Liti temerarie: Salvini non risponde ma giornalisti professionisti come lui Meloni, Tajani e Gasparri aiuteranno colleghi per tutele? Zanettin “seguirà” dl Balboni

516
Liti temerarie: l'appello a Maurizio Gasparri con Pierantonio Zanettin a Vicenza
Maurizio Gasparri con Pierantonio Zanettin a Vicenza
Intervenendo il 1° marzo a SkyTg24, il presidente Fnsi, Vittorio Di Trapani ha evidenziato alcuni limiti e lacune del testo, a prima firma Alberto Balboni, senatore di FdI alla sua quinta legislatura, del disegno di legge di riforma della diffamazione a mezzo stampa presentato in Senato nello stesso giorno (segui qui l’iter, ndr), lamentando, ad esempio, che «non dà risposte circa le ingerenze che aggirano la tutela delle fonti o sul tema del contrasto alle azioni legali bavaglio», le cosiddette liti temerarie.
Presidente della Fnsi, Vittorio di Trapani
Presidente della Fnsi, Vittorio di Trapani

Il presidente dalla FNSI ha, però, aggiunto che «la presentazione di un disegno di legge che apre la discussione sul tema della diffamazione a mezzo stampa è un fatto positivo su cui fare delle valutazioni approfondendo il testo portando le nostre ragioni nelle sedi opportune».

Forti del fatto che dopo anni e anni l’argomento, che include il tema chiave delle liti temerarie per imbavagliare i giornalisti, di cui chi scrive ne sa tantissimo, è passato da qualche recondito cassetto di qualche commissione parlamentare a un avvio del confronto, venerdì 17 marzo chiedemmo di fare una semplice domanda sulla questione a Matteo Salvini.

Salvini a Vicenza
Salvini a Vicenza

Il senatore e vice premier era, infatti, venuto a Vicenza per incoronare il “suo” candidato sindaco (nato in Puglia dove, per l’insana legge elettorale italiana, “il capitano” nato a Milano è stato eletto, quasi uno scherzo del destino) e per inaugurare la sede di Contrà Muscheria, tra l’altro una tra quelle sanzionate per la non corretta apposizione dei manifesti (leggi l’autogol del sindaco Rucco che aveva accusato del “misfatto” i competitors: «Irregolarità nelle sedi elettorali di Vicenza, Polizia Locale di Vicenza: precisa: “Accertate anche nelle sedi di Rucco e Lega”. Ecco l’elenco completo»).

Ebbene Salvini, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e vicepremier per la Lega, quindi teoricamente alla “vice” guida del paese su ogni tema, insieme al primo ministro Giorgia Meloni di FdI e al collega vice premier Antonio Tajani di Forza Italia, non ci rispose se non con un pilatesco “non rispondo su domande su questioni di cui non sono informato“.

Detto che Salvini è anche senatore, cioè eletto nella cosiddetta Camera alta dove opera il collega Balboni, e aggiunto, anche, per correttezza che “tecnicamente” Salvini potrebbe non conoscere il contenuto del disegno di legge di riforma della diffamazione a mezzo stampa, quello che ci lascia stupiti è che, oltre che vice “capitano” del Paese, il senatore Matteo Salvini è iscritto all’Ordine dei giornalisti come “giornalista professionista” così come Giorgia Meloni e Antonio Tajani oltre a tanti altri parlamentari ed illustri esponenti delle massime istituzioni del Paese.

La nostra certezza era che potesse esprimere almeno un parere sul tema, magari anche solo su quello delle querele temerarie, arma tipica contro chi vi scrive, ovviamente nel caso a nostro parere, di vari componenti della giunta e dello staff di Francesco Rucco.

Da giornalista professionista doveva, infatti e secondo noi, conoscere almeno un pizzico dei problemi della categoria anche se non sappiamo se ne faccia parte realmente o se ne rimanga membro solo per uno dei classici privilegi degli “eletti” (nessuna ironia, per carità, lo scriviamo a scanso di altre querele…) per cui un giornalista professionista “normale” se fa anche qualcos’altro viene momentaneamente “retrocesso” a pubblicista, cosa che non avviene per i parlamentari e gli eletti dal popolo.

