Fondazione Roi, lo statuto di Diamanti non rispetta mission originaria. Appello a Rucco: prenda in mano la situazione!

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La Fondazione Roi è certamente una istituzione privata, ma la sua mission, chiaramente delineata nello statuto originario voluto dal fondatore Marchese Giuseppe Roi, era tutta rivolta a curare i musei civici di Vicenza. Per questa sua funzione, la Fondazione è stata un elemento importante della storia culturale di Vicenza negli ultimi venti anni. Purtroppo, nell’ultimo decennio essa ha dovuto subire le conseguenze della drammatica gestione della Banca Popolare di Vicenza trovandosi coinvolta in uno strano e incauto acquisto di azioni che oggi non valgono più nulla.

Quella decisione del Cda ha bruciato quasi una trentina di milioni di patrimonio della Fondazione che dovevano servire per il bene dei nostri musei.
Trascrivo un passo importante della mission indicata nell’art. 2 dello Statuto: “… in particolare la Fondazione ha lo scopo di favorire il Museo Civico di Vicenza nel perseguimento delle proprie finalità: la Fondazione, pertanto, potrà finanziare, in tutto o in parte, l’acquisto di opere d’arte, il loro restauro, gli allestimenti di mostre ed esposizioni organizzate dal Museo e la conservazione nonché gli allestimenti espositivi di palazzo Chiericati e delle sedi museali vicentine …“.
Ricordo che, dopo la scomparsa del Marchese Roi e sotto la presidenza del dominus della Banca Popolare Cav. Gianni Zonin, sono state operate delle poco opportune modifiche allo statuto originario. Tenuto conto di queste gravi decisioni dei precedenti amministratori della Fondazione Roi, era ed è mia convinzione che l’attuale CdA presieduto dal Prof. Ilvo Diamanti avrebbe dovuto prima di tutto ritornare allo statuto originario al fine di rispettare il più possibile la volontà del fondatore.
Oggi, dopo la scomparsa della Banca Popolare di Vicenza, è venuto anche meno il soggetto a cui il fondatore Marchese Roi aveva affidato l’incarico di nominare i componenti il CdA, salvo un membro di diritto che deve essere il direttore pro tempore del Museo Civico. Si pone quindi il problema di aggiornare lo statuto, di chi, in mancanza della Popolare di Vicenza, deve oggi farlo e, soprattutto, di come interpretare la volontà del fondatore.
Ciò non è avvenuto finora e la scelta ora annunciata, sul filo di fine mandato, dagli attuali componenti del CdA, non pare proprio dettata da quegli intenti. Infatti, secondo quanto annunciato dal presidente Prof. Diamanti, la modifica statutaria da lui proposta (e ora presente nel nuovo statuto, ndr) affiderebbe la nomina ad enti quali l’Accademia Olimpica, la Curia vescovile, il Fai. Si tratta certo di organismi importanti e benemeriti ma che non hanno alcun riferimento all’interno dello statuto originario, esattamente come qualsiasi altro ente o istituzione che si occupi di cultura a Vicenza. Soprattutto, tali istituzioni non sono certamente collegabili alla volontà del fondatore, il cui rispetto è il cuore del problema.
È evidente che l’attuale CdA non ha un compito facile in mancanza di una linea giuridica certa. Ma, proprio per questo, esso avrebbe dovuto coinvolgere le istituzioni rappresentative collegate soprattutto alla cura dei Musei Cittadini. In primo luogo il sindaco che, insieme al suo Consiglio Comunale, ha il diritto-dovere di curare la vita del Museo. In secondo luogo l’istituzione Regionale, che è preposta al controllo delle fondazioni, la quale avrebbe potuto nominare un commissario ad acta, magari un magistrato, che svolgesse la propria funzione nel pieno rispetto delle leggi, e anche dell’equidistanza da enti e privati che attorno alla Fondazione hanno fatto danni.
Le rammentate vicissitudini della Banca Popolare, che hanno gravemente inciso sulla Fondazione Roi, avrebbero dovuto rendere particolarmente prudenti i componenti il CdA attuale, invece di indurli a decisioni frettolose prima ancora che sia stata raggiunta la totale trasparenza e chiarezza sulle decisioni dei CdA del passato, alcune delle quali in evidente contrasto con i dettami dello statuto.
A tale proposito, cito la stessa composizione del CdA attuale e di quello precedente nei quali l’indicazione del rappresentante del Comune non rispetta affatto il mandato statutario. Infatti, l’art. 6 stabilisce con precisione che “… il Direttore pro tempore del Museo” è il componente di diritto del CdA della Fondazione. Al contrario di quanto prescritto, il Prof. Giovanni Villa che fu inserito come membro di diritto del Comune non è affatto “direttore” del Museo, come ognuno può verificare controllando sul sito del Comune di Vicenza. Per lui furono di volta in volta inventati i ruoli di “direttore scientifico” o “direttore onorario”. E ciò basterebbe per invalidare la legittimità del CdA e gli atti conseguenti.
In effetti, il direttore del Museo Chiericati è una persona che, solitamente vincitrice di concorso, è impegnata a sovrintendere a tutto il sistema dei musei civici vicentini e anche al patrimonio artistico e architettonico di proprietà comunale. Cosa che nel caso specifico non è affatto demandata al Prof. Villa.
È mia opinione che sia indispensabile riandare subito alla volontà espressa dal Marchese Roi, la quale, nello statuto originario, indicava con decisione inequivocabile che la mission è diretta a valorizzare il Museo cittadino, una istituzione di proprietà del Comune, e quindi di tutti i cittadini. Di conseguenza, la linea di condotta dell’attuale CdA presieduto dal Prof. Ilvo Diamanti non può che affidarsi al Sindaco di Vicenza, e di conseguenza al Consiglio Comunale, proprietari del sistema museale in nome dei cittadini. Penso che il Sindaco debba prendere in mano la situazione in coerenza con tale linea chiedendo al Consiglio Comunale un mandato forte per riportare la Fondazione al suo ruolo originario.