Verso il referendum sul taglio dei parlamentari: democrazia a rischio? Le voci del “no” e del “sì” con l’accento berico

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Referendum sul taglio dei parlamentari
Referendum sul taglio dei parlamentari

Si avvicina la data del 20-21 settembre in cui si terrà il referendum confermativo sulla legge approvata dal Parlamento che introduce il taglio dei parlamentari. In mezzo ci sono le ferie d’agosto ma soprattutto l’attenzione è assorbita dalle elezioni regionali, che si terranno lo stesso giorno. Ecco che allora rimane veramente esiguo lo spazio per un dibattito su quali siano le ragioni per votare sì e quali per votare no.

Intanto va precisato che non si tratta del solito referendum abrogativo, cioè per intenderci quello, descritto anche dalla canzone ‘Robespierre’ degli Offlaga Disco Pax in cui “se vinceva il no il divorzio c’era e se vinceva il sì il divorzio non c’era”, e che non ci sarà il quorum. In questo caso no vuol dire no al taglio dei parlamentari e sì vuol dire  sì al taglio.

VicenzaPiù da diversi mesi dà spazio alle voci del “sì” e del “no”. La maggior parte dei partiti ha votato sì alla riforma, con l’eccezione di +Europa e Forza Italia, che sono anche gli unici che stanno facendo campagna per il no. Come il deputato forzista vicentino Pierantonio Zanettin, che ha aderito al Comitato nazionale per il No,  che recentemente si è riunito in assemblea per organizzare la campagna referendaria. Il comitato sostiene, in sintesi, che il taglio dei parlamentari non porti a un risparmio significativo mentre invece ponga dei problemi di rappresentanza e indebolisca il parlamento, che nel nostro sistema dovrebbe essere l’organo principale della democrazia, non essendo l’Italia una repubblica presidenziale.

In questa campagna Forza Italia si trova, paradossalmente, a fianco di forze politiche di sinistra e di associazioni a difesa della Costituzione come i partigiani dell’ANPI. “Non è neanche una questione di Costituzione – ci spiega Zanettin -, io nel 2006 ho votato sì al referendum promosso dal centrodestra che voleva istituire il Senato delle Regioni, cambiando quindi la Costituzione. Il punto è proprio che questa legge è solo ideologica e non si accompagna a una riforma strutturale che ridisegni le funzioni dei due rami del Parlamento”.

E, aggiungiamo noi, non si accompagna nemmeno a una legge elettorale che garantisca la governabilità e faccia chiarezza sulla spinosa questione della rappresentanza. Ad oggi il dibattito sulla legge elettorale è ufficialmente rimandato a dopo le ferie. “L’unico argomento portato avanti dal Movimento 5 Stelle è quello del risparmio di soldi. Ma è un risparmio da poco, il costo di un caffè all’anno. E non vale la pena rinunciare a certi princìpi per così poco”.

Con il voto palese abbiamo avuto il 95% dei parlamentari favorevoli – chiude Zanettin con una battuta – con il voto segreto il 95% invece sarebbero stati contrari, perché secondo coscienza non la vorrebbero questa legge, ma dovendo obbedire ad ‘ordini di scuderia’ allora la votano“.

Fortemente contrario anche Giorgio Langellla, segretario regionale del Pci veneto, che teme una trasformazione in senso oligarchico: “ci sarà meno rappresentanza, e quindi meno democrazia, i partiti sotto il 5% saranno tagliati fuori, parliamo di milioni di elettori esclusi, viene meno un principio democratico fondamentale, che ogni cittadino possa avere un suo rappresentante in parlamento. Se fosse accompagnato da una legge elettorale proporzionale senza una soglia di sbarramento, questo taglio sarebbe più accettabile. Ma così si limità la libertà, la democrazia, la rappresentanza, per un risparmio che poi è solo una goccia nel mare di sprechi che ci sono nel nostro Paese. Per ridurre la spesa pubblica – chiude Langella con una battuta – sarebbe stato più utile riavere subito i 49 milioni della Lega“.

A Vicenza si è costituito un comitato provinciale affiliato a quello nazionale “Noallariduzionedeiparamentari“, che si dichiara “apartitico, anche se non contrario ad eventuali appoggi dei partiti in questa campagna referendaria“. Il comitato è affiancato dal Cdc, Comitato a difesa della Costituzione, che ha dato battaglia anche nel 2016, anche se, ci spiega uno dei membri Francesco Lovo, “non eravamo contrari a tutti i contenuti del referendum di Renzi, ma votando sì si accettavano anche le parti negative, che erano comunque molte di più di quelle positive. Però quello era più strutturato, c’erano tante cose, questo è solo un taglio“. E come si fa a spiegare agli elettori che questo taglio è sbagliato?

