Manifestazioni di piazza in Israele e Francia, ma non in Italia. L’opinione del prof. Bettiol: “Siamo individualisti”

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Le manifestazioni di piazza anti governative che nelle settimane scorse hanno interessato alcuni Paesi appaiono accomunate da alcuni aspetti. Su tutto, un ritrovato, o forse mai smarrito, senso di adesione a proteste da parte dei cittadini, che a migliaia scendono in piazza per far sentire la loro voce.

Solo per citare alcuni esempi, le manifestazioni di piazza hanno destato molta attenzione mediatica in Israele e in Francia. Di contro, nel panorama italiano è davvero difficile che questo accada.

Ne abbiamo parlato con Rodolfo Bettiol, noto giurista e avvocato di Padova, che spesso acconsente a condividere le sue opinioni qualificate con questa testata. La video intervista è proposta nella copertina di questo articolo e, come tutti i video di nostra produzione, è possibile vederlo anche sul nostro canale YouTube LaPiù Tv e sulla omonima applicazione disponibile gratuitamente sia su Android che su iOs.

Da dove nasce questa differenza di comportamenti tra alcuni popoli e gli italiani? 

Bettiol: “Nel caso di Israele è una questione di senso civico molto pronunciato, ovvero di non volere che l’esecutivo entri nell’amministrazione della giustizia. Nel caso della Francia va considerato che è vero che l’età pensionabile è inferiore ancora a quella italiana, per
esempio, però è anche vero che c’è una contribuzione di 42 anni. Quindi la gente è convinta di poter andare in pensione dopo una vita lavorativa e contributiva. L’Italia è un Paese diviso, perché non solo ci sono mentalità diverse in tutti i campi ma è anche estremamente individualista, per cui questo senso collettivo di muoversi è molto raro. D’altra parte, però, ricordo anche che le piazze d’Italia hanno poco significato politico. C’era un deputato comunista che lamentava: piazze piene, ma urne vuote”.

Cosa si dovrebbe fare per risvegliare un po’ di coscienza civica?

Bettiol: “Credo che sia un male inguaribile. Francesco Guicciardini diceva: un italiano
segue il suo particulare”.