In Veneto salpa “Nave 2”, progetto regionale di rete di contrasto allo sfruttamento e tutela vittime. Lanzarin: modello vincente

129

Una bottiglia d’olio biologico del Garda, denominato ?Riscatto’, prodotto negli uliveti di Costermano dalle persone accolte dalla Comunità dei Giovani di Verona, è l’immagine-simbolo del progetto Nave 2, il network (l’acronimo sta per Network Antitratta Veneto) al quale aderiscono 98 enti pubblici e privati del Veneto per tutelare le vittime di tratta e schiavitù e contrastare le reti criminali. La bottiglia d’olio, è stata donata da Mauro Anselmi, presidente della comunità veronese che dal 1972 opera nel recupero dal disagio sociale e ora accoglie vittime della tratta, agli assessori al sociale della Regione Veneto e del Comune di Venezia, i due enti rispettivamente ?regista” e “capofila” del progetto Nave, in occasione della presentazione pubblica dell’avvio della seconda fase.

“Il fenomeno della tratta non è solo sfruttamento sessuale della prostituzione – conferma l’assessore regionale al sociale Manuela Lanzarin – ma comprende anche sfruttamento lavorativo, caporalato, accattonaggio, matrimoni forzati, riduzione in schiavitù. E’ un fenomeno pervasivo e sommerso, difficile da identificare. Ma che può essere prevenuto e contrastato solo se tutte le ?agenzie’ del territorio si mettono in rete e lavorano insieme. Questo è il valore del progetto Nave: lavorare con una logica di ?filiera’ tra pubblico e privato, tra forze dell’ordine, istituzioni locali e privato-sociale, consente di fare prevenzione, di intercettare le mafie criminali e di aiutare le persone a denunciare e a recuperare dignità e futuro in un quadro di legalità”.

“I numeri parlano chiaro”, ha sottolineato la rappresentante della Regione Veneto, che della rete è la ?cabina di regìa’. “Il progetto Nave – elenca – ha consentito di contattare sinora quasi 2500 persone, di individuare circa 500 potenziali vittime e di avviare a percorsi di riscatto e integrazione sociale oltre 120 persone, tra adulti e minori, nonché di attivare ben 32 collaborazioni con l’autorità giudiziaria contribuendo così, in maniera attiva, a smantellare imprese del crimine. Quella veneta è diventa una esperienza vincente, presa a modello a livello nazionale. Dobbiamo, quindi, continuare a investire e ad estendere la rete, per riuscire a coprire tutto il territorio regionale e a trasferire questa metodica di intervento sociale anche ad altri settori”.

Obiettivo di “Nave 2”, che proseguirà fino a febbraio 2019, è riuscire a contattare 3600 persone e attivare 184 programmi di protezione sociale per dare una alternativa di vita ad altrettante vittime dello sfruttamento criminale. Il budget complessivo di Nave 2, che coinvolge procure, prefetture, forze dell’ordine, comuni, servizi sociosanitari, ispettorati del lavoro, università, fondazioni, cooperative, associazioni e volontariato sociale, ammonta a 2.253.587 euro, di cui 1,7 erogati dal Dipartimento nazionale Pari Opportunità. Il resto è cofinanziato dagli enti partecipanti, con un ulteriore contributo della fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo (22 mila euro per tirocini lavorativi) e di Save The Children (60 mila euro per percorsi di inclusione per minorenni).

Al confronto sulle modalità operative e gestionali del progetto antitratta sono intervenuti Cinzia Bragagnolo, responsabile del progetto Nave per il Comune di Venezia, il maggiore Giuseppe Bertoli, comandante del Nucleo investigativo dei carabinieri di Vicenza, Stefano Marconi, capo dell’Ispettorato interregionale del lavoro, e Riccardo Sommariva, questore aggiunto e direttore dell’Ufficio Immigrazione di Venezia.