Rifondazione: paghiamo l’IMU ma siamo esclusi dal 2×1000. Una palese ingiustizia

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Maurizio Acerbo, Segretario nazionale del partito della rifondazione Comunista meloni francia calderoli salario minimo
Maurizio Acerbo, Segretario nazionale di Rifondazione Comunista
“Per il secondo anno Rifondazione Comunista è stata esclusa dalla possibilità di beneficiare delle risorse del 2×1000 e delle detrazioni sulle sottoscrizioni a favore del partito”.

A dirlo è Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea.

“Si tratta di un colpo durissimo per il nostro partito – prosegue – e di una palese ingiustizia visto che noi veniamo esclusi mentre formazioni che hanno ottenuto assai meno voti di noi, ma sono dentro i due poli principali, non hanno problemi.
Negli ultimi anni eravamo risultati al quarto posto per numero di contribuenti che ci hanno scelto davanti a partiti che godono di una visibilità mediatica enormemente superiore alla nostra. Consideriamo antidemocratica una legge ingiusta che esclude i partiti che non hanno eletto in parlamento, cosa che non accade in altri paesi come la Germania. Segnaliamo che da anni votiamo con leggi incostituzionali che penalizzano le liste che non sono interne ai due poli principali.
Fino a due anni fa eravamo riusciti a ottenere comunque entrambi i benefici, 2×100 e detrazioni fiscali, grazie alla norma che prevede che vi possano accedere anche i partiti che possono contare almeno su una componente nel gruppo misto di una delle due camere.
Purtroppo a escluderci è giunta la determinazione, prima della giunta per il regolamento del Senato e poi del Presidente della Camera Fico, di restringere arbitrariamente il riconoscimento di nuove componenti parlamentari. Grazie a questo orientamento è diventato di fatto inesigibile per noi il diritto che la legge precedentemente ci riconosceva.
La decisione di imporre criteri restrittivi per la costituzione delle componenti che non c’erano al momento dell’approvazione dell’attuale normativa sul finanziamento pubblico imporrebbe di rivedere una legge che discrimina solo chi è fuori dai poli.
La cosa più giusta sarebbe, come in altri paesi, consentire l’accesso al 2×1000 a tutti i partiti presenti nel registro e in regola con gli adempimenti.
Segnaliamo che invece ci tocca pagare ogni anno un’enorme cifra come tassazione IMU per il nostro patrimonio immobiliare di sedi, acquistate grazie alle sottoscrizioni volontarie di militanti e simpatizzanti. L’articolo 49 della Costituzione imporrebbe di esentare le sedi di partito dall’IMU come si fa per le chiese e l’associazionismo. Il parlamento dovrebbe intervenire per superare questa situazione antidemocratica e garantire a tutti i cittadini la possibilità di sostenere il partito per cui simpatizzano”, conclude Maurizio Acerbo.