Autostrada A4 Brescia-Padova, Pietrobelli sul Fatto: “ennesimo regalo pubblico ai Benetton”

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Benetton
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Il sassolino nell’ingranaggio di uno sconcertante dòmino infrastrutturale durato quindici anni porta il nome di Besenello, Comune di 2.700 anime in Vallagarina, fra Trento e Rovereto. Non avesse fatto strenua resistenza alla delibera del Cipe (adottata con ilplacet di quattro ministeri) che nel 2013 dava il via libera al tratto veneto dell’autostrada Valdastico Nord, non si sarebbe scoperchiato il pentolone di una concessione dai piedi di argilla, per una delle autostrade più redditizie d’Italia. Riguarda la società A4 Holding spa che gestisce la “Serenissima” Brescia-Padova, un tratto trafficatissimo dall’alta redditività.

Nel 2007 Anas prorogò la concessione (in scadenza nel 2013) in base all’impegno della società a completare verso Trento la A31, quella che nel secolo scorso era conosciuta come Pi-Ru-Bi, in quanto voluta (ma costruita solo da Vicenza a Piovene Rocchette) dai potenti democristiani Piccoli, Rumor e Bisaglia. A4 Holding avrebbe continuato a gestire A4 e A31 in base al presupposto di riuscire entro il 2026 (scadenza della proroga) a collegare Veneto e Trentino, sgravando il traffico dell’Autobrennero.

Questo è il prologo di una storia in cui l’autostrada che non sarà mai finita s’intreccia con furbate all’italiana, connivenze di apparati tecnico-politici dello Stato, con una compravendita da 600 milioni di euro e con una concessione – secondo i giudici – a dir poco opaca. Il primo filone si è chiuso il 4 febbraio, quando le sezioni unite della Cassazione hanno dato ragione al sindaco di Besenello. Il Cipe aveva sbagliato ad autorizzare il primo lotto della Valdastico Nord, che ne prevedeva la costruzione solo in territorio vicentino e faceva – in modo “illogico e irrazionale” – uno spezzatino di un’opera concepita unitariamente, priva di senso senza il secondo lotto fino all’Autobrennero. Il Tar del Lazio aveva graziato il Cipe, il Consiglio di Stato gli aveva dato torto. Ora la bocciatura della Valdastico Nord è definitiva.

La sentenza apre uno squarcio su una seconda storia. Pochi giorni fa la procura della Corte dei Conti di Roma, dopo un’inchiesta del pm Massimo Perin, ha citato in giudizio cinque membri del Cda di Anas del 2006, l’allora presidente (onnipotente) PietroCiucci, Eugenio Pinto, Sergio Scicchitano, Umberto Siola ed Enrico Della Gatta. Ai primi quattro è contestato un danno erariale di 160 milioni di euro, al quarto solo di 17,8 milioni. La loro “colpa grave”? Aver autorizzato la proroga della concessione sulla base di un’idea, più che di un progetto fattibile, perchè all’epoca la Provincia autonoma di Trento era contraria alla prosecuzione della Valdastico. Solo nove anni dopo, nel 2015, le posizioni dei trentini avevano cominciato ad ammorbidirsi, con la valutazione di tre possibili progetti. Ma nessun accordo a tutt’oggi è stato raggiunto. Eppure Anas ha pubblicato il bando di gara (2010) e approvato (2012) – senza intesa con Trento – il progetto preliminare ridotto a un solo lotto (1,3 miliardi di euro, mentre il secondo sarebbe di 2,7 miliardi), su indicazione del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (2013). Tutto sembrava fatto apposta per motivare l’allungamento della concessione, anche se si sapeva che la Valdastico non era nemmeno cantierabile.

Ma perchè le contestazioni ai vertici Anas? Questo è il terzo capitolo della storia, un regalo ai privati. A4 Holding era di proprietà di Intesa San Paolo, Astaldi e famiglia Tabacchi, i quali la cedettero nel 2016 – dopo aver ottenuto la proroga – agli spagnoli di Abertis. Il prezzo per il 51% fu di 594 milioni, che diventano ora la base del calcolo del danno erariale “per mancate entrate cagionato al bilancio dello Stato”. Abertis (che oggi ha il 90% di A4 Holding) dal 2018 è controllata di Atlantia, cioè dai Benetton.

Cosa accadrà ora? La concessione ballerina ha una ricaduta che riporta ancora a Trento, o meglio alla Regione Veneto, che sulla conclusione della Valdastico Nord puntava per sostenere i flussi di traffico della Pedemontana Veneta (2,5 miliardi) in corso di costruzione da anni. Un puzzle dalle ricadute impensabili e un punto interrogativo su una concessione anomala che in passato è stata a rischio di infrazione europea.A4 Holding però non molla e punta a ottenere il via libera da Trento sul progetto completo, con innesto della Valdastico Nord a Rovereto Sud. A quel punto, Europa permettendo, chiederebbe una nuova proroga, per fare quell’autostrada che in 15 anni non è riuscita nemmeno a progettare e che dalla prima pietra richiederebbe dieci anni di lavoro.

Sarebbe una beffa, visto che Atlantia (via Abertis) si tiene un’autostrada che macina 70 milioni di utili l’anno e la cui concessione è stata prorogata senza che vi fossero i presupposti. Il ministero potrebbe rimetterla a gara. Il neoministro Enrico Govannini che dice?

Giuseppe Pietrobelli sul Fatto