La certezza, il 17 marzo, si è, quindi, trasformata in speranza che Salvini si informi meglio presso il nostro Ordine dei Giornalisti e che, quindi, si occupi, visto che di certo non evita di occuparsi di quasi tutto, dei bavagli messi ai suoi e nostri colleghi, che, se sbagliamo, magari con dolo o per asservimento a un qualche potere politico od economico, dobbiamo giustamente pagare, ma che se veniamo attaccati solo per metterci in “mutande” per le sempre più insostenibili spese legali dobbiamo trovare una protezione preventiva tipo quello suggerita in una delle versioni del “dl diffamazione” che prevedeva che il giudice potesse disporre una cauzione a carico del querelante se, in fase di pre esame, avesse valutato l’azione come possibilmente temeraria: la cauzione, alla fine a favore del querelato se incolpevole, sarebbe un freno a chi querela per querelare…

In occasione del post incontro elettorale con i candidati di Forza Italia a Vicenza e mentre gustavamo un prosecco ospiti al tavolo di Gasparri, abbiamo esposto il problema delle liti temerarie anche al vice presidente del Senato, Maurizio Gasparri, anche lui giornalista professionista, alla presenza del senatore vicentino Pierantonio Zanettin, che, col personale e noto impegno che lo contraddistingue pur se davanti a qualche perplessità (diffidenza verso i colleghi criticoni?) dell’ospite di riguardo, ci ha assicurato che avrebbe seguito la discussione e ci avrebbe informato dell’evoluzione del dl Balboni.

Tanto per tornare sul tema e per “aiutare” a conoscere o rinfrescare la tematica Meloni, Salvini, Tajani, Gasparri e tutti gli altri giornalisti eletti per rappresentare i cittadini, tra cui i propri colleghi, pubblichiamo di seguito gli altri rilievi, tra cui quelli chiave sulle liti temerarie, mossi al dl nella sua formulazione originaria dal presidente Fnsi, Vittorio Di Trapani, nell’intervista del 1° marzo, che riprendiamo dal sito della Federazione Nazionale della Stampa Italiana.


Per Di Trapani, l’intervento sul carcere per i cronisti «è quasi un atto dovuto, dopo le ripetute sentenze della Corte europea dei diritti dell’Uomo e quasi due anni dopo che la Corte costituzionale ha dichiarato in sostanza incostituzionale la previsione del carcere per il reato di diffamazione e chiesto al legislatore un intervento organico sulla materia».

Il presidente Fnsi ha poi manifestato perplessità su alcuni aspetti del disegno di legge, come sul tema della rettifica: «Si prevede che la smentita non possa avere commento di giornalista o direttore. Questa è una restrizione della libertà editoriale». O, ancora, sul fronte delle azioni legali bavaglio, rispetto alle quali «nei fatti ancora una volta non c’è un provvedimento efficace di contrasto a questo fenomeno».

Rispondendo ai rilievi mossi da Alberto Balboni, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato e primo firmatario della proposta di legge, e Gian Domenico Caiazza, presidente dell’Unione Camere Penali Italiane, Di Trapani ha aggiunto: «Il testo prevede fino a 10.000 euro di multa se il giudice riconosce che un’azione giudiziaria è stata temeraria, ma spesso chi usa questo strumento sono grandi soggetti privati con grandi disponibilità economiche o esponenti della criminalità organizzata e per questi soggetti 10.000 euro sono spiccioli. Dall’altra parte spesso ci sono cronisti minacciati, costretti a difendersi in tribunale. Trovarsi a processo per un giornalista freelance o precario può rappresentare un costo insostenibile, una lesione del diritto di cronaca e, soprattutto, il diritto dei cittadini ad essere informati».


Qui tutta o quasi la storia in divenire delle elezioni amministrative Vicenza 2023