Riforma Scuola Bianchi: reclutamento e aggiornamento docenti, Scuola di Alta Formazione nelle mani di soggetti privati

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Riforma della Formazione del ministro Bianchi
Riforma della Formazione del ministro Bianchi

La Riforma PNRR su formazione iniziale e continua e reclutamento degli insegnanti che il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha annunciato il 23 aprile 2022 non è che l’ennesimo tentativo di un governo che deve effettivamente sentire in cuor suo di aver dato il suo definitivo contributo al necessario e radicale cambiamento della scuola, spingendola tra le braccia di un sistema, quello neoliberista, che reclama l’attenzione soprattutto di quei luoghi in cui si mette mano alla formazione e allo sviluppo delle studentesse e degli studenti.

In realtà, sono ormai vent’anni che si cerca di riformare la scuola, a partire dal sistema di reclutamento, di formazione e aggiornamento dei docenti per finire poi sempre a fare i conti con i tagli al personale e con la riduzione del tempo necessario per lo studio.

Tuttavia, poiché le cose avvengono ormai sempre più spesso senza condivisione, senza discussione parlamentare e senza avviare un dialogo con le parti sociali e le associazioni di categoria, dal momento che siamo sempre in una qualche forma di emergenza che necessita di una decretazione d’urgenza, tutte le riforme, presuntamente risolutive, della scuola degli ultimi vent’anni durano al più il tempo di una legislatura. Del resto, purtroppo (e quanto ci costa ammetterlo!), sappiamo bene che in Italia una legislatura che abbia fatto tutto il suo corso non si vede dai tempi del governo Berlusconi II (2001-2006), il più lungo della storia della Repubblica italiana…e non è che anche prima se ne fossero viste poi di così lunghe!

Passa, dunque, oggi come novità nell’art. 2 del decreto in questione (Sistema di formazione iniziale e accesso ai ruoli) il raccordo tra il percorso di formazione iniziale, che si conclude con la prova finale, e l’accesso al concorso bandito annualmente sulla base dei posti vacanti e disponibili nell’organico dell’autonomia.

Noi non dimentichiamo quando un accordo simile tra Scuole di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario di carattere regionale e MIUR avrebbe dovuto gestire sin dal 1999 l’assunzione regolare in ruolo dei docenti sulla base delle disponibilità reali delle cattedre. E, invece, le SSIS non facevano altro che sfornare docenti in sovrannumero al sud, costretti poi a migrare al nord per sperare di ottenere qualche contratto a tempo determinato e alla fine entrare in ruolo.

La verità è che quelle Scuole di Specializzazione biennali rendevano economicamente un bel po’ di soldi alle Università, per cui i numeri di posti disponibili per le abilitazioni erano sempre maggiori rispetto alle cattedre libere. Nell’arco di nove anni, tanto sono durate le SSIS, si è generato un esercito di precari abilitati, molti dei quali, nonostante avessero l’accesso al ruolo, si sono trovati poi a svolgere nuovamente un concorso pubblico nel 2012 per accedere ad un ruolo che, in realtà, spettava loro di diritto.

Tuttavia, la vera novità di questa Riforma prevista da Patrizio Bianchi è l’istituzione di un nuovo ente per la formazione e l’aggiornamento dei docenti. Accanto agli istituti dell’Invalsi e dell’Indire, entrambi bacchettati dalla Corte di Conti per le loro gestioni finanziarie, nasce oggi un altro ente, la Scuola di Alta Formazione.

Non era sufficiente, ci chiediamo, che gli enti già esistenti collaborassero con le Università per organizzare percorsi di formazione iniziale per l’accesso ai ruoli e di aggiornamento per i docenti in servizio? Non era sufficiente lasciare la possibilità di accedere liberamente a corsi di formazione erogati da enti già accreditati presso il MIUR, così come previsto dal CCNL e ribadito già dalla Legge 107/2015, con l’ausilio di strumenti ministeriali già esistenti (piattaforma SOFIA e piattaforma ELISA), anche sulla scorta di rodati sistemi di formazione e aggiornamento in voga tra le professioni sanitarie oppure per l’Ordine dei Giornalisti?

Evidentemente no, perché la novità è, in realtà, all’art. 16-bis, comma 2 del testo: «La Scuola di Alta Formazione si avvale, per lo svolgimento delle sua attività istituzionali, dell’Indire, dell’Invalsi […] e stipula convenzioni con le università, con le istituzioni AFAM e con soggetti pubblici e privati, fornitori di servizi certificati di formazione» con un Presidente nominato dal Consiglio dei ministri su proposta del Ministro dell’Istruzione.

È evidente, dunque, in questo passaggio quello che è il definitivo tracollo della scuola, che passa, a partire dai percorsi di aggiornamento che diventano obbligatori per gli assunti dal 2023/2024, nelle mani di soggetti privati.

È altrettanto evidente, almeno a noi che abbiamo avuto modo di denunciare la deriva neoliberista della scuola in più occasioni, che quello avviato dal Ministro Bianchi oggi nella scuola delle discipline STEAM e nel Liceo TED (Transizione ecologica e digitale) in collaborazione con il Consorzio Elis, capitanato da Banche, Grandi Imprese, Business School e Università private, non è che il tentativo di esercitare, addirittura a monte, una egemonia ideologica da parte di enti privati. L’obiettivo, abbastanza evidente ormai, è quello di colonizzare la scuola pubblica e farne un terreno di conquista e di dirottamento di utili risorse pubbliche, che si disperdono nei mille rivoli delle scatole cinesi della burocrazia, magari poi per affermare che la scuola pubblica non funziona e non ha risorse…meglio passare a quella privata.

L’ideologia dell’efficienza e dell’efficacia del mondo privato, delle Best Practices del taylor-fordismo, dopo aver pervaso il linguaggio, la valutazione e la didattica sin dalla scuola primaria, come sostiene Daniela di Pasquale[1], passando per la scuola secondaria attraverso i PCTO, come abbiamo ampiamente argomentato[2], oggi con Patrizio Bianchi giunge a compimento con la Scuola di Alta Formazione per l’aggiornamento obbligatorio dei docenti.

Così, sempre meno informati (sui reali meccanismi in atto), noi docenti saremo tuttavia formati a dovere per servire il mondo capitalistico del lavoro e non il pensiero libero, democratico, pluralistico e critico.

Di Michele Lucivero e Andrea Petracca.

[1] D. Di Pasquale, Livelli di scuola. La deriva neoliberista della nuova valutazione nella scuola primaria, Aracne, Roma 2022.

[2] M. Lucivero, A. Petracca, Scuola pubblica e società (in)civile. Cronache lapidarie dei tempi pandemici, Aracne, Roma 2022.


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a cura di Michele Lucivero

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