Decreto dignità, Pantano della Fim-Cisl: “non è la cancellazione del JobAct”

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Quello varato dal governo Conte non è la cancellazione del JobAct. Ma semmai una sua diversa definizione. Nel decreto vi sono luci ed ombre e se il ministro avesse chiamato le parti sociali per sentire le loro opinioni forse non lo avrebbe fatto così. Bene l?aumento degli indennizzi ma non vi è traccia del promesso ripristino art. 18 in caso di licenziamento illegittimo.

Per quanto riguarda i contratti a termine, per fare chiarezza bisogna dire che non è il contratto a termine la vera precarietà nel lavoro. Nei contratti a termine non manca la dignità. Il problema vero sono le false partite iva, le cooperative fasulle, il lavoro irregolare, il mancato rispetto di norme e contratti. Quì la dignità delle persone è calpestata. E su questi temi il decreto non interviene.

Il contratto a termine non è il problema. Il suo scorretto utilizzo è il problema.

Va detto che le imprese, e gli imprenditori seri ci sono e utilizzano bene il contratto a termine. Questi raramente portano a conclusione gli attuali 36 mesi della sua durata e confermano a tempo pieno la gran parte dei loro dipendenti ?temporanei?. A fianco di questi imprenditori seri vi sono molti, troppi, che speculano. Oggi assumono persone a termine per i primi 6 mesi, fanno 5 proroghe e poi li lasciano a casa al 35° mese e ne assumono un altro, e avanti così all?infinito. Questo decreto non intacca la materia perché quegli imprenditori faranno ancora così, solo che il cambio del lavoratore lo faranno dopo 12 mesi (o al massimo 24)

Se si voleva veramente aggredire la questione bisognava obbligare le aziende che, per 10 mesi all?anno, hanno contratti a termine attivi (ferie e natale i lavoratori vengono lasciati a casa).

A queste aziende andava negata la possibilità di stipulare nuovi contratti a termine. Così si premiavano i virtuosi e si ?menavano? gli speculatori.

In più la promessa di ridurre il costo del lavoro è, appunto, una promessa. Si sarebbero dovuto fare contestualmente le due operazioni, Diversamente rischia di essere solo nuova tassazione aggiuntiva per tutti senza distinguere tra virtuosi e non. E intanto le conseguenze le pagheranno i lavoratori che saranno ancora più precari. Nulla si dice per quelle imprese che fanno contratti brevissimi (la settimana più volte prorogata) sembra che si vogliano reintrodurre i voucher, ma oggi sono solo voci. Inoltre mi aspetto che le agenzie interinali (sembrano le più colpite) troveranno parecchie difficoltà aggiuntive. E questo avviene in una situazione dove i centri per l?impiego pubblico non sono ancora riformati e quindi non possono supplire ad un sistema di collocamento incompleto.

La semplificazione poi delle norme anti-evasione risulta essere un invito a non rispettare i minimi reddituali utili per una tassazione coerente ed equa. Nell?articolo 9, titolo IV, del decreto sembra nascondersi anche un parziale ?condono? ma di questo si occuperanno i fiscalisti.

Se il decreto sortirà gli effetti attesi dal Governo si tratterà del classico uovo di colombo.

Se non sarà così si confermerà la tesi che non esistono soluzioni semplici a problemi complessi, e sopratutto in materia di lavoro è il caso che le parti siano coinvolte, e sentite, perché è difficile che chi ha un approccio solo politico trovi la giusta soluzione ai problemi di tutti i giorni.

Massimo Pantano Fim-Cisl Schio