Pmi e artigiani in lockdown fino al 3 maggio, Bonomo: “in 50mila pronti a riprendere a lavorare”

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L’autorizzazione dei nuovi codici introdotta dal decreto del 10 aprile, che apre a sole 4.600 imprese artigiane venete, non basta! Con la proroga al 3 maggio del lockdown, il 60% circa delle aziende artigiane resta fermo e rischia di non ripartire più. Per questo ci attendiamo nei prossimi giorni ulteriori interventi. Il danno economico della situazione non ha precedenti se non andando alla seconda guerra mondiale: Prometeia ha stimato una perdita di Pil Italiano del 6,5% ipotizzando una ripartenza graduale da maggio.

“La protezione della salute -afferma Agostino Bonomo Presidente della Confartigianato Imprese Veneto- come abbiamo sempre detto è una priorità inderogabile così come è inderogabile l’appello che rivolgiamo alle istituzioni. La ripresa delle attività produttive rappresenta una priorità: dobbiamo assolutamente ridurre il tempo nel quale ricorriamo al debito, inteso in senso lato, e creare velocemente le condizioni per ricostruire il valore che adesso stiamo destinando all’emergenza”.

“Da una parte -afferma-, abbiamo tutte le realtà che per la loro natura oggettiva e materiale ci obbligano a pensare a forme di messa in sicurezza sanitaria altrettanto fisiche, come mascherine, distanze, sanificazione, areazione eccetera sulla base di quanto già adottato per le attività fondamentali e che stanno attualmente operando. Su questo è fondamentale che venga garantita la piena disponibilità nel mercato dei dispositivi di protezione. Il protocollo definito il 14 marzo costituisce un importante punto di riferimento e siamo pronti ad applicarlo nelle imprese artigiane, con competenza e senso di responsabilità. Le imprese artigiane che operano nelle filiere manifatturiere come pure i cantieri edili, le ditte individuali, quelle che non prevedono contatto ravvicinato tra le persone sono in grado da subito di partire in sicurezza. Dall’altra ci sono tutte quelle attività che richiedono particolare attenzione per la prossimità fisica con il cliente, come tutte quelle che attengono ai servizi alla persona. Si definiscano in fretta, se necessario, le integrazioni ai protocolli”.

“Non dimentichiamo poi, -prosegue Bonomo- di tutte quelle realtà dove si continuare l’attività con modifiche marginali al prodotto o servizi agendo con Smartworking e e-commerce. Sono tutte quelle attività dove una forte accelerazione dei processi di digitalizzazione, riducendo le occasioni di contatto fisico, possono azzerare il rischio di contagio. Lo Stato deve aiutare le piccole imprese e le attività artigiane, che rappresentano uno dei pilastri del nostro Paese, a superare le difficoltà che possono incontrare nell’accedere all’innovazione digitale.
“Le piccole imprese e gli artigiani -conclude il Presidente- costituiscono spesso anelli molto frammentati, ma irrinunciabili, nella catena del valore di molte filiere fondamentali. Per questo riattivare subito questo comparto economico è essenziale non solo per i milioni di lavoratori occupati, ma per salvaguardare il sistema produttivo e sociale del Paese”.

Gli effetti del nuovo DPCM per l’artigianato Veneto

Il nuovo Dpcm, annunciato ieri sera e in via di pubblicazione, prolunga fino al 3 maggio le misure di contenimento del coronavirus, il divieto di spostamento e di assembramento e l’obbligo del distanziamento sociale. Ma dal 14 aprile potranno ripartire alcune attività, una quindicina. Per l’artigianato veneto in numeri significa: 4.639 nuove aperture (un 3,7% rispetto al totale artigianato) che si sommano alle 49mila già abilitate dai precedenti decreti (+9,5% di aperte) che porta a 53.678 il numero totale di attività autorizzate a lavorare (arrivando al 40,7% di aperte su totale artigiane in regione). In particolare il settore più interessato è quello del legno (+2.759 aperture) seguito dall’ediizia (manutenzione del verde) +1.688 nuove aperture e la metalmeccanica +124. Si aggiungono 68 aziende di settori non classificati. Questa mini ripartenza coinvolge 11.110 addetti che si sommano a quelli già autorizzati a lavorare portando la platea a 150.580 persone tra dipendenti, titolari soci e collaboratori (+8%) autorizzati raggiungendo una quota pari al al 46% del totale artigianato regionale.

Le federazioni coinvolte dalle riaperture sono il Legno e arredo (naturalmente per la parte non dell’arredo), l’edilizia (comprese le imprese di manutenzione del paesaggio) e alcune lavorazioni della meccanica.