Aumenti dei costi dell’energia, a Vicenza la protesta dell’USB: No speculazioni sulla pelle dei lavoratori e delle loro famiglie

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Presidio Usb, Usb Veneto e Usb Vicenza e manifestazioni (foto di archivio) per costi energia
Presidio Usb, Usb Veneto e Usb Vicenza e manifestazioni (foto di archivio)

Gli aumenti dei costi dell’energia destano più di qualche sospetto di speculazione a danno degli utenti finali. Per questo motivo l’Unione sindacali di Base di Vicenza chiama a raccolta i cittadini per una protesta il prossimo mercoledì 12 ottobre 2022, in Contrà Pedemuro San Biagio, di fronte alla sede dell’AIM.

L’invito è a portare con sé le proprie bollette, manifestando sulla stessa falsa riga di altre manifestazioni di contestazione degli aumenti del costo dell’energia, gas e luce, come avvenuto in molte città italiane, Vicenza compresa (ne avevamo parlato qui).

I manifestanti, nelle intenzioni degli animatori di questa protesta, chiederanno il blocco degli aumenti in bolletta, di requisire gli extra profitti, oltre a tariffe sociali per lavoratori e famiglie.

L’attenzione è posta in particolare sulla presunta speculazione sul gas e sull’energia elettrica.

!Il carovita – spiega Luc Thibault dell’Usb Vicenza –  ha raggiunto livelli insostenibili per lavoratori e famiglie. Gli aumenti delle tariffe elettriche, della benzina, dei beni di prima necessità, dei generi alimentari stanno tagliando la capacità di acquisto e riducendo drasticamente la qualità della vita di milioni di persone.

Circa il 25% delle buste paga dei lavoratori è ormai destinato a pagare le bollette della luce e del gas e già oggi si prevedono aumenti che porteranno il costo medio dell’elettricità per famiglia a 1322 euro annui.

Gli aumenti sono dovuti principalmente alla speculazione e al libero mercato che approfittando della guerra fanno crescere a dismisura i propri utili aumentando il valore delle materie energetiche molto al di sopra del loro costo effettivo.

Le aziende che erogano il gas e l’elettricità realizzano profitti iperbolici dopo aver pagato il gas al suo prezzo reale e rivendendolo ai cittadini al prezzo stabilito dalla speculazione.

Più di 40 miliardi di questi extra profitti oggi sono nelle casse delle aziende, quasi tutte a maggioranza azionaria di istituzioni pubbliche, statali e locali. La trasformazione in aziende a regime privato, anche se a maggioranza azionaria pubblica, ha consentito la scomparsa di qualsiasi agevolazione per le famiglie a basso reddito e enormi guadagni per le aziende che non hanno alcun obbligo formale di tutela dei cittadini.

Mentre i prezzi crescono senza alcun freno o controllo da parte dello Stato, i salari e gli stipendi stanno rapidamente calando e ormai non tengono più di fronte all’inflazione che in pochi mesi è passata dal 1% al 9%. Un taglio netto quindi che rende ormai pressoché impossibile arrivare alla fine del mese.

Tutto questo non è colpa del destino, ma di precise scelte economiche che negli anni hanno prodotto questa situazione: privatizzazioni; eliminazione della scala mobile, il meccanismo che mensilmente adeguava salari e stipendi al costo della vita sostituito da un nuovo indice definito dall’Unione Europea, (IPCA), dal cui conteggio sono però escluse proprio le variazioni delle materie energetiche, gas e elettricità; contenimento degli aumenti in busta paga grazie alle politiche di austerità fatte proprie anche da Cgil, Cisl Uil.

Dopo la prima giornata di lotta e di mobilitazione del 3 ottobre, quando migliaia di bollette sono state bruciate in tutta Italia davanti alle aziende del gas e dell’energia e davanti alla Cassa Depositi e Prestiti che, per conto dello Stato, è azionista delle maggiori aziende nazionali come Eni, Italgas, Snam, la USB chiama lavoratori e famiglie ad una nuova giornata di mobilitazione, lotta, scioperi da realizzarsi nei quartieri, nelle fabbriche e negli uffici contro l’aumento delle bollette e del carovita, per difendere i salari e gli stipendi dall’inflazione, perché la loro crisi e le loro guerre noi non le paghiamo”, conclude Thibualt.