Caro bollette, dalla Lega una proposta: “Usiamo i soldi del Reddito di Cittadinanza. Basta fannulloni”

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I consiglieri Vianello e Michieletto

Caro bollette? I consiglieri regionali dell’Intergruppo Lega-Liga Veneta Gabriele Michieletto e Roberta Vianello propongono una loro soluzione: usare le risorse del Reddito di Cittadinanza.

Ovvero, la misura che viene descritta come “un flop clamoroso, utile solo per mantenere chi ha poca voglia di lavorare”. Proprio oggi, la cronaca riferisce di una operazione della guardia di finanza nel Triestino contro percezioni indebite del sussidio (leggi qui).

“È il momento di abolire questa nuova Cassa per il Mezzogiorno – dicono i due consiglieri -, e destinare le risorse a famiglie che hanno davvero bisogno e alle aziende che chiudono per il caro gas o il caro bollette. Il Veneto è stanco di mantenere disoccupati sul divano: aiutiamo chi ha davvero bisogno”.

Per questo, Michieletto e Vianello hanno depositato oggi una mozione con la quale chiedere al futuro Governo italiano l’abolizione del Reddito di cittadinanza, tra l’altro prevista nel programma di governo del Centrodestra, e l’utilizzo delle risorse a favore di imprese e famiglie.

“Il Reddito di cittadinanza ha aiutato solo una quota minimale di chi aveva davvero bisogno – osservano i consiglieri regionali -. Per la maggior parte, si è trasformato in una mancetta a disoccupati e ragazzi con poca voglia di fare. Il nuovo Governo metta fine a questo spreco e utilizzi le risorse del Reddito di cittadinanza per aiutare famiglie ed imprese colpite dalla crisi energetica.

Non siamo nella condizione di mantenere ‘fannulloni di Stato’. Le nostre famiglie non riescono a pagare le bollette, le nostre aziende chiudono perché costa più lavorare che tenere chiuso. Abbiamo presentato una mozione in Consiglio regionale per mettere la parola fine a questa oscenità pagata dai contribuenti.

Ci auguriamo che il nuovo Governo dia i soldi a chi ne ha veramente bisogno, magari usando gli strumenti che già ci sono, senza dover ricorrere alle mancette borboniche”, concludono Michieletto e Vianello.