Noi, “quelli che possono – devono aspettare”: i pazienti del… dopo Coronavirus. È questa una buona sanità?

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Il Coronavirus e gli altri malati che... possono aspettare?
Il Coronavirus e gli altri malati che... possono aspettare?

Tutti parlano di Covid19, ma ci siamo anche noi, i pazienti invisibili del “dopo Coronavirus”. Le star del web e della TV, decretate consulenti a furor di popolo, insieme ai politici ridicoli che si prestano al gioco non hanno capito che non stanno giocando una partita a briscola e che migliaia di persone muoiono e muoiono male oggi e dopo ci saranno gli altri…

Non potrebbero, le star, essere sostituite da scienziati, medici e pazienti sopravvissuti? Forse con questa sostituzione a qualcuno verrà in mente di parlare di noi, noi i malati che ora siamo classificati “quelli che possono aspettare”.

Parlerò di noi, noi i pazienti con patologie diverse ma non considerati casi “urgenti” e nemmeno gravissimi, come, se e quando il cancro bussa alla porta, siano i medici a stabilirne il tempo di percorrenza.

Ho un vissuto personale precedente, all’epoca lo chiamavano K, per non impressionare (carcinoma), iniziato a 33 anni, con tre interventi nei primi 7 mesi e proseguito con altri tre cosiddetti “discontinui” per tempistica e “similari” per patologia e tecnica...

Non sono mai rientrata nelle casistiche di rito. Non ho rispettato nemmeno la casistica della menopausa ed anche in questo ho deluso i luminari di Milano e ancora una volta mi sono sentita dire “lei non fa statistica”. E mi sentivo perfino colpevole, perché non confermavo i loro studi.

Perché ora dovrei fidarmi di una statistica che parla di un “sospetto” a progressione lenta? Non ho in mano una diagnosi certa, non posso fare accertamenti, non posso chiedere una consulenza, anche a pagamento in ospedale. E poi le statistiche dicono che questo tipo di tumori vanno avanti lentamente. Capisco che non posso approfondire perché è tutto bloccato per il Covid19 (non è lui, il Coronavirus, il colpevole principale, ma il sistema). Ma non potete impedirmi di preoccuparmi per “le statistiche” che con me non ci hanno mai azzeccato.

Non sono sola, sono in compagnia di molte altre persone anche fuori del Veneto. Ho ricevuto una telefonata da una signora di Pescara che mi chiedeva aiuto, operata di tumore a entrambi i seni, ma, finito il ciclo di radio terapie, non le fanno i raggi per sapere se ci sono ancora tracce visibili della malattia e deve attendere; a un’altra è stato sospeso il ciclo di chemioterapia.

Non posso aiutare nessuno, questa volta, posso ascoltare ed incoraggiare, ma mentire non è nel mio stile. Ma voi che parlate, che organizzate le priorità della sanità avete mai vissuto le nostre esperienze? Non sto scrivendo questo per cercare una corsia di favore (se qualche medico o politico non capisce perché non li sopporto, facciano un esame sulle corsie di favore che hanno creato…), ma per far riflettere quelli che dicono che abbiamo una delle sanità migliori al mondo. E’ questa una buona sanità? Non è forse una sanità “selettiva” in un paese che non consente l’eutanasia?

Noi, i pazienti trascurati di varie patologie, abbiamo preso un calcio in culo (si può dire, almeno in questa circostanza) e siamo stati messi nello sgabuzzino con tutte le altre apparecchiature, in attesa di tirar fuori gli strumenti che ora non si possono utilizzare perché c’è il Coronavirus che gira.
Rispetto per tutte le persone decedute, dai comuni cittadini ai caduti sul lavoro, medici, infermieri e personale delle strutture, ma andiamo a ritroso con politici, medici e sindacalisti che hanno assecondato le chiusure di ospedali in eccesso, sono giunti a compromessi, qualcuno magari si è prostituito per un primariato, qualcuno si è prestato al gioco per un silenzio, qualcuno ha perso il lavoro ed ha scelto la libera professione e così via.

È vero che molti ospedali erano in eccesso, figli di una politica perversa e tale resta, ma è altrettanto vero che chi ha tagliato doveva pensare prima a tutelare i cittadini con strutture di emergenza stabili, regionali o interregionali, di ampia capienza, dotate di eliporto, attrezzate per gli imprevisti che possono essere dovuti a varie necessità. Oltre a quella che stiamo vivendo, sono ipotizzabili disastri naturali, intossicazioni o bioterrorismo che non è poi così difficile da attuare, meglio non entrare nei dettagli!

È questa una buona sanità?
Oramai anch’io, che tanto sveglia non sono, ho capito che i numeri elencati per l'emergenza Coronavirus, in modo sicuramente imbarazzante e balbettante, dalla Protezione Civile ogni tardo pomeriggio non sono assolutamente significativi (per numero di tamponi fatti, per tamponi fatti solo a sintomatici gravi, per numero di decessi reali e via dicendo).

Probabile che tutte le visite, le radiologie, i test considerati non urgenti, di noi pazienti dopo Covid19, slitteranno ancora. A quando? Come faranno a gestire i ritardi? Voi continuate pure a cantare, a recitare “andrà tutto bene”, senza un minimo di rispetto verso coloro ai quali è andato tutto male, perché noi, i malati del dopo Covid19, già sappiamo che difficilmente “andrà tutto bene”, per alcuni di noi non potrebbero esserci più i tempi di cura!

Ci avete insegnato che la prevenzione aiuta e ci avete pagato anche la prevenzione, ci avete insegnato che la cura tempestiva aiuta, ma che stupidaggini ci avete insegnato per anni se ora ci venite a dire che noi, i malati non classificati urgenti (magari anche perché non abbiamo avuto il tempo di approfondire il nostro status) possiamo aspettare?

Voglio fare un paragone politico. Il nostro Governo ha mandato medici, infermieri, tecnici a combattere il Coronavirus (qui la situazione ora per ora sul Coronavirusqui tutte le nostre notizie sull’argomento, ndr) senza le dotazioni; Israele (sorry, sono italiana, abito a Vicenza ma solo di religione ebraica...) ha delegato l’uomo migliore a reperire materiale per i suoi cittadini...

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