“Le donne e la caduta della città”, l’8 marzo Università Ca’ Foscari alle Gallerie d’Italia e al Museo Naturalistico Archeologico di Vicenza

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Le donne e la caduta della città, Aletheia Venezia
Le donne e la caduta della città, Aletheia Venezia

A Vicenza l’8 marzo si terrà il seminario “Le donne e la caduta della città” a cura dell’Università Ca’ Foscari di Venezia con il Comune di Vicenza e i Musei civici e con le Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari, sede museale di Intesa Sanpaolo.

Il laboratorio di Aletheia dell’Università Ca’ Foscari Venezia, diretto da Alberto Camerotto, porta in città e nelle istituzioni dei musei cittadini le indagini e i risultati della ricerca, in particolare a cura dei giovani studenti, relativa al tema indicato nel titolo dell’evento: l’iniziativa ha preso il via al Museo Archeologico Nazionale di Venezia.

L’8 marzo l’appuntamento sarà alle 10, per tutta la mattinata, alle Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari e al pomeriggio dalle 14.30 al Museo Naturalistico Archeologico: il seminario “Le donne e la caduta della città” proporrà pensieri e paradigmi al femminile nella Giornata internazionale della donna, con un messaggio contro tutte le guerre, antiche e moderne.

Mentre la guerra ritorna in Europa con i suoi effetti spaventosi, per capire quello che avviene da tremila anni il seminario “Le donne e la caduta della città” si rifà ad Omero: l’immagine della città di Troia sotto assedio e in fiamme è il simbolo che attraversa il tempo, la storia, le culture, le lingue. È il segno della fine della civiltà, che serve da monito, buono per pensare, anche oggi. Con l’appuntamento vicentino studenti e professori lasciano le aule universitarie per mettere in campo i pensieri più antichi sulla violenza della guerra.

Alle Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari, in contra’ Santa Corona  25, l’azione inizia con la visita alla collezione di ceramiche attiche e magnogreche e al percorso didattico Argilla. Storie di vasi. Gli oggetti e le immagini dell’arte diventano paradigma per la riflessione e la discussione, un reagente per i pensieri e per le intuizioni scientifiche. Nel Salone di Apollo, tra i fregi dell’Iliade, introduce i lavori l’intervento di Blaz Zabel, studioso dell’Università di Lubiana che ad Harvard si è occupato delle ricerche di Milman Parry sulle tradizioni epiche orali tra Omero e i guslari della Bosnia. Poi si parla di tutte le grandi figure femminili della guerra di Troia, in un intreccio impegnativo con i nostri pensieri di oggi. Carlo Brillante dell’Università di Siena spiega il ruolo drammatico di Elena, che nella fine della città diventa una preda di guerra degli Achei. Tra le giovani del gruppo di ricerca Anna Baldo descrive l’azione di Pentesilea e delle Amazzoni nel vano tentativo di soccorrere i Troiani: sono le donne che combattono per salvare la città, quasi un’ultima speranza. Emily Megan Lowe, studentessa londinese a Ca’ Foscari, farà risuonare la voce di Cassandra, la profetessa inascoltata che inutilmente avverte i Troiani del pericolo.

Nella seconda parte, nel pomeriggio al Museo Naturalistico Archeologico, in contra’ Santa Corona 4, intervengono le parole delle donne contro la guerra. Davanti al grande mosaico di Meleagro, che in Omero è il protagonista della difesa della bella città di Calidone sotto assedio. Ma è la sposa Cleopatra che gli ricorda come nella presa della città sono le donne e i bambini che pagano il prezzo più pesante della violenza (Iliade IX 590-596). Si tratta di analizzare come un sistema di segni vive e agisce nello spazio e nel tempo, tra continuità e variazione. Anche per il nostro presente funziona così. Possiamo riconoscere gli archetipi che ci permettono di comprendere di che cosa siamo fatti. Il tema della caduta della città, secondo le regole epiche, diventa poi parte dell’immaginario della guerra in tutta la storia della cultura europea fino al nostro mondo contemporaneo. Tra Stalingrado, Dresda, Berlino, Hiroshima. Per arrivare ai nostri giorni, tra Sarajevo e Srebrenica. O i segni li troviamo anche nell’attacco alle Twin Towers. E così vale per le stragi e le devastazioni tra la Siria e l’Irak, per le distruzioni delle città e dei luoghi della cultura e della memoria, come Palmira. O per l’umiliazione delle donne nella presa di Kabul, tra la soppressione dei diritti e dei desideri e le decapitazioni. E oggi vediamo quello che accade a Kiev.

Le giovani studiose di Aletheia Ca’ Foscari, Ludovica Consoloni da Venezia, Katia Barbaresco da Pordenone, Chiara Mingotti da Brescia ci spiegano le sofferenze della guerra con gli occhi delle donne di Omero e di Sofocle. “Le donne – imprigionate, violentate, reificate, schiavizzate – sono le narratrici primarie del proprio destino, legato a quello della città e a quello degli eroi che la difendono”.

La loro presenza è costante e ostinata e va a marcare la profonda tragicità di ogni conflitto. Umiliate e schiave per il resto della loro vita. Ma sono anche memoria del dolore, della ferocia, una memoria che non può essere rimossa. E che qualche volta riesce a diventare testimonianza. Anche, in qualche caso, resistenza.

Infine con Valeria Melis (Università di Cagliari) ed Elisabetta Biondini da Siracusa entra in scena Lisistrata, l’eroina che osa dire basta! alla guerra: nel teatro di Aristofane, tre secoli dopo Omero, ha il coraggio di ribellarsi in un formidabile sciopero del sesso che piega le manie belliciste delle grandi potenze di Atene e di Sparta.

