Ipab Vicenza, ricorso del Cub respinto dal Garante per la Privacy, la sindacalista Maria Teresa Turetta: “L’ente di contrà San Pietro non spacci una sua ritirata per una vittoria”

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Maria Teresa Turetta Cub Vicenza Veneto e segretario nazionale pubblico impiego)
Maria Teresa Turetta (Cub Vicenza e segretario nazionale pubblico impiego)

Nota di Maria Teresa Turetta segretaria provinciale CUB Vicenza.

“Il comunicato diramato da Ipab Vicenza arriva all’indomani della nostra segnalazione al sindaco di Vicenza e alla Regione Veneto sul divieto di cumulo di stipendio e pensione per gli incarichi dirigenziali e di governo affidati al dottor Ermanno Angonese attuale presidente del Cda di Ipab, ma soprattutto in qualità di ex dirigente delle Ulss del Veneto con riferimento all’ultimo decennio.

Ci limitiamo a dire che la CUB il 29 aprile 2021 ha utilizzato lo strumento del “reclamo al Garante della Privacy” per tutelare lavoratori che avevano letto il loro nome e cognome in una lettera diramata dalla direzione di Ipab Vicenza, in cui venivano convocati ad una sessione vaccinale anti Sars cov-2 tutti nel medesimo giorno e orario.

Di quella nota abbiamo contestato la pubblicazione della lista dei nomi e cognomi dei dipendenti che non si erano ancora vaccinati e il fatto che la lettera fossa stata resa pubblica anche all’esterno dell’ente, quindi a ditte private che gestiscono i tanti servizi appaltati da Ipab Vicenza, oltre che in tutte le bacheche aziendali e nel portale del dipendente.

A seguito del nostro “reclamo” al Garante della Privacy abbiamo appreso dai lavoratori che la lettera con pubblicati i cento nomi dei dipendenti è stata successivamente rimossa da Ipab Vicenza sia dalle bacheche che dal portale del dipendente. In quel periodo la direzione di Ipab Vicenza ha ricevuto, direttamente dai legali di alcuni lavoratori dipendenti, esplicite diffide per fermare tale prassi organizzativa con pubblicazione di nomi di dipendenti, prassi che di fatto poi non si è più ripetuta.

E’ per tale motivo che il Garante della Privacy, nella nota di risposta, comunica l’esito dell’istruttoria relativa al nostro reclamo con la frase “si invita codesto Ente ad adottare, anche sul piano organizzativo, i necessari accorgimenti al fine di prevenire trattamenti non conformi al quadro normativo in materia di protezione dei dati personale e alle indicazioni fornite dal Garante”.

Tale invito precede la motivazione della conclusione dell’istruttoria con “archiviazione” in quanto si è “tenuto conto delle difficoltà interpretative nella fase della prima applicazione del quadro normativo” .

L’Ipab non è stata sanzionata perché, dopo la nostra denuncia pubblica, ha fatto sparire quegli elenchi pubblici. Ergo, l’ente di contrà San Pietro non spacci una sua ritirata per una vittoria. Proprio grazie al nostro reclamo una situazione incresciosa è stata stroncata sul nascere. Noi non ci facciamo intimorire da questi giochini da terza elementare. Non abbiamo paura e per questo pubblichiamo integralmente il verdetto del Garante. Ora sfidiamo il presidente Ermanno Angonese, la direttrice generale Annalisa Bergozza e il direttore del personale Alessandro Vianello ad un incontro pubblico sulla vicenda. Così ci illustreranno bene il loro pensiero perché il comunicato stampa che hanno diramato oltre ad essere fumoso contiene pure errori di lessico.

Da parte nostra dobbiamo purtroppo constatare che vi è una prassi aziendale da parte di Ipab di Vicenza di denunciare per diffamazione non solo i sindacalisti, come la scrivente, ma anche giornalisti e lavoratori dipendenti. Immaginiamo che tali denunce non siano fatte con soldi dei singoli denuncianti, in quanto privati cittadini, ma con soldi pubblici. Auspichiamo che, chi ha il potere di vigilare sui conti di Ipab Vicenza, lo faccia anche verificando quante spese legali sono state messe a bilancio negli ultimi anni e a quali studi legali esse sono state affidate, in particolare quanti contenziosi sono stati avviati negli ultimi anni contro i lavoratori dipendenti licenziati e successivamente risarciti davanti al Giudice del lavoro. Tutto ciò alla luce del fatto che il risarcimento del danno ai lavoratori licenziati da Ipab è anch’esso pagato con soldi pubblici.

Maria Teresa Turetta segretaria provinciale CUB Vicenza