Veicoli elettrici. Com’è difficile passare dalle parole ai fatti…

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Per alcuni le auto elettriche costituiscono una delle alternative contro l’inquinamento. Anche se non viste di buon occhio perché per produrle ci vorrebbero meno braccia di quelle che producono gli altri veicoli (1), comunque, ai livelli attuali delle produzioni inquinanti, rappresentano un’alternativa. Certo, c’è il problema che anche le elettriche fanno traffico e parcheggi, ma sembra che gli addetti al nostro risanamento ambientale lo valutino poco (2).
Comunque, questi veicoli si vendono meno dell’anno scorso: -24% a luglio.
Pur considerando che tutti i veicoli hanno problemi di produzione per la scarsità di materie prime (per la guerra russa e non solo), la nostra percentuale è un campanello d’allarme.
Oltre al fatto che i veicoli elettrici continuano a costare molto di più degli altri, la disincentivazione della scarsa autonomia degli stessi (se non a prezzi molto più alti delle medie) e la altrettanto scarsa presenza di punti di rifornimento… fanno a gara a chi meglio contribuisce a far restare questo mercato una nicchia.

Secondo il sito specializzato in mobilità elettrica InsideEVs (4), su 506 stazioni di servizio autostradali, 59 (11,6%) dispongono di colonnine, con 254 punti di ricarica (3). Queste sono essenzialmente a Nord e spariscono a Sud: Emilia Romagna, Lombardia, Valle d’Aosta e Umbria, dispongono di più di un’area di servizio attrezzata ogni 100 km; mentre Basilicata, Molise e Sicilia non hanno neanche una stazione.

Da una parte le oggettive difficoltà (crisi e problemi mondiali), dall’altra quelle soggettive (stazioni di servizio e incentivi nazionali), fanno sì che passare dalla parole ai fatti per questo piccolo tassello per combattere il riscaldamento globale sia una chimera.

Poi ovviamente c’è da discutere/capire se questo tassello sia – con l’evoluzione dei drammi climatici e geopolitici – così importante e, per esempio, non sia solo una scusa per far continuare il business dei produttori e tenere calmi i sindacati che fanno finta che le filiere di produzione di mezzi privati, se vogliamo vivere, non possono che essere destinate all’estinzione.

1 – ovviamente questo potrebbe essere un bene perché, per esempio, gli addetti potrebbero non essere numericamente meno ma lavorare meno tempo rispetto ad ora, anche in considerazione che il business per i “padroni” c’è ed è abbondante (un nome a caso: Tesla e Elon Musk)
2 – Non solo COP internazionali, ma anche i nostri governi che continuano a sfornare incentivi per l’acquisto e, ora, si parla di ulteriore elevazione del reddito minimo (30mila) per poterne usufruire.
3 – Le stazioni di servizio diventano poi 38 (7,5%) e 172 punti di ricarica se si considerano le colonnine cosiddette ad “alta potenza” (da 150 a 350 kW), necessarie per ricaricare in tempi ragionevoli (15-30 minuti a seconda del modello).
 

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Fonte: Veicoli elettrici. Com’è difficile passare dalle parole ai fatti…

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