Zonin accelera l’aumento di capitale, Corveneto: già conferiti beni per 107 milioni

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Casa vinicola Zonin accelera sull’aumento di capitale. L’operazione è già approdata alla fase di short list, la definizione dell’elenco ristretto di offerte, e la spa di Gambellara ha «al vaglio una serie di proposte per l’ingresso di un investitore». Dopo le indiscrezioni della scorsa settimana, la società vinicola ha confermato ieri con una nota l’operazione di rafforzamento di capitale, che a questo punto è data in chiusura nel giro di qualche settimana, e comunque prima dell’estate, in parallelo alla chiusura del bilancio 2017, che – è stato anticipato ieri – si chiuderà con ricavi consolidati della produzione che supereranno per la prima volta i 200 milioni, salendo a 201, +4,2% rispetto ai 193 del 2016, quando il bilancio si era chiuso con un utile consolidato netto di 5,4 milioni.
Un modo per puntualizzare alcuni aspetti dell’operazione, «in corso», affidata a Mediobanca. Per esempio che sarà tutta in aumento di capitale, senza cioé che i soci della Vinicola estraggano risorse vendendo azioni: «L’operazione non prevede alcuna cessione di quote societarie da parte della famiglia Zonin»,specificano da Gambellara. E si tratterà di un aumento di capitale riservato, nella società passata nelle mani dei tre figli dell’ex presidente di Bpvi, Gianni Zonin, – Domenico, Francesco e Michele, affiancati dall’amministratore delegato Massimo Tuzzi – per una quota comunque di minoranza, «per supportare l’importante piano di crescita e sviluppo internazionale del gruppo». Un modo per dire che il rafforzamento patrimoniale è fatto per espandersi all’estero, a partire dal progetto che punta a produrre in Cile 6oo mila bottiglie di vino nell’arco di tre anni, e magari, a dar retta alle indiscrezioni, aggiungendo altro, come potrebbe essere una tenuta in California, che si affiancherebbe a quella in Virginia, storico primo investimento all’estero di Zonin. Espansione all’estero, da cui viene l’85% dei ricavi, dunque alla radice dell’operazione, e non la necessità di rimettere sotto controllo l’indebitamento rispetto a fatturato e guadagni, come sosteneva un articolo del sito Business Insider, nella nuova fase di concentrazione bancaria, in cui la gamba Bpvi è venuta meno.
Altre conferme non arrivano sull’operazione in corso. Come la dimensione di un aumento di capitale fissato dai rumors tra i 50 e i 70 milioni, per una società il cui valore sarebbe fissato a 300 milioni. Come i nomi dei fondi a cui il piano sarebbe stato sottoposto, che andrebbero, secondo le indiscrezioni, dai fondi americani a quello francese specializzato nell’agroalimentare Unigrains, all’italiano Idea Taste of Italy, fino alla 21 Investimenti guidata da Alessandro Benetton (che tra l’altro gestiva il fondo Giada, in cui Popolare di Vicenza deteneva il 56% delle quote), che ha il dossier sul tavolo, pur se non è mancato chi ha fatto notare come la taglia dell’operazione non sia quella tipica delle Pmi in cui interviene 21 Investimenti, che opera oltretutto con operazioni in cui prende la maggioranza delle società.
Se la chiusura dell’operazione è tutta da vedere, è certo invece che era stata preparata per tempo. A partire dal riordino societario, che a dicembre aveva semplificato la galassia Zonin, concentrando nella Casa Vinicola spai beni e le attività delle nove tenute italiane, già concentrate nella Azionaria conduzione terreni agricoli. Operazione conclusa davanti al notaio il 27 dicembre con l’atto di scissione che formalizzava il progetto approvato dalle assemblee delle due società. Ovvero di conferire alla Vinicola terreni e fabbricati delle tenute italiane, valutati 194 milioni, ma anche partecipazioni per 2,6 milioni di euro (tra cui 5.406 azioni Cattolica e il 28% del capitale della tenuta americana Barboursville Winery), crediti verso clienti e debiti con le banche per 36 milioni, e tutti i marchi di proprietà della Acta spa, con i vari mercati di registrazione. Un’operazione che trasferisce un patrimonio netto di 107 milioni di euro, buono per semplificare la struttura societaria e concentrare il valore nella Spa che deve aprirsi agli investitori.
di Federico Nicoletti dal Corriere del Veneto