Tre anni fa, il 7 novembre 2016, moriva a 82 anni Leonard Cohen, il vicentino Langella: oggi è uscito il suo disco postumo

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Cantautore, poeta, scrittore, artista, Leonard Cohen ha scritto canzoni memorabili di altissimo livello, con testi meravigliosi. Ha cantato la vita e l’amore, il dolore e l’oscurità dei nostri tempi, la bellezza e la necessità della pace … sempre in maniera educata e sincera. Dura e dolcemente romantica quando necessario. Senza fronzoli. Senza smancerie. Quando se ne è andato ha lasciato la parte recitata e cantata di alcune canzoni che erano rimaste incompiute con la sua voce profonda e ruvida e, insieme, morbida come il velluto. La voce di un vecchio, certo, ma quale bellezza, quanta emozione provoca all’ascoltarla. Leonard Cohen era troppo debole per finire le registrazioni.

Oggi è uscito il suo disco postumo (in copertina il primo estratto The Goal) che contiene i suoi “ultimi versi”. L’ha concluso, in tre anni, suo figlio Adam che ha coinvolto musicisti noti e meno noti. Il risultato è un’opera composta da nove brani, breve (una trentina di minuti) ma talmente intensa da risultare definitiva, intitolata “Thank for the Dance”. Signori, siamo di fronte a un capolavoro. I brani si susseguono con una malinconia tenera e calma. Si parla di esperienze, idee, ricordi. Una poesia pura che descrive la vita di tutti i giorni, i pensieri di un vecchio che sa che tutto può e deve finire. La sua voce pur essendo, se possibile, ancora più profonda e roca del solito esprime una dolcezza e una consapevolezza sconvolgenti. Si sente che Leonard Cohen ha il corpo stanco, i versi sono quasi sussurrati, ma l’anima (se esiste) e l’intelligenza, la sensibilità e la bellezza sono ancora lì, presenti. E ci abbagliano ancora.

Con questo lavoro Leonard Cohen ci regala un’altra gemma della sua creatività. Lo possiamo immaginare, alla fine di tutto, mentre si toglie il cappello e con un leggero inchino saluta chi lo ha saputo ascoltare e che, magari, è cresciuto con la sua poesia e la sua musica. Sorridendo come sanno fare i vecchi che sono riusciti ad essere in pace con la loro vita e la loro storia. Per loro la morte non vuol dire rassegnazione, ma soltanto qualcosa che ha a che fare con l’esistenza stessa.

Queste alcune altre canzoni di Leonard Cohen

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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.