Nuovi scavi alla Marlane Marzotto di Praia a Mare: 12 anni dopo è ancora caccia ai veleni della fabbrica della morte. Ipotizzati i reati di omicidio colposo e lesioni colpose

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Paola (CZ), dal nostro corrispondente. Nuovi scavi nell’area Marlane Marzotto di Praia a Mare, ma l’opinione pubblica locale è solo “sfiorata” da questo aggiornamento della vicenda. Nei terreni che circondano lo stabile dell’ormai dismessa area industriale tessile, in questi giorni, sono tornati periti, tecnici specializzati, forze dell’ordine, avvocati e consulenti. E torneranno ancora in quelli a seguire. L’incidente probatorio concesso dal Gip di Paola prevede due perizie derivanti da scavi, carotaggi, prelievi e campionamenti, ma anche una eventuale terza perizia, di tipo medico legale, tossicologica, epidemiologica e statistica. 

 


Terminate le operazioni di questi giorni, si attenderanno i risultati delle analisi sui campionamenti. Poi, la relazione sarà presentata il 30 ottobre, come da data fissata dal giudice. 

Marlane Marzotto, scavi in corso12 ANNI DOPO È ANCORA CACCIA AI “VELENI”

Le analisi peritali sono state disposte dal Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Paola, Maria Grazia Elia (nella foto), sollecitato in tal senso, nei mesi scorsi, dalla Procura della Repubblica, procuratore capo Pierpaolo Bruni e sostituto Valeria Teresa Grieco.
Si punta ad imbastire un “Marlane 2“, dopo che il primo tentativo ha, negli anni scorsi, registrato due gradi di giudizio penale, entrambi conclusisi con assoluzioni degli imputati. (cfr. “”Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante” di Giorgio Langella, una nostra edizione per la collana Vicenza Papers)
Ancora una volta si punta a individuare nei terreni e nello stabile dismesso, “resti” delle sostanze chimiche utilizzate nei processi di lavorazione dei tessuti e che, secondo le accuse, per via dell’assenza di dispositivi di protezione individuali e collettivi, avrebbero provocato l’insorgenza di tumori tra gli operai, mortali in moltissimi casi, almeno 100.
Si cerca nei terreni, per via delle mai accantonate testimonianze di alcuni operai circa l’interramento di scarti da lavorazione. Circostanza questa che nel “Processo Marlane Marzotto” aveva ingenerato l’accusa di disastro ambientale. L’inquinamento dell’area è stato accertato, ma non è stato possibile ricondurlo a precise responsabilità personali tanto che, in questa nuova fase, non è stato preso in considerazione dalla procura.
Si procede, infatti, per i reati di omicidio colposo e lesioni colpose.
Si cercherà, inoltre, tra le mura della fabbrica, nei condotti di aerazione. Insomma, in tutto quel che rimane dell’edificio industriale che già molti anni fa, in una fase immediatamente successiva alla chiusura, era stato svuotato dei macchinari.

Marlane Marzotto, scavi di febbrarioSETTE INDAGATI

Come detto in precedenza, gli indagati sono accusati di omicidio colposo e lesioni. Le loro condotte all’interno della Marlane Marzotto, ipotizzate in larga parte come “omissive” delle necessarie tutele sul lavoro, sarebbero alla base del dramma delle così definite “morti bianche” degli operai.
Ecco chi sono le persone nel mirino della procura paolana, a cominciare dai “veneti” Sivano Storer, 72 anni, amministratore delegato del gruppo Marzotto dal 1997 al 2001, Antonio Favrin, 80 anni, vicepresidente vicario della Confindustria veneta, amministratore delegato della Marzotto Spa dal 2001 al 2004, e Attilio Rausse, 71 anni, responsabile dello stabilimento dal 2003 al al 2004.
Poi i “quadri locali”, ovvero Carlo Lomonaco, 72 anni, caporeparto Tintoria dal 1973 al 1988 e responsabile dello stabilimento dal 2002 al 2003; Vincenzo Benincasa, 73 anni, responsabile dello stabilimento dal 1997 al 2002; Salvatore Cristallino, 70 anni, responsabile del reparto Tintoria dal 1989 al 2003; Ivo Comegna, 67 anni, responsabile del reparto Tintoria dal 1981 al 1986 e del reparto Finissaggio dal 1986 al 2004.

Marlane Marzotto, attività per gli scavi di febbraioLA COSA POCO IMPORTA

A livello locale i risvolti dell’ipotetico Marlane Bis sembra non abbiano destato grande interesse nell’opinione pubblica.
A giudizio del corrispondente è il caso di ricordare come buona parte della “forza” sia stata sottratta al caso con l’accordo concluso tra i responsabili civili (Eni e Marzotto) e la stragrande maggioranza delle parti civili. Un’intesa risarcitoria trovata quasi a sorpresa nel corso del primo grado di giudizio e consistita, appunto, in un risarcimento agli operai ammalati e alle centinaia di congiunti di quelli deceduti.
Alcune decine di migliaia di euro a testa in cambio del ritiro della costituzione parte civile. Inutile dire come quella “mossa” sgonfiò l’ossessiva richiesta di “verità e giustizia per i morti Marlane” inneggiata nelle prime battute del procedimento.
Ora si torna alla carica con la contestazione di 29 nuovi decessi e un centinaio circa di persone offese, con modalità simili a quelle della prima tranche.
Anche questo potrebbe influire sull’apatia con la quale la presenza dei periti a Praia a Mare è stata accolta dagli abitanti del posto.
Cittadini che, a dire il vero, avevano manifestato un interesse leggermente maggiore per il paventato rilancio dell’area a seguito di un accordo stretto dal gruppo Marzotto con l’amministrazione comunale di Praia a Mare e grazie al quale una consistente parte dei terreni e dello stabilimento sono passati all’ente locale in cambio del ritiro (anche in questo caso, ndr) della costituzione di parte civile negli allora attuali procedimenti e in quelli, eventuali, futuri.
Le prime indiscrezioni riferirono di possibili destinazione a strutture e infrastrutture turistiche, ma anche sotto quest’ultimo aspetto, le novità continuano a scarseggiare alimentando il disinteresse di cui parlavamo prima da parte dell’opinione pubblica.