
Il Tribunale di Vicenza, in Corte d’Assise, ha rinviato al 26 giugno 2025 la decisione sul processo Pfas, dopo l’ultima udienza di ieri, giovedì 22 maggio 2025.
In aula sono state brevemente discusse le repliche di alcune parti civili e le successive controrepliche degli avvocati della difesa. Il processo vede sul banco degli imputati quindici manager della Miteni, l’azienda di Trissino fallita nel 2018, accusata di essere la principale fonte della contaminazione da Pfas.
Queste sostanze, riconosciute come rischiose per l’uomo e in alcuni casi cancerogene, hanno colpito circa 350mila persone residenti tra Vicentino, Padovano e Veronese, considerando solo la “zona rossa”.
La posizione di Rifondazione Comunista: “Che sia l’inizio della fine dell’impunità per la Miteni”
In attesa di questa sentenza, già battezzata come “storica”, il dibattito sul tema si è riacceso. Elena Mazzoni, responsabile nazionale ambiente di PRC-Sinistra Europea, e Silvia Stocchetti, segretaria di federazione di Rifondazione Comunista – Federazione di Vicenza, sono intervenute richiamando una recente sentenza che correla la morte di Pasqualino Zenere, un operaio Miteni, all’esposizione ai Pfas. “Che sia l’inizio della fine dell’impunità per la Miteni”, hanno dichiarato, aggiungendo: “La sentenza ha un valore concreto dentro il processo in corso e rappresenta un precedente di inestimabile significato su scala mondiale”.
Le due esponenti di Rifondazione Comunista hanno sottolineato come sia da anni che denunciano il disastroso impatto dell’inquinamento da Pfas su centinaia di migliaia di cittadini vicentini e veneti. “Da anni assistiamo alla noncuranza di governi e Regione nel farsi carico del problema. La popolazione è stata lasciata inerme di fronte allo strapotere della multinazionale dei veleni che si muovono spinte dalla sola logica degli interessi economici e del profitto, anche di fronte al palesarsi di sempre maggiori criticità nella salute pubblica, dei bambini e delle bambine in particolare.
Nulla è stato fatto davanti all’evidenza: né in ambito di argine e riparazione al problema, né in ambito della riconversione delle produzioni, né, finora, nel riconoscimento della malattia professionale, che prima dell’intervento della magistratura, ha visto l’Inail non discostarsi dalla condiscendenza che le istituzioni di governo hanno riservato alla Miteni, permettendole di fatto di continuare a fare profitti sulla pelle dei cittadini e delle cittadine”.
Concludendo il loro intervento, Mazzoni e Stocchetti hanno ribadito: “Ora serve rigore nel perseguire chi ha condannato a morte e fatto ammalare intere fasce di popolazione, e serve soprattutto una politica che sappia programmare un modello di produzione compatibile con la Salute e l’ambiente; una politica che tuteli i cittadini e le cittadine anziché girarsi dall’altra parte come ha fatto finora”.
La questione dei Vigili del Fuoco e l’esposizione ai Pfas
Parallelamente, i consiglieri regionali Renzo Masolo e Andrea Zanoni di Europa Verde hanno richiamato l’attenzione sulla questione legata all’esposizione ai Pfas del personale dei Vigili del Fuoco. “L’invito giunto ai Vigili del Fuoco di tutta Italia da parte della Direzione nazionale di acquisire, tramite i Comandi di propria pertinenza territoriale, informazioni riguardanti le azioni intraprese dagli organismi competenti territoriali per accertare la presenza di inquinamento ambientale da Pfas, suscita perplessità e preoccupazioni”, hanno dichiarato.
I consiglieri hanno spiegato che da tempo alcune ricerche hanno evidenziato i rischi per la salute conseguenti all’esposizione ai Pfas, contenuti in acque contaminate o in composti chimici come la schiuma utilizzata come agente estinguente. “I Vigili sono sempre in prima linea nel salvare vite umane, agendo spesso in condizione di esposizione da sostanze chimiche. I Pfas costituiscono una minaccia all’ambiente e alla salute delle persone, anche a quella di coloro che lavorano per salvare vite umane. È necessario garantire, anche a livello regionale, un biomonitoraggio dedicato al personale dei Vigili del Fuoco operante nelle aree a rischio, a tutela della loro salute”.
Masolo e Zanoni hanno ricordato che lo scorso anno il Consiglio regionale aveva respinto una risoluzione di Europa Verde che chiedeva uno studio sulle problematiche connesse ai dispositivi di protezione individuale (antifiamma), la presenza di PFOA nelle schiume antincendio e un monitoraggio di un campione di Vigili del Fuoco operativi in Veneto. “Alla luce della comunicazione interna ai Vigili del Fuoco, il tema torna alla ribalta e le istituzioni hanno il compito morale di non abbandonare chi difende la salute dei cittadini. La giustizia ambientale e la tutela della salute passano anche attraverso il riconoscimento del diritto alla salute per tutti i lavoratori esposti, Vigili del Fuoco inclusi”.