Il caso Giovanni Villa, una compagna di studi scrive: Variati avventato, lui competente ma vinse il concorso di ricercatore a Bergamo mentre una parente era professore ordinario

1100

Egregio direttore, ho avuto l’occasione di seguire a distanza (abitando a Venezia) le ultime “vicende” che riguardano il prof. Giovanni Villa a Vicenza, mio compagno di studi alla Specializzazione, apparse più volte sul vostro giornale. Da un lato mi sorprendo di quanto succede avendo conosciuto la persona e, perciò, attendiamo gli esiti nelle sedi opportune, dall’altro mi domando come si sia potuto designare come direttore del museo di Vicenza una persona che, pur molto competente nella materia per via anche dei cataloghi scientifici che ha prodotto sul museo vicentino, fisicamente svolga un altro lavoro e in altra città e regione. Anche l’Università avrebbe dovuto vigilare.

Ritengo poi, mi si consenta, assai avventato il primo cittadino (Achille Variati, ndr).
Il museo è un bene pubblico che deve essere gestito in modo efficace e responsabile. Con personale in presenza.
Manca tuttavia nelle città e in particolare nelle piccole province, la classe dirigente della cultura che d’altronde non può formarsi né emergere con meccanismi di avvicendamento chiusi in partenza o con politiche di confinamento della cultura stessa. Diciamolo, spesso i direttori non “servono”: molti musei, comunali e non, hanno qualcuno che segue l’amministrazione e basta, i conti.
La cultura povera Cenerentola è tuttalpiù l’occasione per fare cassa subito, lasciando terreni inariditi per il presente e il futuro. Grande miopia.

Per concludere sui “pateracchi” onestamente devo dire che quando il prof. Villa vinse il concorso di ricercatore a Bergamo, certo presumo per merito, una parente svolgeva in quell’Ateneo il ruolo di professore ordinario. Questo è noto, ma è sfuggito forse ai più.
Altri sono i casi nella nostra regione e non solo.
E’ un costume ormai diffuso? Non so. Così parrebbe.

Tutto il sistema italiano fa acqua e da tutte le parti.
Tutti tacciono, in questo avete ragione.

Cordiali saluti
Letizia Caselli