Renzi apre ieri (casualmente) a Vicenza la campagna elettorale di Italia Viva. Abolire i jet privati? È la svolta sovietica del Centro sinistra

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Matteo Renzi fra Daniela Sbrollini e il ministro Elena Bonetti
Matteo Renzi fra Daniela Sbrollini e il ministro Elena Bonetti

Arriva in puntuale ritardo, ieri 29 agosto, Matteo Renzi, leader di Italia Viva e primo dei tre ex presidenti del consiglio nonché segretari nazionali di partito (dopo di lui Letta e Conte) che scelgono Vicenza per aprire, nell’arco di sole ventiquattr’ore, la campagna elettorale. Coincidenza inconsueta quanto, con ogni probabilità, casuale e non certo molto utile sotto il profilo della comunicazione.

Renzi arriva scortato dalla senatrice Daniela Sbrollini, numero uno del partito a Vicenza ed eletta nel 2018 nel collegio Plurinominale Veneto 2, dal ministro alle pari opportunità Elena Bonetti e dal deputato veronese e sindaco di Garda Davide Bendinelli. Sia quest’ultimo che Sbrollini sono candidati di Italia Viva alle politiche del 25 settembre: Bendinelli per la Camera nel collegio uninominale di Villafranca di Verona nonché, in seconda posizione in altri due plurinominali del Veneto (capolista è Elena Bonetti), Sbrollini nel plurinominale Veneto2 per il Senato dietro il capolista Carlo Calenda.

Nella sala dell’Hotel Tiepolo attendono con pazienza Renzi i candidati di Italia Viva e un centinaio di iscritti e simpatizzanti fra cui un paio di sindaci, Giovanni Maria Forte di Costabissara e Diego Marchioro di Torri di Quartesolo.

Renzi arriva in sala con più di mezzora di ritardo perché, prima, è bloccato da giornalisti e cameramen in una (pre)conferenza stampa improvvisata all’esterno. Quando finalmente arriva in sala, si scusa con il pubblico: “Daniela mi aveva detto che ci sarebbe stata solo una conferenza stampa. Appunto…”. Segue applauso assolutorio.

Renzi sa che dopo poche ore, sempre ieri, Letta avrebbe aperto proprio qui a Vicenza la campagna elettorale? Il segretario di IV abbozza solo per un attimo (si capisce, però, che non gliel’avevano detto) ma si riprende subito e se la cava con una battuta: “Contenti che apra qua la campagna elettorale?” È solo l’anticipo di un bel filotto di attacchi al premier che lo ha preceduto nel 2014 e a tutti gli altri leader in competizione, eccezion fatta per Calenda, suo alleato nella coalizione di Centro.

Con Letta, però, sembra avercela proprio e va giù pesante nei suoi confronti già alla prima domanda sull’argomento del giorno, il costo dell’energia: “è ipocrita nel suo sostegno a Draghi. Nei fatti ha scelto di candidare chi, come Fratoianni, ha votato cinquantacinque volte ha votato la sfiducia. Quindi il primo punto è: gli altri sono ipocriti a chiedere a Draghi di risolvere il problema perché sono quelli che lo hanno mandato a casa. Noi con Calenda abbiamo fatto delle proposte molto puntuali: dieci miliardi di euro per abbattere i costi, un ruolo diverso del Gestore Servizi Energetici e soprattutto dire di sì agli impianti perché il PD e Fratelli d’Italia fanno grandi discorsi ma a Piombino entrambi sfilano contro i rigassificatori. Gli unici seri e coerenti su questo siamo noi. Sulle bollette o s’interviene subito o salta mezza economia di questo Paese.

Il costo dell’energia “è «il» tema della campagna elettorale. Qual è la strategia? Il punto non è lo scostamento di bilancio. Il problema c’è da prima della guerra in Ucraina e che da quella è stato amplificato. Le imprese, non solo quelle venete ma in generale quelle del Paese, non ce la fanno più. Se a questo aggiungi che le famiglie hanno un costo della bolletta assurdo… A me ha colpito vedere la Basilicata che dà gratis il gas ai lucani perché ha gli impianti. Ma chi diceva di sì agli impianti sei anni fa ed era contestato da tutti? Noi, che siamo gli unici coerenti.

L’estrazione del gas nell’Adriatico? “Gli stessi che ci dissero di no all’estrazione, dicendo che io ero schiavo delle lobby, adesso stanno cambiando idea. Se là dove c’è l’energia tu non la prendi, alla fine se la prendono gli altri, come il gas dell’Adriatico che se lo prendono i Croati.

Il “io sono affezionato al Partito Democratico” anticipa un’altra bordata al suo ex-partito: “quello che sta succedendo con quella che io chiamo la svolta sovietica del Centro sinistra è assurdo. Quando trovo il PD alleato con la sinistra che dice abolizione dei jet privati e tutto ciò che è extra profitto, senza fra l’altro spiegare cos’è, siamo in presenza di uno stato sovietico. Prima di parlare dell’influenza russa sul Centro destra vogliamo parlare di quelle sovietiche sul PD? Si finisce con l’abolire la proprietà privata.

