Furto da rimanere imbambolati: ad Abilmente rubano una, due, tre bambole di stoffa marito e moglie di Parma “pronti a pagarle” ma…

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L’espositrice, titolare dello stand n. 500 ad Abilmente autunno, che si svolge fino al 21 ottobre alla Fiera di Vicenza (IEG), quando ha scoperto il furto di una sua bambola di stoffa e lo segnalava alla sicurezza interna verso le 14.50 forse non immaginava di essere entrata in una storia di ladri un po’ folli, ma anche, forse, passionali come tutti i collezionisti di qualcosa a prescindere dal valore venale degli oggetti al centro della loro attenzione compulsiva. Se ve lo dice un ex collezionista di francobolli, che, però, non li rubava, leggete questa storia con un pizzico di sorriso e comprensione per l’umana debolezza.

Ebbene la signora descrive alla sicurezza i due autori, per lei sessantenni, del furto e il personalw di sorveglianza non fa fatica a rintracciarli mentre sono ancora in giro, immaginiamo estasiati, lungo i corridoi vicini. Li fermano, chiamano la Polizia di Stato, che arriva e si trova davanti proprio due sessantenni, un uomo e una donna, marito e moglie provenienti da Parma e a loro il “ladro”, E. G. di 58 anni, dice subito: “lo so perché siete qui, abbiamo rubato tre bambole, che siamo pronti a pagare…“.

E sì perché oltre alla bambola di chi ha segnalato il fatto altre due ne hanno sottratte in altri due stand i due collezionisti compulsivi, che di “azioni” analoghe, ci dice stamattina il dr. Cristiano Fiorin della Questura di Vicenza, ne compiono da tempo in varie fiere in cui si espongono bambole di stoffa.

Loro, conoscendo procedure e reati, si dichiarano pronti a pagare per le bambole sottratte. Ma, se un espositore del 1964 di Bassano del Grappa accetta l’indennizzo, quantizzato in 60 euro, e non sporge denuncia, vengono acquisite, invece, le denunce di un altro derubato, un espositore di Bologna del 1972, che non accetta i 90 euro di valore dell’oggetto del desiderio dei due ladri di bambole low cost ma non per questo per loro meno attraenti, e della signora, una lecchese del 1970,  all’origine della caccia al ladro che non dà un valore se non affettivo alla prima bambola rubata, che non era in vendita ma solo in esposizione.

Giusto punire i ladri, tanto più se “reiterano” il delitto, come fanno i due coniugi parmensi, ma ci piacerebbe sapere il perché e l’origine di questa loro loro “furtiva” passione…

Magari desiderano qualcosa di più, magari più struggente e intimo, delle bambole che quel desiderio, però, impersonano.