Processo Marzotto per la Marlane, Cgil Calabria e Pollino Sibaritide: “5 settembre data risolutiva per accertamento definitivo delle responsabilità aziendali”

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Il 5 settembre – scrivono in una nota stampa la CGIL Calabria e CGIL Comprensorio Pollino Sibaritide Tirreno – per incarico della Procura di Paola, nell?ambito del nuovo processo in cui risultano imputati a vario titolo 7 ex dirigenti del Gruppo Marzotto per aver omesso con le loro condotte di proteggere i dipendenti dello stabilimento dai rischi da contatto con sostanze altamente nocive per la salute cagionando il decesso e lesioni gravissime di 38 dipendenti, si svolgeranno i campionamenti sul sito ex Marlane di Praia a Mare comprensivo delle strutture edilizie, impiantistiche, delle acque e cunicoli sotterranei e dei terreni, inclusi quelli ceduti al Comune di Praia a Mare.

Scopo dei periti incaricati dal GIP, supportati dai tecnici per l?esecuzione delle perizie probatorie ed in coerenza al Piano delle Indagini, è di accertare se nell?area interessata dall?attività produttiva del gruppo Marzotto e già prima di proprietà del gruppo Rivetti e poi Eni/Lanerossi, vi siano evidenze di contaminazioni (polveri, sedimenti, fibre, incrostazioni, ecc?) ed in quale concentrazione e se tale da aver generato rischi sanitari per i lavoratori operanti nel sito in cui fra decessi e insorgenza di lesioni neoplastiche sono stati denunciati oltre 150 casi.

Per la CGIL regionale e territoriale, già parte civile nel primo processo, la data del 5 settembre in cui si effettueranno i nuovi campionamenti, è una data risolutiva ai fini dell?accertamento definitivo delle responsabilità aziendali di quelle morti che pesano sulla memoria del lavoro dell?intera regione e che non possono andare in prescrizione o perdersi tra le maglie della giustizia o di interessi particolari.

L?enorme mole di documenti, analisi e studi prodotti nei lunghi anni di inchiesta e nel dibattito processuale, evidenziavano già allora con potenza scientifica e la forza testimoniale dei lavoratori, i rischi per la salute a cui sono stati esposti per lunghi anni i lavoratori ad una quantità di sostanze chimiche altamente tossiche fra cui coloranti azotici rilascianti per scissione ammine aromatiche già riconosciute cancerogene dall?O.M.S. dal 1964.

Inoltre, dagli atti processuali emergevano le palesi omissioni aziendali sulle norme per la prevenzione degli infortuni e la sorveglianza sanitaria dell?ambiente di lavoro già in vigore dagli anni ?50 oltre che, le modalità illecite di smaltimento dei rifiuti e dei fanghi prodotti dal ciclo industriale cui erano chiamati gli stessi lavoratori ed a cui esposte anche le comunità limitrofe e per cui occorrerà dare subito garanzie sull?azione di bonifica dell?intera area coinvolta per restituirla a validi progetti di investimenti produttivi per l?intero territorio.

Per la CGIL occorre ripartire dalle tante verità emerse nel primo processo ed ancora utili ai fini processuali. Si è certi che la Procura di Paola saprà far tesoro dell?incidente probatorio per rafforzare quelle verità e concorrere a mettere un punto fermo sulle condotte colpose poste in essere nella ex Marlane. Sarebbe insopportabile cancellare con un colpo di spugna ed una manciata di euro risarcitori la memoria di quelle vite ed il dramma delle loro famiglie.

Pur ricordando quanto la Marlane di Praia a Mare sia stata per lunghi anni opportunità occupazionale per le quasi 1.200 unità lavorative assunte sin dalla sua apertura, è pur vero che ad oggi rappresenta una delle pagine più dolorose del fallimento delle velleità industriali calabresi e, ancor più, una pagina luttuosa per la scia di dolore provocata da morti, malattie e veleni che si è portata dietro.

La CGIL proseguirà la sua azione per rappresentare la voce di quanti rivendicano verità sino in fondo su quelle morti e per questo è pronta a ricostituirsi parte civile nel nuovo processo: non c?è futuro per il territorio che possa reggersi senza fare i conti con la dignità e la memoria del lavoro e delle sue vittime le cui responsabilità non possono rimanere impunite.