Messina novello Attila: fa appassire i fiori di palazzo Thiene a Vicenza come i risparmi dei soci BPVi e Veneto Banca recisi per Intesa da Padoan e non rivitalizzati da Tria

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Al primo piano di Palazzo Thiene, la cui facciata dà su Contrà Porti Thiene nel centro storico di Vicenza, c’é Banca Intesa Sanpaolo che occupa grandi uffici in affitto da Immobiliare  Stampa spa che appartiene alla BPVi in liquidazione coatta amministrativa. Dopo aver rilevato per 50 centesimi la parte buona della ormai defunta Banca Popolare di Vicenza, ricevendo in dote anche miliardi di euro cash, i nuovi padroni finanziari di Vicenza risparmiano su tutto. Anche sui fiori del balcone fatti prima appassire e poi completamente rinsecchiti (vedi foto). È così che si rispetta la città? Facciamo noi una colletta per far rinascere quei fiori? Bastano 10 euro, 20 volte il prezzo pagato per la BPVi?

O li chiediamo al nuovo ministro dell’Economia, Giovanni Tria, che prosegue nell’opera del suo predecessore Pier Carlo Padoan, che ha fatto passare mesi e anni preziosi prima di essere costretto a… donare il salvadanaio di Vicenza a Carlo Messina e ai suoi padroni?

Infatti  Tria, col supporto di Giuseppe Conte che non ha ancora emanato il decreto attuativo della legge 205 pronto da tempo (doveva essere già firmato entro il 30 marzo dal precedente governo) sulla sua scrivania e dei due parlamentari pentastellati che, dopo il primo rinvio al 31 ottobre 2018 approvato in Senato, lo stanno ulteriormente depotenziando e ritardando al 31 gennaio 2019, sta facendo passare mesi preparandosi a far scorrere anni per negare il giusto ristoro ai soci.

Ma, allora, visto che grazie anche ad alcune associazioni di soci BPVi e Veneto Banca, sta raggiungendo il suo scopo, Tria  prelevi dal suo cassetto non i 1.574.000.000 di euro disponibili dei  conti dormienti, di proprietà morale dei soci traditi (solo morale, però, visti i rinvii e le manovre annacquanti del governo del perpetuamento dei privilegi del sistema finanziario) ma almeno quella decina di euro per far annaffiare quelle povere piante distrutte dall’incuria di Intesa Sanpaolo.

Quei fiori appassiti, un insulto per la bellezza del centro di Vicenza, sono il simbolo perfetto di quanto la banca nata dalle ceneri (stupro) di un altro Istituto di origini vicentine, la Banca Cattolica del Veneto, abbia cura del territorio appena conquistato a cui neanche versa i 100 milioni di euro di “sussidio” promessi in 4 anni (e neanche cash ma solo in titoli) solo perché qualcuno, magari un vecchietto che ha disperato bisogno dei suoi risparmi, si è azzardato a chiamarla in causa per riavere da chi ha ereditato la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca con i loro beni e conti i soldi versati dai soci che quei beni e quei conti hanno fatto fiorire.

Neanche Carlo Messina, da moderno diserbante portato in città da Padoan e ora aperto da Tria, fosse il novello Attila, flagello di Dio e di Vicenza: dove passava lui non cresceva più un filo d’erba.