Morti sul lavoro record in Veneto, Usb: responsabili i padroni e i loro sindacati complici

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E’ una strage silenziosa – scrivono nella nota che pubblichiamo USB e Comitato Voci Operaie F.I.P. Schio – ma uccide ed invalida in modo permanente migliaia di lavoratori ogni anno. Nelle ultime due settimane sono morti sui luoghi di lavoro 32 persone. Dall’inizio dell’anno sono quasi 200 i lavoratori che sono stati ammazzati mentre lavoravano. E di anno in anno aumentano e crescono anche gli incidenti che non vengono denunciati. E peggio di tutto è che questi omicidi legalizzati avvengono nella completa indifferenza del mondo politico e sindacale (nella foto d’archivio una manifestazione per la morte a Schio di Raffaele Sorgato).
Cinismo e indifferenza che, soprattutto in tempo di crisi, avviene anche attraverso il continuo risparmio sui costi necessari per il controllo di quelle poche leggi sulla sicu- rezza, ovvero con la drastica riduzione di mezzi e ispettori incaricati delle loro applicazioni.
Un vero e proprio bollettino di guerra descrive la nostra regione – il Veneto – come la detentrice del record degli incidenti mortali: 22 morti nei primi tre mesi del 2018 su 152 in tutta Italia. Solo negli ultimi giorni una vera e propria carneficina ha colpito duramente i “fortunati” che un posto di lavoro, magari precario, se lo possono permettere.
Alla fine di marzo, secondo l’Osservatorio Indipendente di Bologna, in Italia erano 146 i morti sul lavoro (numero che non contiene i lavoratori vittime della strada e in itinere). Solo negli ultimi tre giorni , oltre alla tragedia di Livorno (Nunzio e Lorenzo maciullati dallo scoppio di una cisterna nel porto cittadino) e Bologna (Carmine folgorato da un pannello elettrico lungo la ferrovia), i lavo- ratori che hanno perso la vita sono stati 11.
Questi sono numeri che dimostrano con evidenza che il capitale sta conducendo una guerra non dichiarata contro la classe salariata, aumentando a dismisura i ritmi, ricattandoci con i licen- ziamenti e il taglio dei salari, risparmiando sulla sicurezza considerata un costo superfluo, precariz- zando sempre più il lavoro, producendo una vera e propria mattanza.
A quelli che, cacciati dalle fabbriche o dai cantieri a causa di una crisi economica che, da dieci anni a questa parte, stenta a ritrovare la strada di una vera ripresa, si vedono costretti ad elemosi- nare una qualsiasi occupazione lavorativa -anche se miseramente remunerata; a quelli che, ultrasessantenni, sono obbligati a portar malta e mattoni lungo ponteggi sbrigativamente montati ad un’altezza di 10/15 metri, rischiano ogni giorno la vita; a quelli che, incapaci di sopportare la prospettiva di un lavoro schiavistico e di una vita senza senso e alternative, preferiscono farla finita, (magari impiccandosi ad un ramo di un vecchio olmo nel parco di Stupinigi vicino Torino, come il povero Ivan che a 50 anni, perché, come aveva lasciato scritto nel foglietto trovatogli in tasca, non veniva pagato e non riusciva a mantenere la sua famiglia); a tutti questi operai senza diritti, sotto- messi alle leggi peggiori del capitalismo, i lavoratori uniti devono rispondere con la lotta radicale per il miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita della classe operaia.
Perché ciò che ci fa più di tutto incazzare è il silenzio dei sindacati di regime (CGIL, CISL, UIL). Sono gli stessi lavoratori nella fabbriche che si chiedono il perchè di questo silenzio, che non riescono a capire cosa aspettano, quelli che dovrebbero essere i “loro rappresentanti”, a dichiarare una mobilitazione generale della classe operaia. I lavoratori si chiedono quanti morti sono necessari affinchè i sindacati si sentano in dovere di organizzare una lotta che dimostri a governo e padroni che gli operai non sono più disposti a guadagnarsi un salario ormai da fame in queste condizioni di schiavitù, soltanto per la cupidigia di maggiori profitti.
Senza aspettare chi ormai da tempo ha rinunciato alla lotta per la difesa degli interessi dei la- voratori, organizziamoci alla base per dare una significativa risposta a chi ci sta uccidendo giorno dopo giorno di lavoro e di fame.
USB e Comitato Voci Operaie F.I.P. Schio