Suicidio Cloe Bianco: è bufera sull’assessore del Veneto Elena Donazzan

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Cloe Bianco
Cloe Bianco

Dopo il suicidio di Cloe Bianco, l’assessore, tra l’altro, all’Istruzione e alle Pari Opportunità, della Regione Veneto Elena Donazzan è stata investita da una bufera di critiche, provenienti da diversi ambiti, da quello associazionistico a quello politico. Nel mirino alcune sue dichiarazioni, recenti e passate.

Cloe Bianco, all’anagrafe Luca Bianco – lo ricordiamo -, è la professoressa trans che si è tolta la vita lo scorso 11 giugno, dandosi fuoco all’interno del furgone-camper nel quale viveva dopo essere stata allontanata dall’insegnamento. Il veicolo adibito ad abitazione era in sosta nel Bellunese, tra Auronzo di Cadore e Misurina. Dopo aver spento le fiamme i vigili del fuoco intervenuti hanno rinvenuto all’interno il suo corpo carbonizzato. Su un suo blog – si è poi scoperto – aveva scritto un messaggio in cui preannunciava l’intento di farla finita.

Alcuni anni prima, Bianco aveva fatto coming out nella classe di un istituto tecnico del Veneziano nel quale insegnava ed era appena diventata di ruolo. Si era presentata ai suoi studenti in abiti da donna, spiegando loro la sua condizione e la sua scelta, scatenando la reazioni di alcuni genitori.

Reazione, che ha interessato direttamente Elena Donazzan, raggiunta all’epoca dalla lettera di rimostranze di un padre. La politica aveva quindi detto alla stampa: “Chiederò di prendere dei provvedimenti. La sua sfera dell’affettività è un fatto personale. Ma quello che è accaduto è grave. Ci preoccupiamo molto del presepio a scuola per non urtare la sensibilità degli studenti musulmani. E questo allora”?

La storia che ne è seguita si è “arricchita” di demansionamenti, code giuridiche e altro fino all’isolamento alla quale la donna sarebbe stata costretta, poi culminata col gesto estremo.

Venerdì scorso, inoltre, insegnanti, studenti, attivisti gay e attivisti #MeToo hanno tenuto una manifestazione davanti al Ministero dell’Istruzione a Roma chiedendo un’azione per prevenire la discriminazione dei transessuali, riporta RaiNews.

Il movimento Lgbtq+, in particolare, si è scagliato contro il comportamento tenuto all’epoca dei fatti (2015) dall’assessore all’istruzione, Formazione, Lavoro e Pari opportunità della Regione del Veneto, Elena Donazzan, che si difende.

È sconvolgente – ha detto – che il movimento Lgbtq+ stia usando la morte tragica di una persona per fare una polemica politica. Io credo che chi ha lasciato solo il professor Bianco sia proprio il movimento Lgbt, perché a 7 anni di distanza, solo per cercare di trovare la visibilità, per attribuire una responsabilità, senza farsi una domanda sul modo del suo coming out“?

E ancora: “Dire che si è omosessuali è una affermazione, presentarsi in classe, perché questo accadde, con una parrucca bionda, un seno finto, una minigonna ed i tacchi è un’altra cosa. Venne usato allora come bandiera di grande coraggio e oggi viene usato in morte per fare una polemica tutta politica, perché sono di Fratelli d’Italia. Ho definito Cloe Bianco un uomo vestito da donna e cos’è se non questo? Oggi a Milano c’è il sole o la pioggia? Qui c’è il sole e anche se volessi la pioggia il sole splende nel cielo“.

Sabato scorso, a Treviso, è stata organizzata dalle associazioni per i diritti civili e sociali una commemorazione per Cloe Bianco e per chiedere di ritornare a discutere della legge Zan.

Non si tratta di responsabilità individuale – ha detto Marco Zabai della comunità LGBT di Treviso – ma di una responsabilità collettiva. L’assessore regionale Elena Donazzan dovrebbe dimettersi subito per le dichiarazioni aberranti che fece quando Cloe Bianco divenne un’insegnante di ruolo e anche negli scorsi giorni dove non ha avuto nemmeno la pietà di astenersi da dichiarazioni forti di fronte ai tragici eventi che hanno coinvolto la vita di Cloe“.

Dimissioni chieste in precedenza anche dalla Rete degli studenti medi e l’Unione degli universitari.