I militari nelle scuole del Veneto e del vicentino. Propaganda live

1311
Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole
Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole

Dopo oltre un anno di guerra in Europa, sul balcone est dell’Unione Europea e quindi dell’Italia, ci troviamo con un Governo che finge di operare per una risoluzione pacifica del conflitto in corso nel mentre, appartenendo alla NATO, ne è coinvolto direttamente e per tale ragione continua a inviare strumenti di sostegno allo scontro militare, e ad ampliare lo stanziamento delle spese militari.

A poco sono valse le ripetute iniziative prodotte dai movimenti pacifisti ed antimilitaristi, per nulla pesano i sondaggi che stimano in oltre il 60% gli italiani contrari all’invio delle armi: lo scontro per la ridefinizione degli ambiti di dominio, gli interessi geopolitici e di controllo delle risorse passano come carri armati sul desiderio di pace dei cittadini di tutti i paesi.

Se questo si dà ufficialmente tra le maglie istituzionali della governance italiota, velato dalle smentite del ministro Crosetto e confuso dalla retorica patriotardo-familistica della premier Meloni, in modalità ufficiosa dilaga una propaganda militaresca di cui non abbiamo memoria.

Un costante lavorio nel sistema di comunicazione-informazione di cui siamo giocoforza fruitori, ma che giunge a permeare anche il mondo dell’istruzione e della formazione, in cui siamo operatori, spesso direttamente coinvolti.

Se nelle scuole superiori, già da tempo, era in uso l’ingresso dei militari dell’Arma dei Carabinieri, della Finanza, della Polizia di Stato e postale per dibattere – in qualità di esperti – temi relativi alle sostanze psicotrope, alle frodi  e ai pericoli presenti nella rete internet o nei social-media, alla sicurezza nella circolazione stradale, ora la presenza anche delle stesse Forze Armate è dilagante.

Se sicuramente il PTCO che ha funzionato da “passe partout” nelle scuole, offrendo una facile soluzione alle difficoltà di rinvenire “imprese” adeguate e sicure per una obbligatorietà formativa insensata, non si comprende la presenza dei militari nelle scuole dell’istruzione primaria di primo e secondo grado, se non si adopera la lente della “propaganda” e la necessità di riesumare, rilanciandolo, il fascino sociale della “divisa”.

Così, se eravamo vaccinati alle sporadiche apparizioni degli Alpini nel Bellunese, della Marina nel Veneziano, dell’aeronautica nel Trevigiano e un mix di questo nelle altre provincie del Veneto, ora abbiamo un proliferare di incontri sparsi negli Istituti Comprensivi.

Nel mese di febbraio i Carabinieri hanno incontrato oltre 500 allievi delle scuole di Trissino, Valdagno e Montecchio Maggiore, ora stanno incontrando gli istituti di Crespadoro, Arzignano e Montebello, tutti in provincia di Vicenza.

Il 31 marzo ad Este, nella Bassa padovana, i Carabinieri hanno ospitato tre classi della Scuola Primaria Istituto Comprensivo Statale G. Pascoli in caserma. Non in classe o in aula magna bensì in caserma, qui sono state illustrare uniformi, equipaggiamenti militari (armi?!!), mezzi e compiti dell’Arma.

In caserma. Stiamo andando oltre il discutibile, il tollerabile.

CESP-CENTRO STUDI SCUOLA PUBBLICA

Per il CESP del Veneto

Giuseppe Zambon – +39 320 773 3642

beppi.zambon@tiscali.it

*Dettagli sull’attività dell’Osservatorio sulle pagine social Facebook, Instagram e canale YOUTUBE.

Guarda il VIDEO della Conferenza stampa di presentazione dell’Osservatorio

Ufficio Stampa Osservatorio No Militarizzazione Scuole

Nadia Germano – Ordine dei Giornalisti di Sicilia, tessera n° 122275, Info 3297766435

Michele Lucivero – Ordine dei Giornalisti di Puglia, tessera n° 176821, info 3491363939