Processo Pfas, anche per l’Istituto superiore di sanità Miteni non poteva non sapere

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processo Pfas
Aula dell'udienza preliminare

“Miteni non poteva non sapere”: una frase che risuona puntualmente nelle udienze del Processo Pfas a Vicenza.

Oggi dinanzi alla Corte d’Assise del Tribunale di Vicenza ha deposto Eugenia Dogliotti, già direttore del dipartimento ambiente e salute dell’Istituto superiore di sanità, nell’ambito del processo che vede imputati 15 manager di Miteni, Icig e Mitsubishi Corporation, accusati a vario titolo di avvelenamento delle acque, disastro ambientale innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari (qui una rassegna di articoli sul tema Pfas pubblicati da ViPiù).

“Dal confronto fra la dottoressa Dogliotti e le altre parti – sostiene l’avvocato Angelo Merlin, che con i colleghi Marco Tonellotto e Vittore d’Acquarone assiste le parti civili Acque del Chiampo, Viacqua, Acquevenete e Acque Veronesi – è emersa una ulteriore conferma: già a partire dagli anni 2000, sotto la spinta della preoccupazione per gli impatti negativi sulla salute e sull’ambiente, la legislazione dei vari Stati e l’industria avevano intrapreso azioni per ridurre il rilascio di Pfas a lunga catena in ambiente.

A influire evidentemente il caso Dupont, che scoppiò negli Stati Uniti all’inizio del nuovo millennio in quanto l’omonima industria si rese responsabile dell’inquinamento della falda, per poi essere condannata a ripulirla e a risarcire le persone danneggiate.

Nonostante fra gli operatori della chimica la vicenda Dupont fosse nota o comunque la relativa notizia fosse di facile reperibilità, a detta anche della dottoressa Dogliotti, Miteni non avrebbe intrapreso alcuna azione volta all’interdizione del rischio ambientale. E, peraltro, avrebbe continuato a produrre sostanze perfuoralchiliche o dato avvio alla produzione di nuove sostanze perfluorurate.

Inoltre, nonostante i monitoraggi ambientali eseguiti da Erm Italia avessero posto in evidenza fino al 2009 il grave inquinamento del sito e della falda sotterranea, le relative risultanze non furono mai comunicate da Miteni agli enti competenti, tra cui le società idriche”, conclude il legale.

Gli imputati del Processo Pfas sono 15 manager di Miteni, Icig e Mitsubishi Corporation, accusati a vario titolo di avvelenamento delle acque, disastro ambientale innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari.

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