Sanità Veneta: Il PD all’attacco tra riforma Ipab e medici a gettone

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Dalla promessa riforma Ipab in Veneto al caso dei medici a gettone. I consiglieri del Partito democratico in consiglio regionale fanno sentire la loro voce, commentando entrambe le questioni.

In merito al primo aspetto dicono: “Apprendiamo che il presidente Zaia vorrebbe accelerare con la riforma delle Ipab attesa da vent’anni in Veneto. Siamo all’ennesimo annuncio in questo senso, ma questa volta il bivio è senza appelli: o si procede rapidamente con il provvedimento, come chiediamo da anni, oppure per tante strutture, con l’acqua alla gola per il rincaro delle bollette, si decreterà la chiusura”.

Questa la presa di posizione, alla luce di notizie di stampa, delle consigliere regionali del Partito Democratico e componenti della Commissione Sociosanitaria, Francesca Zottis e Anna Maria Bigon.

“Ulteriori ritardi o rinvii di una riforma in grado di cambiare lo status delle Ipab, attualmente penalizzate sul fronte dei sostegni, sarebbero insopportabili. Vogliamo sapere quali sono le tappe e in quali tempi si concretizzerà l’iter, e nel frattempo, chiediamo si approvi in Aula la mozione presentata nelle scorse settimane per concedere un finanziamento straordinario alle RSA in modo tale da limitare i contraccolpi che già da ora le case di riposo si ritrovano a subire a causa di costi esorbitanti per le spese energetiche. La partita è dunque doppia – concludono Bigon e Zottis – e va risolta immediatamente, a tutela degli ospiti e delle loro famiglie, già costrette a sobbarcarsi spese al limite dell’impossibile per le rette in corso”.

Sull’altro tema sanitario, quello dei medici a gettone, si registra un altro intervento della consigliera Anna Maria Bigon, che parla di “meccanismo dannoso per l’utenza”, quello che prevede l’ingaggio di “professionisti sanitari da cooperative che prestano servizio presso le strutture ospedaliere del Sistema Sanitario Nazionale, con contratti a chiamata. La Giunta regionale ha il dovere di arrestare questa deriva”, aggiunge la Bigon.

“A tal proposito, presenterò un’interrogazione, – prosegue -. Il considerevole utilizzo di queste forme di prestazione lavorativa presso le strutture sanitarie pubbliche è da imputare, ad un turnover rimasto di fatto bloccato per 14 anni, dal 2005 al 2019, con una programmazione non in linea con le reali necessità di personale, (tra il 2015 e il 2020 il numero di specializzati entrati in servizio, 24.752, non hanno sufficientemente sopperito ai pensionamenti che sono stati 37.800).

Non da ultimo, l’aumento esponenziale, verificatosi durante il periodo di pandemia, delle dimissioni volontarie dei medici del SSN e dei pre-pensionamenti.

L’arruolamento dei medici ‘a gettone’, – spiega Bigon – avviene senza alcun controllo. Vengono spesso fatti entrare negli ospedali senza neppure un colloquio conoscitivo e non di rado accade che si tratti di medici in età avanzata costretti a lavorare anche 36 ore ininterrottamente e frastornati dagli spostamenti, con tutte le conseguenze che ne derivano in termini di rischio per la tutela dei pazienti. Un problema che riguarda, ma non solo, luoghi delicatissimi come i Pronto Soccorso.

Si tratta di un sistema che ancora una volta favorisce il privato e danneggia il pubblico, che con questo sistema si ritrova non solo senza garanzie di qualità e sicurezza ma è per giunta costretto a pagare cifre importanti visto che ogni turno è ben remunerato: si va dai 65 ai 90 euro circa l’ora.

Serve una riforma strutturale del SSN che abbia come obiettivo primario l’assunzione, nel più breve tempo possibile, di un congruo numero di medici da inserire in pianta stabile nelle strutture sanitarie pubbliche. Servono regole più stringenti per le cooperative cui viene affidato il reclutamento di medici, in particolare per quanto riguarda i controlli dei relativi curricula e i turni di lavoro. La Regione ha il dovere di agire in questo senso”, conclude Bigon.