A Vicenza l’8 marzo si terrà il seminario “Le donne e la caduta della città” a cura dell’Università Ca’ Foscari di Venezia con il Comune di Vicenza e i Musei civici e con le Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari, sede museale di Intesa Sanpaolo.

Il laboratorio di Aletheia dell’Università Ca’ Foscari Venezia, diretto da Alberto Camerotto, porta in città e nelle istituzioni dei musei cittadini le indagini e i risultati della ricerca, in particolare a cura dei giovani studenti, relativa al tema indicato nel titolo dell’evento: l’iniziativa ha preso il via al Museo Archeologico Nazionale di Venezia.

L’8 marzo l’appuntamento sarà alle 10, per tutta la mattinata, alle Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari e al pomeriggio dalle 14.30 al Museo Naturalistico Archeologico: il seminario “Le donne e la caduta della città” proporrà pensieri e paradigmi al femminile nella Giornata internazionale della donna, con un messaggio contro tutte le guerre, antiche e moderne.

Mentre la guerra ritorna in Europa con i suoi effetti spaventosi, per capire quello che avviene da tremila anni il seminario si rifà ad Omero: l’immagine della città di Troia sotto assedio e in fiamme è il simbolo che attraversa il tempo, la storia, le culture, le lingue. È il segno della fine della civiltà, che serve da monito, buono per pensare, anche oggi. Con l’appuntamento vicentino studenti e professori lasciano le aule universitarie per mettere in campo i pensieri più antichi sulla violenza della guerra.

Alle Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari, in contra’ Santa Corona  25, l’azione inizia con la visita alla collezione di ceramiche attiche e magnogreche e al percorso didattico Argilla. Storie di vasi. Gli oggetti e le immagini dell’arte diventano paradigma per la riflessione e la discussione, un reagente per i pensieri e per le intuizioni scientifiche. Nel Salone di Apollo, tra i fregi dell’Iliade, introduce i lavori l’intervento di Blaz Zabel, studioso dell’Università di Lubiana che ad Harvard si è occupato delle ricerche di Milman Parry sulle tradizioni epiche orali tra Omero e i guslari della Bosnia. Poi si parla di tutte le grandi figure femminili della guerra di Troia, in un intreccio impegnativo con i nostri pensieri di oggi. Carlo Brillante dell’Università di Siena spiega il ruolo drammatico di Elena, che nella fine della città diventa una preda di guerra degli Achei. Tra le giovani del gruppo di ricerca Anna Baldo descrive l’azione di Pentesilea e delle Amazzoni nel vano tentativo di soccorrere i Troiani: sono le donne che combattono per salvare la città, quasi un’ultima speranza. Emily Megan Lowe, studentessa londinese a Ca’ Foscari, farà risuonare la voce di Cassandra, la profetessa inascoltata che inutilmente avverte i Troiani del pericolo.

Nella seconda parte, nel pomeriggio al Museo Naturalistico Archeologico, in contra’ Santa Corona 4, intervengono le parole delle donne contro la guerra. Davanti al grande mosaico di Meleagro, che in Omero è il protagonista della difesa della bella città di Calidone sotto assedio. Ma è la sposa Cleopatra che gli ricorda come nella presa della città sono le donne e i bambini che pagano il prezzo più pesante della violenza (Iliade IX 590-596). Si tratta di analizzare come un sistema di segni vive e agisce nello spazio e nel tempo, tra continuità e variazione. Anche per il nostro presente funziona così. Possiamo riconoscere gli archetipi che ci permettono di comprendere di che cosa siamo fatti. Il tema della caduta della città, secondo le regole epiche, diventa poi parte dell’immaginario della guerra in tutta la storia della cultura europea fino al nostro mondo contemporaneo. Tra Stalingrado, Dresda, Berlino, Hiroshima. Per arrivare ai nostri giorni, tra Sarajevo e Srebrenica. O i segni li troviamo anche nell’attacco alle Twin Towers. E così vale per le stragi e le devastazioni tra la Siria e l’Irak, per le distruzioni delle città e dei luoghi della cultura e della memoria, come Palmira. O per l’umiliazione delle donne nella presa di Kabul, tra la soppressione dei diritti e dei desideri e le decapitazioni. E oggi vediamo quello che accade a Kiev.

Le giovani studiose di Aletheia Ca’ Foscari, Ludovica Consoloni da Venezia, Katia Barbaresco da Pordenone, Chiara Mingotti da Brescia ci spiegano le sofferenze della guerra con gli occhi delle donne di Omero e di Sofocle. “Le donne – imprigionate, violentate, reificate, schiavizzate – sono le narratrici primarie del proprio destino, legato a quello della città e a quello degli eroi che la difendono”.

La loro presenza è costante e ostinata e va a marcare la profonda tragicità di ogni conflitto. Umiliate e schiave per il resto della loro vita. Ma sono anche memoria del dolore, della ferocia, una memoria che non può essere rimossa. E che qualche volta riesce a diventare testimonianza. Anche, in qualche caso, resistenza.

Infine con Valeria Melis (Università di Cagliari) ed Elisabetta Biondini da Siracusa entra in scena Lisistrata, l’eroina che osa dire basta! alla guerra: nel teatro di Aristofane, tre secoli dopo Omero, ha il coraggio di ribellarsi in un formidabile sciopero del sesso che piega le manie belliciste delle grandi potenze di Atene e di Sparta.

Fonte Comune di Vicenza