commedia: contemporaneamente autonomista e centralista, un giorno porta in Consiglio dei ministri il Ddl Autonomia e il giorno dopo propone l’impugnazione della Legge di Stabilità del Veneto. Perché, nel teatrino della Lega, Roma è sempre cattiva, anche quando al governo ci sono loro: in questo modo però l’autonomia non si realizzerà mai”. Così Erika Baldin, capogruppo in Consiglio regionale del Veneto del MoVimento 5 Stelle e da ieri coordinatrice provinciale di Venezia dei pentastellati.

“I leghisti si mettano d’accordo con loro stessi! Il partito di Salvini – aggiunge Baldin – è ormai allo sbando, lacerato da conflitti e veleni che esplodono ogni giorno nei congressi locali. Addirittura, come nel caso di Belluno, con esposti alla magistratura, è paradossale, poi, che la Lega non utilizzi l’autonomia dove già c’è. Ricordo che nella manovra di bilancio il presidente Zaia ha scelto per il tredicesimo anno di fila di non utilizzare gli spazi di autonomia già esistenti in materia di tributi. Noi avevamo proposto di ritoccare l’addizionale Irpef sui redditi più alti, con un gettito da 100 milioni di euro per finanziare il settore sociale e sostenere i cittadini veneti in difficoltà: Zaia e la sua maggioranza si sono opposti, pur riconoscendo il problema.

Oltre alla stangata alla Legge di stabilità veneta, dal Consiglio dei Ministri proprio ieri, arriva un’altra botta alla nostra regione: la decisione di affossare completamente il Superbonus, vietando agli enti locali e alle regioni di acquistare i crediti. L’intervento di enti locali e regioni nel mercato dei crediti fiscali era la soluzione che il MoVimento 5 Stelle aveva indicato nelle scorse settimane, con progetti di legge e mozioni in tutte le regioni. Dopo l’esempio della Provincia di Treviso, primo ente locale ad applicarsi in tal senso, alcune Regioni si erano già mosse in questa direzione, come Sardegna e Piemonte, e la Giunta regionale veneta aveva avviato delle valutazioni. Lo stop deciso ieri dal Consiglio dei Ministri, è un colpo mortale al cuore del settore economico che ha trainato alla ripresa post-Covid-19. Un errore per il quale Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia dovranno rispondere a lavoratori, imprenditori e famiglie”, conclude Baldin.