“Il terzo polo farà un grande risultato, perché c’è un pezzo di mondo che ha votato Forza Italia e Lega che è triste, soprattutto in Veneto, perché hanno buttato giù Draghi. Se il Centro destra fosse sopra il 50% nel Veneto non sarebbe una novità, poi dipende da come si compone il consenso al suo interno. Però mettetevi nei panni di una medio-piccola azienda del vicentino che esporta la maggior parte della sua produzione. Dopo l’autorevolezza anche internazionale di Draghi, si troverebbe con la Meloni, una leader sovranista che vuole bloccare la globalizzazione in nome dei confini e dei muri. Il Veneto, se blocchi i confini, ha tutto da perdere. E questo sistema economico dovrebbe dare il voto ai sovranisti? Dall’altra parte c’è un pezzo del PD che vuol discutere degli utili: come fa a dire tutto ciò che è extra profitto, io te lo prendo? È l’esproprio proletario? E chi mi dice che quell’extra deriva proprio dalla crisi energetica?

Il ministero dei Beni culturali è il principale stop alle energie rinnovabili. L’uomo che ne ha fermate di più è Franceschini che, con le Sovrintendenze le ha bloccate dappertutto. E serve anche il nucleare di nuova generazione.

L’autonomia? “È un grande tema. Sulle grandi riforme istituzionali mi sono sempre battuto, ho perso il mio lavoro di premier perché volevo una riforma più centrata sui Comuni che sulle Regioni e sono sempre più convinto che il Federalismo funziona se è fatto così. La prossima legislatura dev’essere collegata a una riforma costituzionale e istituzionale ampia. Ad esempio: se hai più autonomia sul territorio, allora ti viene più naturale prendere un modello di governo in cui il capo di governo sia eletto direttamente, piuttosto che la presidenza della Repubblica che è un sistema di controlli complicato.

Il finale è riservato alla Lega. “Chi in questo territorio ha votato Lega deve sapere che ha votato per chi in Parlamento ha approvato il reddito di cittadinanza. Perché questo non funziona? Da un lato è diseducativo ma anche perché i Centri per l’impiego funzionano solo in alcune Regioni. Nel referendum costituzionale che ho perso, io ne proponevo la modifica. Servono centri burocratici per l’impiego provinciali? Su questo tema il federalismo non va bene, bisogna incentivare la mobilità. E, poi, l’autonomia si collega al problema del gettito fiscale. Le Lega è stata due anni e mezzo al governo e ha fatto zero. In Veneto hai votato Zaia ma a Roma comanda Salvini.

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Gianni Poggi
Gianni Poggi risiede e lavora come avvocato a Vicenza. È iscritto all’Ordine dei giornalisti come pubblicista. Le sue principali esperienze giornalistiche sono nel settore radiotelevisivo. È stato il primo redattore della emittente televisiva vicentina TVA Vicenza, con cui ha lavorato per news e speciali ideando e producendo programmi sportivi come le telecronache delle partite nei campionati del Lanerossi Vicenza di Paolo Rossi, i dopo partita ed il talk show «Assist». Come produttore di programmi e giornalista sportivo ha collaborato con televisioni locali (Tva Vicenza, TeleAltoVeneto), radio nazionali (Radio Capital) e locali (Radio Star, Radio Vicenza International, Rca). Ha scritto di sport e di politica per media nazionali e locali ed ha gestito l’ufficio stampa di manifestazioni ed eventi anche internazionali. È stato autore, produttore e conduttore di «Uno contro uno» talk show con i grandi vicentini della cultura, dell’industria, dello spettacolo, delle professioni e dello sport trasmesso da TVA Vicenza. Ha collaborato con la testata on line Vvox per cui curava la rubrica settimanale di sport «Zero tituli». Nel 2014 ha pubblicato «Dante e Renzo» (Cierre Editore), dvd contenente le video interviste esclusive a Dante Caneva e Renzo Ghiotto, due “piccoli maestri” del libro omonimo di Luigi Meneghello. Nel 2017 ha pubblicato per Athesis/Il Giornale di Vicenza il documentario «Vicenza una favola Real» che racconta la storia del Lanerossi Vicenza di Paolo Rossi e G.B. Fabbri, distribuito in 30.000 copie con il quotidiano. Nel 2018 ha pubblicato il libro «Da Nobile Provinciale a Nobile Decaduta» (Ronzani Editore) sul fallimento del Vicenza Calcio e «No Dal Molin – La sfida americana» (Ronzani Editore), libro e documentario sulla storia del Movimento No Dal Molin. Nel 2019 ha pubblicato per Athesis/Il Giornale di Vicenza e Videomedia il documentario «Magico Vicenza, Re di Coppe» sul Vicenza di Pieraldo Dalle Carbonare e Francesco Guidolin che ha vinto nel 1997 la Coppa Italia. Dal 9 settembre è la "firma" della rubrica BiancoRosso per il network ViPiù, di cui cura anche rubriche di cultura e storia.