In Commissione Banche procuratore De Bortoli: “Consoli dominus Veneto Banca”. Zanettin scettico su indagini, altri membri critici con Bankitalia

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Massimo De Bortoli in audizione presso al Commissione di inchiesta sul sistema bancario e finanziario
Massimo De Bortoli in audizione presso al Commissione di inchiesta sul sistema bancario e finanziario

Vincenzo Consoli decideva tutto, e i suoi stretti collaboratori eseguivano. Ma anche tanti segreti e menzogne. Si reggeva in piedi così il sistema collaudato dal dominus di Veneto Banca, ora rinviato a giudizio per aggiotaggio, false comunicazioni e altri reati“: lo ha raccontato il procuratore reggente di Treviso Massimo De Bortoli, audito martedì scorso 26 gennaio sul crac dell’istituto veneto in Commissione Banche. Tra i documenti agli atti della bicamerale – di cui fa parte anche il deputato vicentino Pierantonio Zanettin – c’erano i contributi documentali di Renzo Mazzaro (gruppo Repubblica – Stampa), Marino Smiderle, esperto di economia del Giornale di Vicenza, e Giovanni Coviello, direttore responsabile del nostro VicenzaPiù. (Qui sotto il video dell’audizione)


Secondo la ricostruzione di De Bortoli (criticato da Pierantonio Zanettin, componente vicentino della Commissione, e molto di più dal magistrato Giovanni Schiavon, già presidente proprio del tribunale di Treviso), Consoli – prima amministratore delegato e  direttore generale di Veneto Banca, dal 2017 sottoposta a liquidazione coatta amministrativa – «poteva far licenziare qualsiasi dirigente a lui sgradito ed allontanare amministratori e sindaci. E manipolando i propri sottoposti faceva in modo che ai clienti fossero trasferite false informazioni e non aveva alcun limite». All’oscuro della situazione della banca ci sarebbe stato anche l’ex presidente Trinca, ignaro del vero valore delle azioni, tanto che aveva investito in titoli, anche questa un’affermazione a dir poco criticabile vista la lunga esperienza tecnica e bancaria (anche in parlamento) proprio del dirigente apicale del’istituto di Montebelluna. che tra l’altro si è speso anche recentemente a favore del suo Ad e ha bocciato il comportamento di Carmelo Barbagallo, ex capo della vigilanza di Banca d’Italia, definito come un “disonesto“.

I sopralluoghi di Banca d’Italia del 2009 e 2013, ha proseguito De Bortoli nella sua zoppicante ricostruzione dei fatti, avevano riscontrato già irregolarità. Le azioni valevano troppo, ma il patrimonio della banca troppo poco. Così Bankitalia a fine 2013 aveva chiesto un cambio di governance, poi disatteso. «Il dominus della banca – spiega il procuratore -, con la sua rete di alleanze, riusciva sempre a rimanere a capo dell’istituto». Sarà poi arrestato nell’agosto del 2016, dopo l’ultimo tentativo di aumento del capitale.

Il processo ha poi seguito un percorso tortuoso e non del tutto chiaro, soprattutto all’unico deputato vicentino della commissione Pierantonio Zanettin . «Rispetto ad una prima prospettazione – interviene l’on. Zanettin rivolto a De Bortoli -, la procura da lei retta ha espresso una diversa perizia di Gaetano Parisi, ex ispettore di Bankitalia, che ha ridimensionato le ipotesi della procura di Roma, prosciogliendo tutti gli indagati e dissequestrando i beni di Consoli».

«Fa parte dell’attività giudiziaria – risponde il procuratore -, se non ci sono gli elementi si va al dissequestro». Inoltre vari procedimenti per truffa sono partiti dai risparmiatori in molte procure d’Italia, disseminando il processo tra Roma, Treviso, Potenza e Verbania. «Competenze territoriali – commenta l’on. Tommaso Foti (FdI) -, elementi che giovano alla prescrizione».

Sebbene sia stata tratta in inganno anch’essa, secondo la tesi del procuratore trevigiano, dalle «false comunicazioni» fornite da Veneto Banca durante i controlli, nella bicamerale emergono anche le responsabilità di Banca d’Italia. «Possibile che i controlli vengano sempre a posteriori?» si chiede Andrea De Bertoldi (FdI). «La magistratura avrebbe il dovere di perseguire, se del caso, il Consoli di turno, ma anche di andare a controllare cosa avrebbe dovuto fare Banca d’Italia», aggiunge.

Consoli infatti era sì il capo, ma agiva con un gruppo di dirigenti e amministratori operativi. Le accuse di falsa comunicazione, aggiotaggio e falso in prospetto riguardano il solo Consoli, ma nelle indagini sarebbe emersa anche l’ipotesi di associazione per delinquere, formulata per le truffe ai danni dei risparmiatori, spiega De Bortoli. «Qui ci sono altri indagati – precisa il procuratore -: dirigenti, come il vicedirettore Fagiani, ma anche un’altra decina di persone».

Intanto il procedimento a carico di Consoli è arrivato all’udienza preliminare, e il prossimo 30 gennaio si terrà la prossima. Mentre martedì 2 febbraio non verrà più audita in commissione il procuratore della Repubblica reggente di Vicenza Orietta Canova. che ha chiesto uno spsotamento al 9 marzo per far andare a Roma il nuovo procuratore capo Lino Bruno con i pm del processo, come oggi ha rivelato Luigi Salvadori durante l’udienza del processo BPVi.