Pfas e bonifica sedime Miteni: a “duro” confronto Massimo Follesa per CoVePa e Giampaolo Bottacin per la regione Veneto

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Sistema di pompaggio e filtraggio dei Pfas in Miteni
Sistema di pompaggio e filtraggio dei Pfas in Miteni
Dopo la manifestazione del 25 febbraio davanti alla Miteni di Trissino si potrebbe dire un’infinità di cose, moltissime delle quali terribili, rispetto alla situazione ambientale raccapricciante che si è creata attorno alla contaminazione da Pfas attribuita alla fabbrica di via Colombara oggi fallita – così inizia Massimo M. Follesa portavoce CoVePA OvestVicentino nella nota che oubblichiamo seguita da quella della regione Veneto a cui fa riferimento*.
Massimo Follesa davanti alla Safond Martini di Montecchio Precalcino
Massimo Follesa davanti alla Safond Martini di Montecchio Precalcino

Si potrebbero dire cose di ogni risma nei confronti dei privati che hanno dato corpo all’inquinamento e alle autorità che hanno vigilato solo il cielo sa come.

Per un’istante però possiamo cimentarci con uno sforzo sovrumano e dare credito a quello che in queste ore l’assessore regionale all’ecologia, il nostro Giampalolo Bottacin, ha spiegato ai quotidiani regionali, per mezzo di una nota diramata dalla giunta regionale (vedi in fondo*), come gli oneri della bonifica, la quale tutt’oggi rimane al palo peraltro, spettino «ad Ici 3».
Ossia al privato che ha rilevato un parte del fallimento della stessa Miteni. Da questo punto di vista palazzo Balbi dice il vero. Il problema però che una affermazione generica da sola vale poco o nulla se non si guarda al percorso e agli sforzi messi in campo negli anni per giungere all’obiettivo dichiarato.
Gianpaolo Bottacin ambiente veneto
Gianpaolo Bottacin

E l’excursus di questi anni ci dice che, al di là delle colpe incommensurabili in capo ai privati, rispetto alle quali il procedimento penale in corso è poca cosa, rispetto al verdetto che sarà emesso dalla storia, gli enti pubblici e di controllo, hanno avuto responsabilità enormi: perché le autorità sarebbero potute intervenire prima, perché sequestri e obblighi alla bonifica da Pfas sarebbero potuti e dovuti essere attuati prima sia sul piano penale sia sul piano amministrativo.

Le leggi ci sono e vanno fatte rispettare. Questa considerazione va fatta soprattutto a beneficio dei dirigenti degli enti pubblici che, troppo spesso, si schermano dietro l’operato della magistratura. Il dirigente di un ente pubblico (non il politico), è pagato fior di quattrini, ed ha il potere, quando è necessario, di intervenire, anche chiudendo le fabbriche, anche obbligando caratterizzazioni e bonifiche, anche se questo espone lo stesso funzionario e l’ente a ricorsi di ogni tipo, fossero anche milionari. È suo dovere: punto.
Questo dovere non viene compiuto ad esempio sulla bonifica dell’area ex Safond e aree contermini, ricade sui candidati alle amministrative del capoluogo berico, inquinamento che potrebbe colpire la risorgiva che alimenta gli acquedotti di Vicenza e Padova.
Questo dovere, nell’affaire Miteni, è evaporato da subito, forse sotto l’effetto della siccità di cui straparla il Presidente della Giunta. Il processo in corso a Vicenza, sul piano storico, lo ha già dimostrato. Per questo motivo, in modo apparentemente paradossale, si può dire che sull’obbligo della bonifica per la Ici 3, Bottacin ha ragione, e quindi torto per logica conseguenza.
Non di tratta solo di un artificio retorico, è per questo che la bonifica del sedime Miteni, ovvero una bonifica degna di questo nome, non solo non è ancora stata studiata, non solo con ogni probabilità non è possibile, ma soprattutto non sarà mai nemmeno messa in cantiere seriamente: con tutto ciò che la cosa comporta in termini di contaminazione ambientale perenne sia per quanto riguarda le filiere agroalimentari sia per quanto concerne la salute delle donne e degli uomini: visto che l’effetto dei Pfas sugli umani, prodotti dalla Miteni o da chicchessia, hanno assunto la categoria di fattore cronico. Un fattore che andrebbe studiato e misurato almeno per prendere alcune contromisure a valle del processo.
Ma una presa di coscienza di questo tipo non piace ai padroni del vapore, perché ogni volta in cui si prende in esame un qualsiasi scandalo ambientale, nel Veneto, in Italia o nel resto del globo, siamo obbligati a confrontarci con l’essenza del modello di sviluppo che abbiamo abbracciato. Che costituisce un dogma che in pochi sono sinceramente disposti a mettere in discussione: per una serie di ragioni infinite, ma che incombono sul futuro dei nostri figli e nipoti che abbiamo il dovere di affrontare adesso senza la paura di ridiscutere il modello economico sociale da anni 50 che ci portiamo dietro come una rara nel Veneto e nel paese.
Arch. Massimo M. Follesa portavoce CoVePA OvestVicentino

*Pfas, la regione Veneto continua l’attività di supporto tecnico e monitoraggio

“Nel territorio comunale di Trissino, i soggetti presenti nel sito interessato dall’inquinamento da PFAS si stanno al momento occupando sia delle operazioni di MISO/caratterizzazione/bonifica sia delle attività di decommissioning degli impianti produttivi. Operazioni che, ormai, sono praticamente concluse. Anche la recente problematica connessa al rinvenimento di liquidi in alcune caditoie e strutture interrate presenti nel sito è stata presa in carico dalla Ditta ICI 3 che sta eseguendo gli interventi necessari nel rispetto delle indicazioni impartite dagli Enti competenti e sotto la supervisione degli stessi”.

Sono considerazioni dell’assessore regionale all’Ambiente, Gianpaolo Bottacin.

“Le diverse strutture della Regione Veneto sono state, sin dai primi momenti di questa vicenda, impegnate nel fronteggiare la criticità – prosegue l’Assessore -. Competenze diverse, ambientali, sanitarie e scientifiche, messe a sistema hanno permesso l’emergere del fenomeno dei PFAS, il cui inquinamento non era precedentemente noto, e di pianificare con gli altri Enti coinvolti le azioni successive. Ora la ditta ICI 3 in qualità di attuale proprietario del sito, si è assunta l’onere di eseguire gli interventi di MISO/bonifica, come disposto dalla legge nazionale. La Regione non può che continuare ad assicurare il supporto tecnico al Comune di Trissino, che ha competenze dirette sull’iter di bonifica, in collaborazione con gli altri Enti competenti, ed in particolare con l’ARPAV, sia nell’ambito delle Conferenze di Servizi sia nell’ambito dell’apposito Comitato tecnico istituito allo scopo, raccordandosi, ove necessario, con il Ministero e gli organi statali competenti”.

ALLEGATO TESTO RIEPILOGATIVO CON LE TAPPE PRINCIPALI DEGLI INTERVENTI