Inchiesta Report su tamponi rapidi Covid, dg Sanità veneta Luciano Flor: “informazioni distorte e dati parziali, chi sbaglia paga”

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Dottor Luciano Flor direttore generale della Sanità veneta
Dottor Luciano Flor direttore generale della Sanità veneta

I telefoni hanno iniziato a squillare già lunedì sera, a servizio trasmesso. Un nuovo punto della situazione ieri mattina, prima della consueta conferenza stampa in diretta dalla sede della Protezione Civile di Marghera. Il presidente della Regione, Luca Zaia, appare segnato. «Umanamente mi ha colpito» dice. Il servizio della trasmissione televisiva Report , “Il giallo Veneto”, ha fatto riesplodere il caso tamponi rapidi, portando sotto i riflettori lo scontro tra la Regione e il professor Andrea Crisanti. Lascia sul campo dubbi, solleva interrogativi sull’attività di tracciamento e sugli asintomatici “fantasma” durante la seconda ondata.

«La misura è colma» si commenta ai piani alti di Palazzo Balbi. Girano voci (poi smentite) di dimissioni da parte del dg della sanità veneta, Luciano Flor, protagonista di un fuori onda che è sale sulle ferite causate dallo scontro tra la Regione e il prof del modello Vo’. «La misura è colma» si ripete. E dopo una mattinata a recuperare le forze, la Regione organizza la risposta schierando tutte le (sue) parti in causa. «Ora basta, è un problema di serietà» dice Flor dalla sede di Azienda Zero quando sono le 16.30. «Alla trasmissione sono state date informazioni distorte e dati parziali. Quello che è accaduto è grave. Se procederemo contro Report e il professor Crisanti? Chi sbaglia paga».

Carte alla mano, Flor si presenta davanti ai giornalisti con le copie «delle comunicazioni formali» sull’approfondimento condotto dal professor Crisanti che bocciava l’attendibilità dei tamponi rapidi di prima e seconda generazione. «Sento la necessità di rendere pubblico tutto, non possiamo all’infinito girare intorno a equivoci» attacca Flor. «Ecco il famoso studio: due pagine e una tabella. Lo studio sui tamponi rapidi non c’era, la casa farmaceutica Abbott che produce i tamponi mi aveva chiesto quella ricerca e io ho pensato che me lo chiedessero per farci causa. Dopo le verifiche, ho risposto che quello studio non c’era. Trovo grave confondere una lettera a un direttore generale con uno studio… E questo avrebbe causato una grande mortalità in Veneto?» alza le carte con la mano destra Flor. «Il 21 ottobre ricevo una lettera di Crisanti in cui vengono messi in dubbio i tamponi rapidi, il 30 ottobre 2020 la Abbott chiede informazioni su quella ricerca» ricostruisce.

«Chiedo ai direttori di Malattie Infettive e Pronto Soccorso (dell’Azienda ospedaliera di Padova, Anna Maria Cattelan e Vito Cianci, ndr): mi dicono che lo studio non c’è. Chiedo a Crisanti: mi dice che non è uno studio ma un approfondimento diagnostico. Il 5 febbraio 2021 la ditta torna a chiedere lo studio, che ancora non c’è. Lo studio verrà pubblicato il 26 marzo 2021: su 1.500 tamponi solo tre hanno dei problemi». Flor definisce «parziale e grave» sia la ricostruzione fatta dalla trasmissione sia la condotta del professor Crisanti, che tende a non nominare mai. «Questo sarebbe insabbiare? È una vergogna. Non possiamo permettere che vengano fatte accuse così gravi. Se procederemo per tutelarci? Ripeto, il fatto è grave». La Regione, essendo il professor Crisanti un dipendente dell’Università di Padova che lavora in convenzione per l’ospedale (ovvero per il servizio sanitario regionale) come direttore del Dipartimento di Medicina Molecolare, ha solo una possibilità: sospendere la convenzione.

«Valuteranno i legali, chi sbaglia paga». fuori onda L’inchiesta di Report ha fatto rumore per un fuori onda dove il dg Flor dice a Danilo Procaccianti «perché pensa che mi sia affrettato a dire che lo studio non c’è. La ditta ci fa causa e ci chiede i danni, quindi meglio dire che lo studio non c’è». Ma Flor non ci sta. «Non c’è ingenuità, pensavo di avere di fronte un interlocutore serio. Avevo ripetutamente detto che lo studio, inteso come ricerca approvata e rispondente all’iter scientifico necessario, non c’era. Chi ha fatto questo servizio dovrebbe fare un esame di coscienza. È un problema di serietà: chi ha tutte le informazioni e ne fornisce una parte, dovrebbe farsi qualche domanda».cianci e cattelanA pesare è poi un audio dove Vito Cianci, primario del Pronto Soccorso, nel spiegare il perché insieme alla dottoressa Cattelan abbia negato lo studio dice: «Siamo stati presi per il collo, con tutte le relative possibili minacce sottostanti che possono provenire in maniera diretta o velata». Ma anche su questo, la Regione ieri ha fatto scendere in campo i diretti interessati. «Vogliamo ribadire che non abbiamo ricevuto alcuna pressione né dall’Azienda ospedaliera né dalla Regione» hanno detto i due clinici guardando la telecamera con gli occhi di chi viene colpito in un ambito che non è abituato a dominare, quello della polemica. «Abbiamo agito nel contesto della buona pratica clinica, niente di più. Nessuno studio, solo ricerca nell’interesse del paziente» dicono in stereo.

E le affermazioni sulle pressioni? «Totalmente decontestualizzate» si affretta a sottolineare Cianci. «Se si toglie un “non” il significato cambia. Ripeto: nessuno ci ha presi per il collo» taglia corto il direttore del Pronto soccorso spinto dalla voglia di scendere dalle montagne russe. «Vogliamo tornare a fare i clinici, abbiamo altro a cui pensare». E Flor cosa dice sulle pressioni? «Ho solo chiesto loro se c’era lo studio, il resto è fantascienza. Avevo il dovere di chiederlo e ho l’obbligo e tutelare il servizio sanitario regionale». Che si finita qui? Meglio essere cauti.

Matteo Marian sul Mattino di Padova