Prescrizione, una discussione ricattatoria: l’azione della “nuova” destra di Renzi e Sbrollini

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Sarebbe giusto dichiararsi esausti del polverone mediatico che i politicanti della nostra Povera Patria (a proposito, forse non sarebbe tempo perso riascoltare il brano di Franco Battiato “Povera Patria” del 1991 nel video sopra) sollevano su questioni come quella della prescrizione. Ben altri sono i problemi che non vengono risolti. In particolare quelli del lavoro. Licenziamenti, cassa integrazione straordinaria, sicurezza (ogni giorno nei luoghi di lavoro si muore e ci si ammala).

Mi sembra che Matteo Renzi si stia dimostrando per quello che è (un politicante, a dir poco, spregiudicato). In definitiva, sulla prescrizione che è una questione sostanzialmente ad appannaggio dei ricchi, assistiamo a un “dibattito ricattatorio”.

Vedendo i “grandi processi” risulta che chi può permettersi avvocati che tirano per le lunghe, che abusano dei cavilli e degli “anfratti” delle leggi, che contano di “vincere” dilatando i tempi del processo puntando alla prescrizione sono principalmente gli imputati eccellenti … banchieri, imprenditori, ricchi truffatori, evasori di ogni tipo …

Gli altri, le persone comuni, non hanno i soldi necessari per sostenere la dilatazione dei i processi.

Ma è sulla questione della prescrizione che si diventa intransigenti e si minaccia di far cadere il governo. Perché lo si fa, se non per favorire i soliti privilegiati? Perché nel “dibattito ricattatorio” non ci si sogna nemmeno di fare qualche proposta concreta e attuabile in tempi brevi che possa, nei fatti, contenere i tempi del processo.

Per esempio perché non fare in maniera che in appello si possa anche essere condannati a pene maggiori rispetto a quelle già sentenziate in primo grado? Impedire il ricorso a cavilli, a eccezioni varie o a “sotterfugi legali”? Permettere di recapitare le citazioni via pec, magari all’avvocato della difesa? … E, magari, irrobustire gli organici della magistratura?

L’azione della “nuova” destra (che, ormai, comprende Matteo Renzi, Teresa Bellanova, Daniela Sbrollini …) si ammanta di garantismo per gli imputati e di presunti diritti democratici ma, in definitiva, significa impunità per i colpevoli (quando sono ricchi e potenti) e mancata giustizia per le vittime (specialmente quando sono “persone comuni”).

Diciamo che “la legge è uguale per tutti” ma soprattutto quelli che possono permettersi avvocati capaci di utilizzare qualsiasi mezzo per arrivare alla prescrizione.

Specialmente quando l’assoluzione piena sarebbe problematica.

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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.