Sentenza Miteni, condanne e maxi risarcimenti: le reazioni della politica veneta

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Si è concluso giovedì 26 giugno 2025 in Corte d’Assise a Vicenza il processo Miteni per l’inquinamento da Pfas, con sentenza di undici condanne che vanno da 2 a 17 anni e maxi risarcimenti milionari. Tra questi, spiccano i 58 milioni di euro destinati al Ministero dell’Ambiente.

Il processo, iniziato nel 2021, ha visto la condanna di manager ed ex manager di Miteni, Mitsubishi Corporation e International Chemical Investors Group (ICIG), oltre al riconoscimento di risarcimenti per le parti civili.

Dopo le prime reazioni del Presidente del Veneto Luca Zaia, anche due assessori della Giunta regionale hanno espresso il loro pensiero sulla sentenza di primo grado.

Sentenza Miteni: le voci della Giunta Regionale

L’assessore alla Sanità della Regione del Veneto, Manuela Lanzarin, ha evidenziato l’atto di giustizia atteso da anni, riconoscendo l’impegno corale e coordinato tra l’attività giudiziaria e l’intervento della Regione sul fronte della salute pubblica.

La Regione Veneto, attraverso ARPAV e la Direzione Prevenzione, segnalò la gravità della contaminazione da Pfas alle Procure già nel 2013, in assenza di riferimenti normativi specifici. Da allora, il Veneto ha attivato una delle più articolate e rigorose risposte sanitarie in materia ambientale, con piani di sorveglianza sanitaria, biomonitoraggi e studi epidemiologici, riconosciuti dall’Istituto Superiore di Sanità come un esempio eccellente di sanità pubblica. La collaborazione con l’ISS continua con nuovi approfondimenti per monitorare le ricadute sanitarie. La tutela della salute dei cittadini rimane una priorità assoluta.

Anche l’assessore all’Ambiente, Gianpaolo Bottacin, ha commentato la conclusione di una vicenda lunga e dolorosa. Ha ricordato che la prima denuncia sull’inquinamento da Pfas fu presentata dalla Regione Veneto, tramite ARPAV, in un momento in cui non esisteva alcuna norma per queste sostanze.

La Regione ha garantito massima collaborazione agli inquirenti e alla Procura. Bottacin ha sottolineato che, in assenza di un intervento statale, la Regione si è assunta l’onere di fissare limiti precisi per le acque potabili e gli scarichi industriali, assumendosi responsabilità e rischi. Ha anche ricordato come la Commissione parlamentare bicamerale d’inchiesta sugli ecoreati abbia confermato che la competenza in materia di limiti per queste sostanze era e resta dello Stato.

L’assessore ha ribadito che la sentenza Miteni rende ancora più urgente l’adozione di limiti nazionali chiari, uniformi ed efficaci per la presenza di Pfas, offrendo la piena disponibilità della Regione a collaborare con il Governo su questo fronte, mantenendo la tutela dell’ambiente e della salute pubblica come priorità assoluta.

Altre reazioni dalla politica veneta

Dalla politica, l’eurodeputata dei Verdi Cristina Guarda (Alleanza Verdi Sinistra), originaria del Vicentino, ha definito la sentenza “storica” e di altissimo valore per la sua comunità. Ha sottolineato il riconoscimento della fatica di una battaglia ultradecennale per la difesa della salute, dell’ambiente e del cibo. Ha inoltre rimarcato il valore politico del principio “chi inquina, paga” e l’impulso alla richiesta di un divieto universale dei Pfas a livello europeo. Guarda ha espresso amarezza per il ritardo e le lacune con cui le istituzioni si sono occupate del caso. La battaglia prosegue ora in Europa per la completa rimozione di queste sostanze dai beni di consumo e dalle produzioni.

Per Europa Verde Verdi del Veneto, il coportavoce regionale Enrico Bruttomesso ha applaudito alla sentenza, considerandola una tappa che conferma la necessità di mettere al bando gli inquinanti eterni come i Pfas. Ha ribadito che “chi inquina paghi” è un passaggio fondamentale, poiché la comunità colpita e il territorio avvelenato non possono essere secondari a nessun interesse. Bruttomesso ha elogiato Mamme No Pfas, Legambiente Veneto e le altre associazioni ambientaliste per il loro ruolo “eroico” e ha auspicato che la sentenza sia il primo passo per un futuro in cui nessun interesse privato sia superiore alla vita e all’ambiente.

Il Partito Democratico Veneto è intervenuto tramite il responsabile Ambiente Matteo Favero, il quale ha affermato che la sentenza sulla vicenda Miteni sancisce che “chi inquina deve pagare”. Ha sottolineato la necessità di concludere con celerità la bonifica del sito di Trissino, ampliare il monitoraggio sanitario a tutti i veneti e lavorare per la salute dei corpi idrici.

A livello provinciale, la deputata del Partito Democratico Rosanna Filippin ha commentato che la sentenza riconosce non solo la fragilità dei cittadini, ma anche l’importanza di agire preventivamente per evitare il ripetersi di tali disastri. Ha ribadito la necessità di esigere maggiore attenzione sui temi ambientali e sanitari, considerando che il Veneto ha pagato e continua a pagare scelte errate sulla gestione del territorio.

Davide Giacomin, segretario provinciale del Partito Democratico, ha riconosciuto il ruolo immenso dei movimenti civici e di tutti coloro che hanno portato avanti la battaglia contro i Pfas, scuotendo la coscienza comune e aiutando a comprendere il legame tra tutela ambientale e salute. Ha enfatizzato la richiesta dei cittadini per maggiori tutele e partecipazione nei processi decisionali.

Infine, per la Lega, il deputato vicentino Erik Pretto ha espresso soddisfazione per le condanne inflitte e per il riconoscimento dei risarcimenti alle parti civili. Ha sottolineato come la sentenza rafforzi il principio che l’ambiente è la risorsa più preziosa e che non possono essere ammesse azioni che mettano a rischio l’ecosistema.