Processo Pfas, chiamate in causa due multinazionali obbligate al risarcimento danni: accolte quasi tutte le richieste parti civili

157
Tribunale di Vicenza
Tribunale di Vicenza

Il Comitato PfasColmi annuncia che oggi 20 gennaio durante l’udienza preliminare del processo Miteni il Gup dottore Roberto Venditti ha “preso una decisione secondo noi cruciale per il proseguo del procedimento. Il magistrato infatti – spiega una nota del comitato – ha accolto quasi tutte le richieste, in primis la nostra, per la costituzione di parte civile. Inoltre ha ammesso le richieste di chiamata in causa per la responsabilità civile a carico delle multinazionali Icig e Mitsubishi nonché, in maniera del tutto inaspettata, del fallimento Miteni: soprattutto la chiamata in causa della Mitsubishi è a nostro modo di vedere un fatto eclatante. L’ammissione della nostra richiesta di costituzione di parte civile è un primo risultato per noi senza dubbio positivo, frutto anche del lavoro del nostro avvocato Edoardo Bortolotto del foro di Vicenza, al quale va chiaramente il nostro ringraziamento. Si trattava infatti di un esito niente affatto scontato. Al di là del valore di quanto accaduto oggi, rimarremo comunque vigili sapendo bene che questo processo, per ovvie ragioni, sarà lungo e complesso”.


“Nel processo contro i vertici Miteni per il disastro ambientale conseguente alla contaminazione da Pfas entrano come responsabili civili obbligati al risarcimento dei danni due importanti multinazionali. E’ un bellissimo risultato, che premia mesi di lavoro preparatorio insieme ai legali e alle parti coinvolte in questa terribile vicenda di inquinamento, la più grave accaduta in Italia insieme a Seveso”.

Con queste parole in un comunicato il Presidente del Veneto, Luca Zaia, accoglie la notizia che il Giudice dell’Udienza preliminare di Vicenza, Roberto Venditti, ha accolto nella sua interezza la specifica istanza in questo senso formulata dall’avvocato Fabio Pinelli, che tutela gli interessi della Regione Veneto costituita parte civile, e ha disposto la citazione, quali parti del processo in corso davanti all’Autorità giudiziaria vicentina della giapponese Mitsubishi Corporation Inc. e della lussemburghese International Chemical Investors S.E.. Stessa decisione è stata assunta nei confronti della Società Miteni, nel frattempo fallita, che dovrà dunque concorrere al risarcimento del danno da reato.

“Viene per ora premiata la forte volontà e determinazione della Regione in questa partita, cui abbiamo sempre imposto quelle che potrei definire un generale ‘limite zero’ – prosegue Zaia – limite zero nelle acque potabili, con tutti ricorsi che ne sono conseguiti proprio perché abbiamo voluto essere intransigenti, ma ora la gente beve acqua pulita ed è protetta anche da nuovi eventuali inquinanti; tolleranza zero, perché fin dal 2013 abbiamo voluto andare fino in fondo con la magistratura per far pagare a chi ha avvelenato il giusto risarcimento alle popolazioni; zero Pfas nel sangue col più grosso screening sanitario mai effettuato nel nostro Paese”.

Quanto alle prime due società, si tratta dei colossi multinazionali dell’industria chimica che si sono succedute nel controllo societario della Miteni, nel periodo oggetto della contestazione dei reati per i quali è in corso il processo. Per tale motivo la Regione Veneto, per il tramite del proprio difensore, ha fortemente voluto che le stesse venissero chiamate a rispondere, assieme a Miteni, con il proprio patrimonio, degli enormi danni prodotti, al territorio e alla salute delle persone, dall’attività di quest’ultima.

Il coinvolgimento formale nel processo di Mitsubishi Corporation e di International Chemical Investors crea finalmente le condizioni per consentire al territorio, quando saranno accertate le penali responsabilità degli imputati, di ricevere quelle ingenti risorse economiche che risulteranno necessarie per la bonifica ambientale e per la tutela della salute dei cittadini veneti.

L’udienza preliminare è stata rinviata al prossimo 23 marzo, per consentire alla Regione di formalizzare la citazione in giudizio di tali nuovi soggetti obbligati per il profilo risarcitorio.


Legambiente Veneto e il Circolo Legambiente Perla Blu di Cologna Veneta esprimono in una nota soddisfazione per il riconoscimento a pieno titolo tra le parti civili nel processo contro i presunti responsabili dell’inquinamento da PFAS, rispetto ai quali è stato chiesto il rinvio a giudizio per i reati di disastro innominato ed avvelenamento delle acque.

Legambiente si è costituita parte civile in questo processo, attraverso il lavoro degli avvocati Giuliasofia Aldegheri ed Enrico Varali del Centro di Azione Giuridica dell’associazione, che hanno saputo rispondere alle eccezioni sollevate dagli imputati, portando il giudice a confermare la legittimazione a stare in giudizio come parte offesa e danneggiata del reato sia il livello territoriale, con il Circolo Legambiente Perla Blu di Cologna Veneta, che quello regionale, con la legittimazione di Legambiente Veneto. Gradimento di Legambiente che vale anche per l’accoglimento tra le parti civili di tutte le altre associazioni ambientaliste che nel tempo si sono impegnate sulla vicenda.

“Siamo molto soddisfatti per l’accoglimento nel processo – dichiara Piergiorgio Boscagin della segreteria regionale dell’associazione – che conferma la verità sulla dimensione del disastro. Quello da Pfas è un inquinamento che sta mettendo a repentaglio la qualità della vita di centinaia di migliaia di cittadini, non solo di operai e singoli ricorrenti. Giusto che questo processo veda Legambiente, e le altre principali associazioni ambientaliste che lavorano per la tutela degli interessi diffusi e collettivi, dar battaglia nel nome del popolo inquinato che esige verità, sicurezza e salubrità per l’ambiente in cui vive a prescindere dai valori di accumulo di Pfas nel sangue”.

Per Legambiente si tratta di un ulteriore significativo accertamento del lavoro di continua denuncia e di irreprensibile difesa dell’ambiente e degli interessi collettivi, che l’associazione ha svolto in questi 6 anni, a partire dai primi allarmi diffusi all’alba delle rivelazioni del CNR nel luglio 2013, e che hanno sollevato tra le Istituzioni e tra la popolazione la necessità di far luce su gravità e vastità dell inquinamento da Pfas. Denunce, azioni e documenti che Legambiente ha messo in campo grazie ad impegno e coinvolgimento di circoli locali e di tutti i livelli associativi assieme ai tanti cittadini e comitati locali riunitisi poi nel “Coordinamento Acqua Libera da Pfas” e che ha portato il caso all’attenzione delle Istituzioni nazionali con l’audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sulle ecomafie che aprì alla specifica Commissione sui Pfas – e della popolazione – con i numerosi incontri pubblici e la raccolta nel 2017 di 15mila firme per chiedere l’avvio della progettazione dei nuovi acquedotti per l’area inquinata e l’introduzione di limiti di legge il più possibile prossimi allo zero.

Soddisfazione di Legambiente anche per l’accoglimento da parte del Giudice della citazione di Mitsubishi Corporation Inc. con sede a Tokyo (JP), International Chemical Investors S.E. con sede a Lussembugo e Fallimento Miteni s.p.a con sede a Trissino (VI) quali responsabili civili per il risarcimento dei danni e per le quali si augura la conferma di un formale coinvolgimento nel prosieguo del processo.