Si sente spesso dire, i xe masa, sono troppi, riferendosi ai parlamentari” prosegue Lovo. E non è forse vero, chiediamo, che ne abbiamo di più degli Stati Uniti, pur essendo un Paese più grande del nostro? “No, non è vero, perché gli Stati Uniti sono una repubblica federale, non ci sono regioni, ci sono Stati, e ogni Stato ha a sua volta Camera e Senato. Quindi il conteggio è diverso. Stessa cosa per la Germania, i Länder tedeschi sono Stati, non Regioni. E se guardiamo a Francia e Inghilterra, loro ne hanno di più. Poi c’è un problema di costituzionalità, e infatti la Basilicata ha presentato ricorso, perché si troverebbe ad avere gli stessi senatori di Trento e Bolzano pur essendo più grande. Si creerebbe un problema di equa rappresentanza, anche delle minoranze, e quindi di conseguenza ci sarebbe una questione democratica“.

Questo per quanto riguarda il fronte del no, che a livello partitico (nel senso di partiti che stanno in parlamento attualmente) è rappresentato solo, come detto prima, da “+Europa” e “Forza Italia”, ed è affiancato da associazioni e comitati cittadini a difesa della Costituzione. Ma il fronte del sì è davvero così compatto come sembra?

Il Partito Democratico non ha ancora una posizione ufficiale – ci spiega il segretario cittadino di Vicenza Federico Formisano -, ma essa verrà esposta entro fine mese in un’assemblea con gli iscritti. La mia posizione personale è di essere favorevole al taglio dei parlamentari, perché 900 sono troppi in proporzione alla popolazione italiana. Anche confrontandoli con gli Stati Uniti, per esempio”.

Ma quella è una repubblica federale, facciamo notare. “Certo, ma sono comunque troppi, quindi io sono assolutamente a favore del taglio. Ma penso che il taglio debba essere accompagnato da una riforma della legge elettorale“.

E se non si dovesse fare in tempo, e sarà così a causa delle ferie estive di mezzo, a fare la legge entro il 20-21 settembre? “Io rimango per il sì. Il taglio va fatto. Io ero a favore anche della riforma del 2016, in quel caso il taglio era accompagnato anche da una riforma del sistema, in questo caso no, ma è giusto ridurre il numero dei parlamentari“.

Decisamente favorevole è Silvia Covolo, deputata vicentina della Lega, che conferma la linea del partito in parlamento: “Il taglio bisogna farlo. Lo chiedono i cittadini nell’ottica del risparmio e della riduzione della spesa pubblica. Chiaro che poi sarà più difficile per gli eletti, sarà un onere in più. Dovranno essere rivisti i collegi, dovranno cambiare i regolamenti interni“. E non si dovrebbe, chiediamo, cambiare anche la legge elettorale? “Quella c’è tempo per farla dopo, sarà molto difficile farla prima del voto. Adesso l’importante è il referendum”.

Il collega di partito Erik Pretto, anch’egli deputato vicentino, pensa invece che una legge elettorale in tempi brevi sia possibile: “in un mese e mezzo la si può fare – ci spiega – anche con la collaborazione del presidente della Repubblica. Manca la volontà politica, perché PD e 5Stelle vogliono solo arrivare a fine legislatura, galleggiando“.

Il taglio, comunque, e come chiede il Movimento ex alleato della Lega, s’ha da fare. “Prima si fa il taglio dei parlamentari – dice Pretto – poi la legge elettorale, e noi siamo per un maggioritario che garantisca la governabilità e impedisca i ribaltoni come capita nei Comuni, e poi si va a votare per dare un governo forte agli italiani. Perché è giusto che il prossimo presidente della Repubblica venga eletto dal nuovo parlamento, quello ‘alleggerito’ dalla riforma“.

Anche Vincenzo Forte, candidato di Fratelli d’Italia a Vicenza per il rinnovo del consiglio regionale, segue la linea del suo partito in parlamento, ma auspica una riforma della legge elettorale. Una legge che, verrebbe da dire, è come certe zitelle: tutti le vogliono, ma nessuno se le piglia. “Fdi chiede da anni il taglio dei parlamentari. Ma vogliamo una legge elettorale in linea con le elezioni amministrative ed europee in cui vengano eliminate le liste bloccate ed inserito lo strumento delle preferenze personali. Così  – conclude Forte – i cittadini possono scegliere i propri rappresentanti e i parlamentari sono legati al territorio”.


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